Martino Cavalli, Panorama 19/7/2012, 19 luglio 2012
QUEST’UOMO VUOLE DIMEZZARE LE TARIFFE TELEFONICHE
A volte anche i terremoti possono essere previsti. Per esempio, tutto lascia pensare che dopo l’estate il mondo della telefonia mobile sarà scosso da un sisma con forte magnitudo. Il 20 settembre infatti verranno resi noti i piani della Bip, l’ultima arrivata in un mercato già piuttosto affollato, che promette di fare passare il sonno ai big come Tim e Vodafone. Perché il suo obiettivo è semplicissimo: dimezzare le tariffe e conquistare milioni di clienti in pochissimo tempo. «Puntiamo a 1 milione di abbonati entro l’estate dell’anno prossimo» va giù duro Fabrizio Bona, manager di lungo corso nel settore dei cellulari, che è azionista e amministratore delegato della Bip. «Per poi puntare a 5 milioni nell’arco di quattro anni». Follie di un manager megalomane? Possibile, certo, ma non è affatto detto che sia così. La Bip sarà un operatore virtuale, cioè non avrà una rete propria, con le sue antenne, ma si appoggerà alla 3 Italia, utilizzandone l’infrastruttura in cambio di un canone. Ora, si dirà, poiché in Italia di operatori virtuali ne esistono già 18, e nessuno di questi ha provocato cambiamenti sconvolgenti (3,9 milioni di abbonati, il 4 per cento del mercato), non si vede perché questa volta dovrebbe essere diverso. E invece il caso francese, dove in sei mesi la Free Mobile ha preso più di 3 milioni di clienti, fa pensare che questa volta possa essere diverso.
La Bip è un operatore industriale (non spedisce raccomandate come la Poste Mobile, non vende zucchini come Coop Voce o Carrefour Uno Mobile), con una struttura ridotta all’osso per tenere i costi il più possibile compressi, dato che il segmento nel quale vuole inserirsi è quello low cost. I dipendenti saranno meno di un centinaio, con tutta l’attività informatica affidata all’esterno, a un’azienda tedesca. L’investimento è comunque importante, circa 100 milioni di euro entro il 2014, destinato al sostegno di una rete di 3 mila punti vendita in tutta Italia e a una campagna pubblicitaria che si preannuncia martellante («Ma senza comici o belle ragazze» dice Bona, che pure ha dovuto lasciare la Tim proprio per avere scelto una bellissima, Belen, per un infelice spot). A sostenere l’impegno finanziario c’è in prima fila la famiglia Giacomini di Roma, con il ruolo di azionista di maggioranza. A loro fa capo la One Italia, società specializzata nella realizzazione e gestione di servizi per internet e telefonia, che da tempo offre contenuti alla 3 ma che ha rapporti di business anche con Tim e Vodafone, oltre ad attività nei paesi arabi e nel Sud America.
«Dal punto di vista commerciale possiamo approfittare del fatto che l’Italia ha una situazione molto favorevole, quasi unica in Europa, con 6 mila negozi di telefonia multibrand» spiega Bona. «Ma l’elemento determinante in realtà è stata la Ue, perché la Commissione europea ha fatto forti pressioni sulle authority nazionali per abbassare le tariffe di terminazione (il prezzo pagato da un operatore quando la chiamata partita dal suo abbonato termina sul cellulare di un altro operatore, ndr), aprendoci di fatto la strada a questa operazione».
E perché la 3 dovrebbe cannibalizzare il proprio mercato? «Ma no» risponde Bona «innanzitutto è posizionata in un altro segmento di mercato, che non è esattamente consumer perché ha una spesa media piuttosto alta, e poi avrà un ritorno economico molto rilevante dal fatturato della Bip».
La parola ai consumatori italiani, da settembre. Intanto, appena oltre i confini, dove la Free Mobile ha anticipato l’iniziativa italiana di pochi mesi, il mercato francese è in piena ebollizione, Xavier Niel, imprenditore entrato nella top ten degli uomini più ricchi del paese, il 12 gennaio scorso, lanciando il servizio (che parte da 2 euro al mese per 60 minuti di chiamate e 60 sms, oppure 19,99 con chiamate illimitate su fisso e mobile, anche all’estero), aveva detto ai suoi connazionali che quello sarebbe stato il giorno della «loro liberazione». Dopo sei mesi lo hanno seguito in 3,6 milioni, obbligando i leader di mercato a ribassare le loro tariffe e quindi i margini. Risultato: adesso arrivano i primi licenziamenti e la questione è arrivata fino all’Assemblea nazionale, dove il presidente dell’autorità per le comunicazioni è stato messo sotto accusa. Troppa concorrenza fa bene ai consumatori però fa male ai posti di lavoro, hanno attaccato molti deputati. Succederà anche in Italia? «Tim ha oltre il doppio degli addetti di Vodafone, che a sua volta ne ha quasi il doppio di Wind, sono situazioni antiche, frutto di scelte passate» dice ancora Bona. «Francamente non vedo come potranno darne a noi la colpa».
Intanto, a rendere ancora più difficile la vita dei grandi operatori, le Olimpiadi di Londra segnano l’arrivo in Europa, sempre come Operatore virtuale, della China Telecom. Dopo Londra si sposterà in Francia, dove c’è la più spande comunità cinese del continente (700 mila persone), poi in Germania e in Italia. Ufficialmente ha nel mirino solo i connazionali, ma con i cinesi non si sa mai come va a finire.
Martino Cavalli