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 2012  luglio 19 Giovedì calendario

INTERVISTA A FORMIGONI

Roberto Formigoni, 65 anni, governatore della Lombardia da 17,stavolta non indossa una delle camicie floreali che ha reso celebri. Giacca e cravatta, aria stanca, si dondola Sulla sedia della sala conferenze al trentacinquesimo piano del nuovo palazzo della regione, da cui sì domina Milano. Il suo nome è ormai entrato nello scandalo della sanità in Lombardia, che ha portato in carcere due imprenditori, entrambi buoni amici del presidente: Piero Daccò e Antonio Simone. Da successivi interrogatori è emerso che Daccò avrebbe pagato principesche vacanze al governatore e lo avrebbe ospitato più volte su diversi yacht Per alcuni giornali, Formigonì è indagato. Lui nega strenuamente. Al netto della vicenda giudiziaria, media e avversari politici insistono: è stato inopportuno avere rapporti tanto stretti con gente tanto interessata ai denari regionali.

Molti invocano la fine anticipata del suo mandato.
Le indagini su San Raffaele e Fondazione Maugerì vanno avanti da un anno: ne il presidente ne un assessore o un dirigente sono Indagati. La regione è estranea all’inchiesta e neanche un euro pubblico è stato dissipato.
Ma non aveva l’obbligo di vigilare?
Se avessi chiesto al San Raffaele i bilanci, mi avrebbero risposto: “Formigoni, sta a ca’ tua". Ossia: sta’ a casa tua.
Quindi per lei il crac del San Raffaele è stato una sorpresa?
No, le voci correvano. Mai controlli li fa collegi o sindacale: professionisti che, in cambio dì lauti emolumenti, hanno sempre certificato i bilanci – Con quali criteri?
Simone, in una lettera pubblicata dal settimanale cattolico «Tempi», sostiene che il suo arresto sarebbe dettato da «odio politico» e «metodi stalinisti»: «O coinvolgo Formigoni con accuse false o non mi resta che il suicidio» ha scritto.
Sono parole che mi hanno indotto riflessioni amare. Con lui c’è stato un uso pesantissimo della carcerazione preventiva. Una persona da mesi in carcere senza processo è una piaga per la giustizia.
Pure lei si sente assediato?
Niente da obiettare sull’azione della magistratura. Contro di me c’è invece un’aggressione mediatica e politica fortissima.
I giornalisti fanno il loro lavoro, presidente.
Ho sempre detto che La Repubblica scrive il falso» Hanno pubblicato verbali secretati e li hanno falsificati. E l’attacco insistito dei potentati che guidano i media italiani, quelli che hanno già costretto Berlusconi alle dimissioni
Un complotto?
La Lombardia è un esempio dì buongoverno. Però è guidata dal centrodestra, e per di più da un cattolico: per questo io devo essere abbattuto. Non ci sono riusciti con la politica rientrano con l’arma giudiziaria.
Persino la moglie di Simone, Carla Vites, sul "Corriere della sera" l’ha definita "il cagnolino di Daccò».
Non commento. Conosco la situazione.
Perché inizialmente ha nicchiato sulla frequentazione con Daccò?
Vede il mio rapporto con lui e diverso da quello che avevo con Simone. Antonio è certamente uno dei miei amici storici, con cui ho fatto anche tante battaglie politiche: ci siamo conosciuti a vent’anni, nella temperie di CL. Daccò, invece, me l’hanno presentato una quindicina d’anni fa. Parecchio tempo
dopo mi è capitato di essere invitato in barca: e quasi sempre da Simone, socio di Daccò. Qualche volta ho accettato. Gite giornaliere: si partiva la mattina e si tornava la sera. Poi ognuno a casa sua.
Sempre Vites ha aggiunto: «Le figlie di Daccò si vantavano: «Siamo i migliori amici di Formigoni».
Le conosco da quattro anni, e sono un paio di generazioni più giovani di me. Non rinnego nulla. Ma l’amicizia è una cosa differente.
E i tre famosi Capodanni ai Caraibi?
Sono stato con Daccò oltreoceano solo nel 2008 e 2009. Eravamo più dì 15: stavamo in una grande casa comune e ognuno contribuiva con la sua quota.
«La Repubblica» la martella da mesi mutuando lo schema usato con Silvio Berlusconi sul caso Ruby: «Perché non vuole o non è in grado di esibire la distinta bancaria dei rimborsi a Daccò?». Lei però tace.
Non voglio cedere alla deriva gossipara. Non è una domanda che compete ai giornalisti. Che ve ne frega? Le vacanze me le sono sempre pagate: nello specifico Perego ha rimborsato Daccò e io ho rimborsato Perego.
Ha conservato le ricevute?
Lei conserva le ricevute delle vacanze?
Daccò e Simone sono suoi intimi amici. Sapeva del loro lavoro di lobbying? Per il gip hanno fatto uscire dalle casse della Fondazione Maugeri 69 milioni di euro.
Simone ormai lavorava prevalentemente all’estero. E ha detto dì essere stato danneggiato da me, quando ha acquistato insieme con Daccò alcune quote della clinica San Giuseppe. Pensava di avere diritto ad alcune remunerazioni e io ho chiesto ai miei tecnici che mi hanno spiegato i motivi del rifiuto.
Daccò era molto noto nell’ambiente, era pure consulente del San Raffaele: aveva a che fare continuamente con l’assessorato.
Ne ero al corrente, ma con me non ha mai parlalo di lavoro.
Non sarebbe opportuno evitare rapporti stretti con imprenditori a caccia di contributi pubblici?
L’attività della regione è documentata nei particolari: le aziende stesse riconoscono di essere trattate tutte allo stesso modo.
La scorsa estate il suo amico e convivente Alberto Perego, membro del Memores domini, la comunità laicale di cui pure lei fa parte, ha comprato da Daccò una villa in Costa Smeralda. Acquisto a cui lei ha contribuito con un prestito di 1 milione.
Perego, persona, diversa da Formigoni, visti i problemi di salute, viene spinto dai medici a cambiare aria. Cerca in giro, chiede ai conoscenti e viene fuori questa opportunità.
Sapeva che a vendere era un’azienda riferibile a Daccò.
Siì era una società della figlia.
Perego ha pagato la villa 3 milioni: sarebbe un terzo del suo valore reale.
La valutazione di mercato era quella già nel 2009. Poi è scoppiata la crisi immobiliare.
E lei ha dato il suo contributo...
Un milioni, con versamenti bancari fatti alla luce del soie.
Come ha fatto a mettere da parte tanti soldi? Dichiara 100 mila euro netti ranno.
Lavoro da 44 anni: faccia lei i calcoli...
Perego le ha restituito i soldi?
Ha cominciato.
Lei ha mai soggiornato in quella casa?
Slr alcune volte.
Guida la Lombardia da 17 anni. Non crede di essere al potere da troppo tempo, nello stesso posto?
Non sono qui per mia volontà: i lombardi mi hanno votato per quattro volte consecutive a larga maggioranza. Anche in Emilia-Romagna Vasco Errani è al quarto mandato. E Giulio Andreottì fu premier sette volte.
Sarà comunque il suo ultimo mandato?
Sì resto fino al 2015, per completare legislatura e continuare coi il nostro buongoverno. Poi valuterò.
Berlusconì, intanto, è ridisceso in campo.
Mi lasci fare una battuta: egoisticamente ne sono felice, così torneranno a tormentare lui e lasceranno in pace me.
Le piace il ritorno a Forza Italia?
Sarebbe un passo indietro e invece bisogna guardare avanti: ci vogliono fecce e idee nuove. Dobbiamo continuare a sostenere il governo Monti, ma prepararci al ritorno della politica nel 2013. Con programmi all’altezza. Oggi siamo in svantaggio, la sinistra è più forte di noi. Per rovesciare il tavolo si deve riportare al centro del dibattito la questione settentrionale. Chi sta soffrendo dì più la crisi è il Nord: dove non c’è impiego pubblico, le imprese soffrono e l’ipertassazione picchia duro. Bisogna tornare a trazione nordista Altrimenti siamo destinati alla sconfitta, con o senza Berlusconi. L’Italia va governata partendo dalle punte di modernità più avanzate.
Per sfruttare la frantumazione della Lega?
Con loro, in Lombardia, il patto elettorale è ancora solido.
Adesso però vogliono sfilarle la sedia? È una richiesta legittima, che potrà essere esaudita solo nel 2015. A patto di ridiscutere la presidenza dei Piemonte e di Veneto, oggi guidate dal Carroccio.
Lei che farà? Finirà come Fex premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero, che corre mezze maratone in Scozia?
Sono stato un protagonista della Prima repubblìca, Lo sono nella Seconda...
«...e lo sarò anche nella Terza».
Ci sto pensando. Intanto mi batto perché questa fase di transizione diventi costruttiva.
Come andrà sul fronte giudiziario?
Sarà sempre più chiaro che le accuse contro di me sono false. Del resto, sa perché sono ancora qui? Perché non ci hanno creduto. La gente sa che Formigonì è onesto e cristallino. E i sondaggi lo confermano.
Non la preferiscono più morigerato?
La gente mi conosce e sa come sono. Le persone pensano: «Formigoni lavora 14 ore al giorno, ogni tanto è giusto che vada al mare». Oh, i lombardi sono gente concreta. E sono contenti, perché sanno che ogni tanto il loro presidente pianta li Milano, va in Sardegna e dato che non ha una barca sua, accetta qualche invito. «Bravo Formigoni» dicono. Il resto è solo moralismo da intellettuali che si scandalizzano e si mettono a fare la predica dalla loro barca.
Niente pentimenti, quindi?
Niente. Ma è chiaro che in un momento di crisi come questo non rifarei vacanze ai Caraibi.
E i weekend in barca?
Che c’è di male a essere ospitato da un amico che ha una beDa barca e che da me non ha mai ricevuto un vantaggio?
La accusano però di essere affascinato dalla ricchezza.
Qualcuno sperava che a maggio sarei crollato, però i miei consensi sono rimasti sopra quelli della sinistra,
Non ha mai pensato di dimettersi?
Mai. Mai. Mai. Sono tutte palle: è un attacco politico, per questo io non cederò.
I dettami della sua comunità religiosa sono: povertà, castità e obbedienza. Non crede che le sue vacanze siano state contrarie al primo principio dei Memores Domini?
Chi la pensa così non mi ha mai votato: di questi, con rispetto parlando, io me ne folto. (Antonio Rossitto)