
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Nella storia degli immigrati dobbiamo aggiungere oggi il capitolo tragico di un barcone che si rovescia e affonda in alto mare, durante una tempesta. 250 o forse 300 dispersi, che vanno considerati purtroppo come morti.
• Chi erano?
Eritrei e somali, soprattutto. Ma c’era anche gente originaria della Nigeria, del Bangladesh, della Costa d’Avorio, del Ciad, del Darfur. Già il numero di queste nazionalità ci dice che si tratta probabilmente di persone rinchiuse da Gheddafi nei suoi campi di concentramento e che in qualche modo erano riuscite a fuggire dalla prigionia. La provenienza libica è certa non solo perché lo hanno raccontato i superstiti («Siamo partiti da Zuwarah») ma anche per il punto in cui è avvenuto il naufragio: 39 miglia a sud ovest di Lampedusa. Le imbarcazioni che provengono dalla Tunisia passano di norma più a occidente.
• Come è avvenuto la tragedia?
Quelle sono acque maltesi, ma i maltesi, ricevuta la richiesta di soccorso attraverso un telefono satellitare, hanno risposto di non essere in grado di intervenire. È partita allora una motovedetta italiana, che ha avvistato l’imbarcazione alle quattro del mattino. C’era un mare forza 4 e un buio pesto. La barca, come s’è saputo poi, aveva a bordo 300 esseri umani, tra uomini adulti, donne e bambini. Questi poveretti, scorgendo le motovedette, si sono gettati tutti dal lato da cui stavano arrivando i soccorsi. La barca s’è rovesciata ed è affondata. Le operazioni di salvataggio si sono allora svolte in un clima di tregenda: non si vedeva niente neanche con le cellule fotoelettriche, si sentivano solo le grida, sovrastate dall’urlo delle onde alte anche tre metri. Gli italiani sono riusciti a tirar su 48 profughi. Altri tre sono stati salvati dal peschereccio “Cartagine”, mandato sul posto dalla stessa Capitaneria. All’alba, la zona è stata poi sorvolata da un aereo e da un elicottero dei nostri guardacoste. Dall’alto si sono visti una quantità di corpi galleggiare e tra questi – hanno riferito i piloti – molti «corpicini». Interrogati a Lampedusa, un superstite ha detto che a bordo c’erano sette bambini, un altro ha detto che erano tre. Probabilmente erano molti di più. Tra i cinquantuno tratti in salvo, anche una donna incinta di otto mesi, che è stata portata al poliambulatorio dell’isola. Lei e il suo bambino stanno bene.
• Com’è possibile che sia stato commesso un errore così macroscopico? Far perdere l’equilibrio alla barca buttandosi tutti da una parte?
A bordo non c’era nessun marinaio. Il trafficante che ha venduto il viaggio a questi disgraziati, facendosi pagare 400 dollari a testa, ha fornito un gps, lo ha impostato sulla rotta desiderata (74 gradi) e li ha spinti in mare. Il gps è un sistema che tiene la rotta automaticamente, guidato da 24 satelliti. Se il tempo è bello, funziona. Ma in questi giorni, come sappiamo, le condizioni metereologiche hanno reso difficoltoso l’attracco persino alle grandi navi che dovevano trasferire gli immigrati di Lampedusa a Manduria. Figuriamoci quello che può essere successo a una barchetta di 13 metri che è rimasta in balia delle onde per tre giorni e due notti. Mentre scriviamo, ci segnalano mare forza 6 e un maestrale da 30 nodi.
• Il Mediterraneo, in questo momento, non è pieno di navi? Magari sono navi da guerra… Ma mi pare che la legge del mare imponga a qualunque imbarcazione di soccorrere i naufraghi.
Abbiamo già raccontato, nei giorni scorsi, di carrette che sono sgusciate in mezzo alle corazzate, ricevendo dagli equipaggi al massimo un po’ d’acqua potabile. Questo punto – di una zona piena di navi da guerra che ignorano le barche dei disperati – è stato sollevato da padre Moses Zerai, dell’agenzia eritrea Habeshia. «Erano morti evitabili, solo se l’Europa ci avesse dato ascolto prima dell’inizio dei bombardamenti, quando chiedevamo l’evacuazione di emergenza per tutti i profughi dell’Africa subsahariana che erano intrappolati nelle città libiche. Solo l’Italia ha fatto un passo per circa 110 profughi evacuati da Tripoli. Gli altri paesi europei hanno preferito prendere tempo».
• Ci sono stati altri sbarchi a Lampedusa?
I 51 superstiti sono stati ricoverati nell’ex base Loran. Erano tutti in un grave stato ipotermico. Oltre a loro, nella notte sono arrivati a Lampedusa altri 351 immigrati, tra cui 18 donne e 5 bambini. Continuano anche i trasferimenti: sono stati organizzati quattro ponti aerei per i trasferimenti. I nordafricani adulti a Lampedusa sono a questo punto 1.447. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 7/4/2011]
(leggi)