
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Rossella Urru è libera, e da ieri sera il suo paese, Samugheo in provincia di Oristano, è in festa. Suonano le campane, al termine di un pomeriggio carico d’ansia. Lo scorso 3 marzo s’era già diffusa una prima volta la notizia che la cooperante italiana era stata liberata, notizia che poi s’era rivelata falsa. Ieri, fin quasi alle otto di sera, non è arrivata la conferma della Farnesina, e così la famiglia, i compaesani, i giornalisti e insomma l’Italia tutta è rimasta col fiato sospeso, senza osare abbandonarsi alla gioia. Ma, poco prima delle 20, il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha detto che la notizia era vera, che i familiari di Rossella erano con lui presso l’unità di crisi e che la giovane sarebbe rientrata al più presto. Il nostro ministero ha mandato laggiù un aereo speciale, e la stessa cosa hanno fatto gli spagnoli, dato che Rossella era stata rapita insieme con Ainhoa Fernandez de Rincon e Enric Gonyalons. Il presidente Napolitano, insieme col presidente Monti, ha seguito minuto per minuto le fasi della liberazione.
• Che cosa ha permesso la liberazione dell’ostaggio? È stato pagato un riscatto?
Le autorità spagnole e italiane dicono di no. Ed è comprensibile. Ai primi di maggio era giunta notizia di una richiesta spropositata: 30 milioni di euro. Altre fonti suggeriscono un numero più credibile: 3 milioni, che è la somma probabilmente versata anche per la liberazione di Maria Sandra Mariani (pure in quel caso le autoritùà negarono). Non si può francamente credere alla versione del rilascio gratuito, ottenuto solo con la liberazione di prigionieri islamisti (stavolta sarebbero tre). Il sequestro di persona, nell’area Mali-Algeria-Burkina Faso, è un’industria che permette di incassare molti soldi. Se si rinunciasse a pagare, i sequestri cesserebbero (com’è accaduto in Iraq dopo la liberazione di Giuliana Sgrena e la morte di Nicola Calipari per mano degli americani). Del resto perché avrebbero dovuto liberare gli ostaggi gratis dopo averli tenuti in custodia per tanti mesi?
• Quando erano stati sequestrati Rossella e i due spagnoli?
Lo scorso 23 ottobre, poco dopo mezzanotte: un attacco portato da gente proveniente dal Mali, arrivata a Tinduf (Algeria) a bordo di fuori strada. La Urru, che ha compiuto trent’anni lo scorso 22 marzo, s’era laureata in Cooperazione internazionale con una tesi sul Saharawi e poi era partita per il Saharawi all’interno di un progetto partecipato dal comune di Ravenna. Obiettivo: aiutare le donne e i bambini di quella terra abbandonata da Dio. Il campo, a Rabuni nella provincia di Tinduf, ospitava 150 mila rifugiati. Intorno si combatteva e si combatte una guerra civile per liberare il Sahara occidentale dal dominio del Marocco. In mezzo ai soldati e alle tragedie della guerra, un andirivieni incessante di terroristi e banditi. E sulle coste, pirati.
• Dove si trova in questo momento la ragazza?
La liberazione è avvenuta grazie al lavoro dei cosiddetti mediatori, gente che conosce bene i bassifondi dell’Africa nera e ha uno status sufficiente per trattare anche con i governi. L’incertezza politica di quelle terre infelici ha permesso lo sviluppo di un mestiere come questo, riconosciuto dalle parti in causa. È pressoché quotidiana la pratica di pigliar prigioniere delle persone per far soldi e aumentare la propria credibilità politica sulla comunità circostante. Se i rapiti fanno parte dei “buoni”, cioè di coloro che si trovano sul posto per ragioni umanitarie, è ancora meglio: non pagando il riscatto, il Paese d’origine dei rapiti dovrà affrontare un imbarazzo maggiore. I mediatori in questione, e con loro Rossella, dovrebbero trovarsi in Burkina Faso. La liberazione vera e propria sarebbe avvenuta nella regione di Gao. Stiamo dando informazioni su cui non è possibile esercitare alcun controllo. Fino a che i giornalsti non potranno parlare con la Urru, sarà impossibile saperne di più.
• Questi ostaggi vengono maltrattati dai loro sequestratori?
La Maria Sandra Mariani, che è rimasta prigioniera dei qaedisti del Maghreb per 441 giorni, appena arrivata in Italia parlò al telefono con i genitori: «È finito un incubo, ora mi sento come in paradiso». Le vittime dei sequestri parlano di solito malvolentieri con i giornalisti e riferiscono solo ai magistrati italiani che aprono un fascicolo sul caso. A meno che non abbiano pretese o ambizioni o retroterra politici, come le due famose Susanne, che si dimenticarono di ringraziare il governo che le aveva liberate (Berlusconi) e si misero a far moine a Veltroni. O la Sgrena, divenuta dopo il sequestro e nonostante la morte di Calipari, una star del “manifesto”. Si crede in ogni caso che gli islamisti, per i dettami stessi della loro religione, non manchino di rispetto alle donne. Il che non esclude che alla fine gli taglino la testa (è successo).
• La politica locale non fa nulla?
Il presidente algerino s’è mosso qualche settimana fa con l’idea di una pacificazione generale con malavitosi, fondamentalisti e umanità varia. L’ìiniziativa è stata giudicata un segno di debolezza. A quanto si capisce, alla liberazione della Urru ha dato un suo contributo il presidente del Burkina Faso.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 19 luglio 2012]