Marco Gasperetti, Corriere della Sera 19/7/2012, 19 luglio 2012
C’è una strada magica che unisce la Versilia e l’Ucraina. Un lungo cammino di arte e bellezza. Qui misteriose coincidenze trasformano le vicende umane in storie straordinarie
C’è una strada magica che unisce la Versilia e l’Ucraina. Un lungo cammino di arte e bellezza. Qui misteriose coincidenze trasformano le vicende umane in storie straordinarie. Migliaia di chilometri separano i laghi paludosi della Crimea dalla brezza del Massaciuccoli, eppure il Canto e la Musica si sono intrecciati nei secoli come se i giunchi palustri si fossero trasformate in canne d’organo condivise. È accaduto, all’epoca di Puccini, con Salomea, accade oggi sempre sulle rive del Lago con Oksana.
Salomea è la grande Krusceniski, la prima stella, più luccicante, del firmamento della lirica dell’Europa orientale. Oksana Dyka è la straordinaria interprete pucciniana presente quest’anno al Festival. Entrambe ucraine, nella loro storia artistica il nome di Puccini è qualcosa di più che un genio da interpretare. Quest’anno le due soprano si rincontrano virtualmente in questa Versilia così diversa, un secolo dopo, unite dall’arte del Grande Giacomo e dall’amore incondizionato di una terra. Ma c’è di più in queste storie parallele. Salomea fu così stregata, da Puccini e da Viareggio, da decidere di dichiararla seconda patria.
Succede che una mattina di primavera d’inizio secolo, la Krusceniski cammini sulla Passeggiata, all’incrocio tra viale Carducci e via Flavio Gioia, e veda la «sua casa», balcone con vista sul mare. È folgorata dalla visione, qui si trasferisce e, nelle lettere, scrive entusiasta: «Il mare di Viareggio, quando il maestrale gonfia le onde, mi ricorda i campi di grano della bella Ucraina mossi dal vento».
L’amore tra la bella soprano e la Versilia sarà definitivamente suggellato dall’incontro, folgorante, con Cesare Riccioni, sindaco di Viareggio. Il primo cittadino è stregato dalla bellezza e dalla bravura della cantante: la corteggia appassionatamente per anni. E alla fine, il 10 luglio del 1910, la sposa a Buenos Aires e dopo la luna di miele, torna con lei in Versilia. Ma Salomea ha anche un altro grandissimo amore, artistico stavolta. È quello con Puccini, ricambiato dal maestro con entusiasmo. Non solo perché Giacomo apprezza le doti di quel soprano capace di incantare platee esigenti ma anche e soprattutto per il ricordo di quel «salvataggio» della Madama Butterfly dopo l’incredibile e inaspettato fiasco del 17 febbraio del 1904 alla Scala di Milano. È uno dei momenti peggiori di Puccini, quello che segue ai fischi del tempio della lirica. Si rifugia nella sua villa di Torre del Lago e cambia l’assetto tecnico e soprattutto cerca l’interprete, la vera Cio-Cio-San. È Salomea, già grande interprete di Wagner, che incontra su suggerimento di alcuni amici e le affida il complicato e rischiosissimo compito. La resurrezione della Madama si celebrerà tre mesi dopo al teatro di Brescia con un trionfo memorabile. Puccini commosso abbraccia la Krusceniski, il suo usignolo salvatore.
Salomea vive a Viareggio sino alla morte del marito. Solo allora decide di lasciare l’Italia, nel 1937. Prima, però, generosa com’era, dona al comune di Viareggio la grande biblioteca del marito. Il 15 novembre del 1952 l’usignolo di Puccini muore a Leopoli tra i ricordi. Si racconta che prima di chiudere gli occhi abbia voluto ascoltare le note del coro muto della Butterfly. Forse è solo leggenda, ma a noi piace tanto credere a quest’ultimo gesto d’amore della Madama per Giacomo e la Versilia.
Marco Gasperetti