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 2016  aprile 19 Martedì calendario

I David di Donatello si atteggiano a Oscar. Per fortuna che c’è Cattelan

E abbiamo gli Oscar di casa nostra, o qualcosa di simile: c’è voluto parecchio, come spettacolo televisivo e non solo, ma alla fine le rivoluzioni servono, probabilmente, ma soprattutto bisogna farle, obbligatoriamente, prima o poi. I vecchi David – per i quali ci saranno pure alcuni nostalgici, quelli da profonda serata sulla Rai – vanno in archivio e arriva Sky: con i suoi canali a pagamento ma soprattutto sul canale 8, in chiaro, puntando quindi da subito anche al largo pubblico: soprattutto provando a prendersene una fettina che dovrebbe essere quella più pregiata, allegra, presente, curiosa del cinema tutto e pronta a goderne lo spettacolo. La transizione a Sky, a vederla da fuori, non solo è indolore ma passa come un atto dovuto per quanto ritardato: non depone esattamente a favore della Rai, ovvio. Che nel recente passato nel tentativo di svecchiare a caso quella polverosa sfilata piena di imbarazzi aveva toccato vertici all’ingiù niente male – brutto essere ricordati negli ultimi anni solo per la gag volgare del comico toscano con Sofia Loren.
A Sky hanno preso la sfida con una certa sagacia: sapevano che il mondo intero era pronto a dire che stava per andare in scena una specie di X Factor del cinema e hanno fatto quanto possibile per non darne motivo: per il resto, bastava prendere dagli americani e dalla loro storica capacità di mettere in pista le cerimonie. A ogni passaggio copiato dagli Oscar o dai Golden Globe scattava però una sorta di tenerezza: se quelli bravi fanno in questo modo ci sarà un motivo, e chi siamo noi... Poco di questo sarebbe possibile senza lui, Alessandro Cattelan, un alieno assoluto, emotivamente, di freddezza interna ed empatia verso l’esterno in una miscela che a quell’età nessuno può vantare in Italia: non è per tutti, ma arriva a tantissimi. Parte con la gag dei Jackal alla quale si presta Sorrentino in persona, magari è troppo webbistica ma c’è un senso e poi subito sul palco, nella partenza, con più che irriverente gag su Gian luigi Rondi, battute e modo di porgerle che sono un omaggio agli omologhi Usa. L’impressione è che siano andati a proporgli la conduzione del David della rivoluzione e lui abbia risposto “Perché no?”.
Niente o poco da eccepire, ha quello che adesso si potrebbe definire X-David, in quella che resta una serata televisivamente difficile, soprattutto venendo da quel passato e coi modelli di riferimento d’oltreoceano. E quei premi a ripetizione con rituale che necessiterebbe di interpreti molto più pronti a tutto, vincitori in grado di fare numeri veri e così via: ma in fondo era una prima volta, tutt’altro che perfetta, e il meglio deve ancora venire. Ma soprattutto da qui non si torna più indietro.