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 2011  aprile 06 Mercoledì calendario

Garibaldi, Cavour e l’impresa dei Mille

QUANDO GARIBALDI E CAVOUR LITIGAVANO PER FARE L’ITALIA –
Vorrei sapere perché molti lodano Cavour come un uomo che volle a tutti i costi l’unità del Regno mentre, come testimoniano i libri di storia, in verità si oppose alla spedizione garibaldina per poi accettarla con amarezza.
Salvatore Collura, salvatorecollura@hotmail. it
Caro Collura,
Cavour non fu pregiudizialmente ostile alla spedizione di Garibaldi in Sicilia. Quando ordinò all’ammiraglio Carlo Persano di seguire con le sue navi quelle dei Mille, gli dette istruzione di tenerle d’occhio senza interferire nella loro rotta. E quando i Mille giunsero nella rada di Marsala Persano non fece nulla per impedirne lo sbarco. Vi erano di fronte alla città in quei giorni altre quattro navi da guerra: due britanniche e due borboniche. Alcune testimonianze, anche se non facilmente documentabili, sostengono che Persano convinse gli ufficiali borbonici, con promesse segrete, a non intervenire se non tardivamente, quando i Mille erano già sbarcati. Non avrebbe preso questa iniziativa se non fosse stato esplicitamente autorizzato dal suo governo. Il maggior problema di Cavour era un altro. Conosceva la popolarità di Garibaldi ed era deciso a servirsene per i suoi fini. Ma era costretto ad agire con prudenza da almeno due considerazioni. In primo luogo doveva evitare che l’Italia apparisse agli occhi dei governi europei un focolaio di fermenti rivoluzionari e un «cattivo esempio» per gli altri movimenti nazionali. E poteva riuscirci soltanto cercando di convincere il mondo che il Piemonte si sarebbe attenuto alle regole del diritto internazionale e avrebbe agito contro un altro Stato soltanto in casi di estrema necessità. In secondo luogo sapeva che Vittorio Emanuele II, impegnato in una sorta di diplomazia parallela, manteneva contatti con Garibaldi. Temeva che le trame del re intralciassero i suoi piani. Fra Cavour e Garibaldi vi fu, come è noto, un duro scontro, ma accadde in Parlamento il 18 aprile 1861, quando il generale, eletto a Nizza, accusò pubblicamente Cavour di avere venduto la sua patria alla Francia e il governo di avere adottato provvedimenti discriminatori contro i volontari garibaldini. Il duello verbale fu durissimo e Cavour pretese scuse che Garibaldi offrì freddamente a bocca storta e con parole poco convincenti. I due non erano fatti per intendersi. Il primo ministro del Regno di Sardegna era realista, spregiudicato, talvolta cinico. Il generale dava il meglio di sé quando era infiammato da grandi sentimenti e grandi ideali. Nella realtà, tuttavia, ciascuno dei due approfittò del genio dell’altro.