Corriere della Sera, 19 aprile 2016
Lo scontro a distanza sui talk show fra Renzi e Mentana
Il Paese reale e il Paese virtuale. Curioso lo scontro a distanza avvenuto fra Enrico Mentana e Matteo Renzi. Nel commentare l’esito del referendum, Renzi ha incolpato i media di essere ripiegati su se stessi: «Una parte della classe dirigente di questo Paese si mostra autoreferenziale: vivono su Twitter e Facebook. Ma l’Italia è molto più grande, fuori dalle telecamere c’è un Paese che chiede concretezza», ha detto il premier durante la conferenza stampa indetta a Palazzo Chigi. E poi un affondo, non del tutto felice: «Per settimane autorevoli ospiti si sono chiusi nei talk show, gli addetti ai lavori hanno preconizzato crolli». Ripiegati come il mitologico uroboros, il serpente che si morde la coda.
Linguisticamente, si tratta di un anello perverso, la bestia che mangia se stessa (anche sui social) perché non ha più nulla di cui nutrirsi. Poteva Mentana lasciargli passare un’osservazione del genere? «Il presidente Renzi – ha ribadito il conduttore durante lo speciale che La7 ha dedicato al referendum – deve smetterla di dare la colpa alla tv e ai talk show. Se non ci fosse la tv a spiegare le ragioni dell’uno, le ragioni dell’altro e anche le sue ragioni noi non sapremmo e non potremmo, come cittadini, decidere cosa fare. Siccome la gran parte degli italiani, a quanto pare, ha deciso di non andare a votare, lo avrà fatto anche vedendo la tv e i talk show, non nonostante la tv. Con tutto il rispetto per il presidente del Consiglio che prima o poi queste cose se le deve mettere in testa. Ha venti anni meno di chi vi parla, quindi ha tutto il tempo per farlo».
La società contemporanea è sottoposta a flussi di dematerializzazione in virtù dei quali muta il concetto tradizionale di realtà. Renzi, poi, è un cultore della disintermediazione, non accetta i corpi intermedi, tra cui la tv, i talk in particolare. E tuttavia, ancora una volta, la verità è solo ciò che sopravvive alla chiacchiera. Da ovunque essa provenga.