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 2012  luglio 19 Giovedì calendario

La Sicilia spende e spande e rischia il crack finanziario. Lo Stato può commissariarla? «Direi proprio di sì - risponde Luca Antonini, docente a Padova, uno dei principali esperti di federalismo fiscale - L’articolo 120 della Costituzione dice chiaramente che in caso di rischio per l’unità economica della Repubblica, lo Stato può assumere provvedimenti e poteri sostitutivi»

La Sicilia spende e spande e rischia il crack finanziario. Lo Stato può commissariarla? «Direi proprio di sì - risponde Luca Antonini, docente a Padova, uno dei principali esperti di federalismo fiscale - L’articolo 120 della Costituzione dice chiaramente che in caso di rischio per l’unità economica della Repubblica, lo Stato può assumere provvedimenti e poteri sostitutivi». Professore, lei dirige la Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale al ministero del Tesoro (Copaff). Secondo i vostri dati nel 2010 la Sicilia ha speso per funzionamento e personale 1,74 miliardi (551 euro a cittadino) contro i 223 milioni della Lombardia (115 euro). Com’è possibile? «Una leggera attenuante c’è: le Regioni a Statuto Speciale hanno competenze aggiuntive che richiedono più personale. Ma sicuramente siamo molto sopra standard accettabili». Ma tutte le Regioni Autonome sono «sprecone»? «Attenzione, Regioni come Friuli, Val d’Aosta, Trentino hanno regionalizzato il personale della scuola, cosa che naturalmente cambia tutto. In Sicilia no, gli insegnanti sono ancora statali». Il rapporto della Commissione dice che negli ultimi dieci anni la spesa delle Regioni è passata da 118 miliardi a 160 nel 2010. Come è stato possibile? «È la spesa sanitaria che è lievitata enormemente: in pratica in dieci anni è raddoppiata. Colpa dell’invecchiamento della popolazione e dello sviluppo di tecnologie avanzate e più costose. Ma anche dei meccanismi che non sono responsabilizzanti per le Regioni. Sarà fondamentale la partita dei costi standard della sanità, a regime nel 2013. Si favorirebbero i processi di ristrutturazioni dei sistemi sanitari, specie al Centro e al Sud, compresa la chiusura dei piccoli ospedali». Lei però propone anche un riassetto del sistema istituzionale in senso federale. «Non è gestibile un sistema federalista senza un Senato federale. Oltre il 60% della spesa è effettuata da Regioni, province e comuni; ma questi enti non hanno un luogo di rappresentanza nel nostro obsoleto sistema di bicameralismo perfetto. Le Regioni da noi spendono, ma non mettono la faccia sulle imposte, come avviene invece nel Bundesrat in Germania». Ma chi verifica, e eventualmente sanziona poi i comportamenti scorretti? «L’autonomia “speciale” è un problema serio. Come Copaff abbiamo cercato di batterci contro un “federalismo contabile” in cui ogni Regione si fa la “sua” legge di contabilità. Ciò impedisce di conoscere e controllare spese ed entrate. Le riforme ci sono state, ma le Regioni “speciali” hanno impugnato le leggi statali che imponevano la trasparenza dei conti. La Sicilia l’ha fatto. Questi sono i risultati».