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 2011  aprile 06 Mercoledì calendario

ROMA—

Non è un caso se la maggioranza aumenta di numero alla Camera ad ogni votazione che si preannuncia decisiva, è dal 14 dicembre che lo schema si ripete. E ogni passaggio nelle file del centrodestra è un ulteriore indizio a sostegno della tesi che ci sono ancora parlamentari «coperti» nell’opposizione, pronti a cambiare schieramento al momento opportuno. Una sorta di «gladio berlusconiana» che sarebbe già conquistata alla causa, un plotone di deputati che — secondo il segretario del Pri, Nucara— «da mesi ha stretto accordi ma è stato invitato a restare dov’è fino a nuovo ordine» . Perciò non colpisce il fatto che ieri Verdini rivelasse per tempo l’esito del voto sul conflitto di attribuzione per il «caso Ruby» a Montecitorio: «Vinceremo con uno scarto di dodici deputati» . L’acquisizione «a tappe» di nuove forze da aggregare alla maggioranza è una strategia politica e mediatica che il coordinatore del Pdl ha studiato per il Cavaliere, serve a mostrare un centrodestra capace mese per mese di allagarsi, un magnete in grado di attrarre consensi in Parlamento. In realtà l’operazione Verdini l’ha già conclusa, ed è evidente il suo rammarico per il fatto che sia stato proprio il premier— incapace di tenere un segreto — a disvelarla, annunciando che «alla Camera supereremo quota 330» . Ecco perché di rimpasto per ora non si parla, perché la lista degli adepti alla «gladio berlusconiana» non è completa. Così il Cavaliere può giustificare un altro slittamento dei tempi per il completamento della lista di governo: «Ne riparleremo dopo le Amministrative» , dice per frenare la ressa dietro la sua porta. Intanto incassa un altro voto determinante, e per paradosso l’emergenza clandestini ne agevola il disegno difensivo in Parlamento, perché il caos sull’immigrazione attutisce sulla pubblica opinione l’impatto dello scontro in tema di giustizia. Uno scontro che ieri peraltro alla Camera di fatto non c’è stato: toni bassi in Aula e piazza calma fuori da Montecitorio. Proprio come aveva chiesto Napolitano. E poco importa se nell’opposizione si avvertono dei mugugni, se «così si favorisce sempre Berlusconi» , come sussurrava il capogruppo del Fli Della Vedova dopo il voto sul «caso Ruby» . Il precetto del Colle è stato rispettato, e la maggioranza è intenzionato a seguirlo anche in vista del «processo breve» che contiene l’emendamento sulla «prescrizione breve» . A parte le indicazioni date dal Cavaliere ai suoi, «non voglio altri colpi di testa in Parlamento» , il centrodestra non tenterà di forzare i tempi per l’approvazione della legge alla Camera, anche se il tempo stringe e il provvedimento — per tornare utile al premier sul «caso Mills» — andrebbe approvato al Senato prima di Pasqua. Il ruolino di marcia è stato deciso in accordo con la Lega, che non poteva (né voleva) far cadere il governo sull’immigrazione, e non solo perché deve portare ancora a casa il federalismo fiscale, ma perché nella trattativa con Berlusconi sulle Amministrative ha strappato praticamente quasi tutte le candidature in Emilia Romagna, dove il Carroccio ha avuto un ottimo risultato alle Politiche e intende fare di quella regione «rossa» una nuova terra di conquista. Tutto si tiene, a patto che la maggioranza tenga in questa «settimana di passione» come la definisce Verdini, anche se nessuno dà nulla per scontato nella maggioranza sul «processo breve» : andrà capito infatti cosa promettono quelle nuvole che provengono dal Colle. Perché l’annuncio fatto ieri da Vietti, e cioè che è stato Napolitano a consentire la discussione in seno al Csm sul contestato provvedimento, non potrebbe non preludere buone nuove per il Cavaliere. E se il Colle, dopo l’affondo scontato del parlamentino dei magistrati, si mettesse di traverso rispetto al varo della legge? Ecco qual è la preoccupazione appena sussurrata dagli esponenti di maggioranza in Transatlantico. Quello sarà uno snodo politico decisivo, e per allora dinnanzi a un eventuale «pollice verso» di Napolitano non basterebbe la «gladio berlusconiana» a proteggere il premier. Altrimenti il redde rationem nella maggioranza verrebbe rimandato a maggio, al risultato delle Amministrative. È vero che ai blocchi di partenza il centrodestra è favorito, non fosse altro perché delle undici province che andranno al voto, sette sono rette da giunte di centrosinistra, che fino ad oggi ha governato anche venti dei trenta capoluoghi chiamati alle urne. Insomma, la maggioranza prevede di aumentare il bottino rispetto alle giunte uscenti e di cantare così vittoria. In realtà è Milano il test su cui è concentrata l’attenzione del Cavaliere, è sul capoluogo lombardo che si gioca la sfida e la tenuta del rapporto con la Lega. Per ora Bossi è riuscito a tenere a bada quella pentola a pressione che è il Carroccio. Ma con un passo falso all’ombra della Madonnina nemmeno lui potrebbe garantire il capolista del Pdl a Milano, Berlusconi. Francesco Verderami