
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi comincia il processo Ruby, quello nel quale Berlusconi è accusato di aver indotto alla prostituzione una minorenne (Ruby, appunto) e di aver indotto la Questura a rilasciarla con la scusa che era la nipote di Mubarak. Berlusconi non sarà presente, e del resto questo primo appuntamento, ad onta dei 120 giornalisti accreditati da tutto il mondo, sarà poco più che un preliminare in cui si deciderà soprattutto il calendario delle udienze future. È importante intanto sapere che il processo, comunque, parte, nonostante il voto di ieri alla Camera.
• Che cosa è successo ieri alla Camera?
Il Pdl ha chiesto ai deputati di sollevare il cosiddetto “conflitto di attribuzione” con la Procura di Milano. Messa ai voti, la richiesta è passata con 314 sì e 302 no. Polemiche a non finire, naturalmente. Sulla piazza Montecitorio, mentre dentro si votava, qualche centinaio di manifestanti, blindati dietro transenne distanti una cinquantina di metri dall’ingresso, ha gridato slogan del tipo «Silvio Berlusconi deve morire» e srotolato un enorme tricolore, divenuto ormai bandiera della sinistra. Gruppi organizzatori: Popolo Viola, Idv, Rifondazione comunista, Sinistra e Libertà e anche Futuro e Libertà, cioè i finiani, con una loro bandiera. Il Pd ha preferito organizzare una manifestazione sua al Pantheon, che è cominciata alle 18, quando i giochi erano fatti. Stanotte poi il Popolo Viola ha continuato a manifestare per la democrazia in piazza Santi Apostoli.
• Che cos’è il “conflitto di attribuzione”?
Lo dice la parola stessa, “attribuzione”. A chi deve essere attribuito il processo contro Berlusconi per le accuse che gli vengono mosse? Poiché parliamo di un presidente del Consiglio, la maggioranza e il premier affermano che i reati ipotizzati sono di competenza del tribunale dei ministri. La Procura di Milano sostiene invece che Berlusconi, quando ha telefonato alla questura per far liberare Ruby, ha agito come un cittadino qualunque, e non nella veste di primo ministro.
• Andava (eventualmente) a letto con la minorenne Ruby in veste di primo ministro?
No, la discussione riguarda solo il reato di concussione, che essendo più grave attira quello relativo alla prostituzione minorile. In ogni caso, la Camera ha detto di sì, quindi il suo presidente, Gianfranco Fini, nemico del premier, dovrà preparare un ricorso da mandare alla Consulta. Seguirà una procedura molto bizantina, come al solito, nel corso della quale la Corte costituzionale potrebbe anche respingere il ricorso. Oppure decidere che c’è materia per un contenzioso e ascoltare le parti. Dopo di che, arriverebbe la sentenza. Ci vorrà un anno almeno.
• Nel corso del quale, però, il processo andrà avanti.
L’avvocato Ghedini ieri ha detto: «Tanto i giudici di Milano fanno sempre come gli pare». Cioè la maggioranza pensa che il ricorso dovrebbe fermare il processo. Però la legge sembrerebbe autorizzare una sospensione solo quando il conflitto è tra enti pubblici (per esempio lo Stato contro una Regione) e non quando lo scontro è tra due poteri. A Berlusconi resterebbe la carta della improcedibilità, e cioè la Camera che vota l’impossibilità di procedere contro il capo del governo perché egli ha agito nell’interesse supremo del Paese e non può dunque essere sottoposto a un processo ordinario. L’interesse del paese – secondo l’opinione di Pdl e Lega – sarebbe stato tutelato nel momento in cui Berlusconi ha insistito per la liberazione immediata di Ruby, presunta nipote di Mubarak, per evitare un indicente internazionale con l’Egitto. In questa ricostruzione dei fatti, si sostiene che Berlusconi credeva effettivamente a quello che diceva. Tesi del tutto negata dalla Boccassini e dagli altri giudici.
• Ci sono significati politici, nel voto di ieri, che vanno al di là del caso in questione?
La tenuta della maggioranza. Il governo ha avuto 314 voti, cioè non ha raggiunto neanche stavolta il 50% + 1. E per raggiungere questo risultato ha chiamato a votare tutti i ministri e tutti i sottosegretari (tranne lo stesso Berlusconi, assente), un pienone che è evidentemente eccezionale. Quelli del Pdl dicono che mancavano sette dei loro deputati. Tre voti però sono arrivati dai due lib-dem (Tanoni e Melchiorri) e da Aurelio Misiti, dell’Mpa, che non fanno organicamente parte della maggioranza. Per quello che si è visto ieri, quindi, Pdl e Lega godono di 311 voti sicuri, conteggio che ha permesso a Franceschini di sostenere che tra maggioranza e opposizione ci sono solo tre voti di differenza. Bossi ha risposto seccamente a questi calcoli sbandierando il risultato secco di ieri e dichiarando: «Dodici voti di differenza bastano». Verdini ha aggiunto: «La maggioranza cresce e continuerà a crescere». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/4/2011]
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