Il Messaggero, 19 aprile 2016
I campionati mondiali del pesto a Genova
Alex ha solo 18 anni ed è stato il concorrente più giovane al Campionato Mondiale di Pesto che si è svolto a Genova lo scorso week end. Era arrivato dalla città norvegese di Bergen. Il concorrente più anziano – 64 anni – giocava invece in casa essendo un pensionato genovese. A fare il viaggio più lungo, una cinquantaduenne manager neozelandese, seguita da due giapponesi. Insomma un vero e proprio “Mundialito del basilico” quello che si è appena celebrato – è la sesta edizione – a Palazzo Ducale di Genova e che ha visto trionfare la ligure Alessandra Fasce, 36 anni, cuoca per passione e per lavoro. Ha conquistato la corona di regina mondiale del pesto al mortaio primeggiando tra 100 candidati, tra cui 22 stranieri arrivati anche da Honolulu e Togo.
I FINALISTI
In leggera maggioranza le donne. Tra tutti un’eta media di 48. Eterogenea la composizione sociale dei finalisti: studenti, pensionati, impiegati, manager, architetti, avvocati, artigiani, commercianti, cuochi, giornalisti, fotografi, blogger, liberi professionisti, designer, medici, ricercatori, tecnici informatici, una casalinga, un consulente finanziario, una fioraia, una hostess, un farmacista, una arredatrice, un idraulico, un regista, una insegnante, una traduttrice.
Tifo da stadio durante la competizione, con 3 mila persone che hanno assistito alle performance dei 100 “atleti”. Anzi, 101, perché la gara è stata aperta da Roberta Pinotti, ministro della Difesa, che – con tanto di divisa d’ordinanza addosso, in questo caso grembiule – si è esibita nella preparazione del piatto tipico genovese, salvo precisare che “a casa mia, il vero mago del pesto è mio marito”.
L’UNESCO
Clima da larghe intese attorno a basilico&co perché l’evento segna anche l’avvio delle pratiche per la richiesta all’Unesco di riconoscere il pesto genovese al mortaio come bene immateriale dell’Umanità. «Il pesto – secondo Giovanni Toti, governatore della Liguria – è una delle suggestioni che rendono l’Italia unica ed è uno dei marchi più famosi della cucina italiana nel mondo, fatto di gusto e di buon gusto». «Dopo il sugo al pomodoro – spiega Roberto Panizza, il più noto dei produttori tipici genovesi – il pesto è il condimento più consumato al mondo. È il simbolo di Genova e nella nostra richiesta all’Unesco avremo accanto il Ministero dell’Agricoltura».
LE RICETTE
La ricetta codificata sulla quale si è svolta la competizione, prevedeva l’uso del basilico della riviera ligure, dei pinoli di Pisa, dell’aglio di Vessalico in provincia di Imperia, del parmigiano reggiano, del pecorino sardo, dell’olio extravergine Riviera Ligure e del sale marino siciliano. Ma ormai l’innovazione in cucina non ha salvato neanche il più tradizionale dei sughi genovesi e c’è chi al posto dei pinoli usa le noci. «Nessuno scandalo, abbiamo trovato delle ricette di un secolo fa che indicavano le noci», precisa Panizza. Del resto, antenato del pesto è sicuramente l’agliata (aglio e noci pestate) della Repubblica Marinara.
Piuttosto sono altre le norme inviolabili se si vuole un pesto a regola d’arte: il mortaio deve essere assolutamente di marmo e il pestello in legno; le foglie di basilico vanno asciugate prima di essere pestate e non devono mai impastarsi sul fondo ma sulle pareti; vanno amalgamate lentamente in senso rotatorio. Il colore deve rimanere sempre verde intenso e solo verso la fine vanno aggiunti i pinoli, i formaggi e infine l’olio. Ma attenzione: goccia a goccia.