http://it.wikipedia.org/wiki/Lenci_%28azienda%29, 7 aprile 2011
Il 23 aprile 1919 il Sig. Enrico Scavini deposita a Torino il marchio di fabbrica "LUDUS EST NOBIS CONSTANTER INDUSTRIA" (reg
Il 23 aprile 1919 il Sig. Enrico Scavini deposita a Torino il marchio di fabbrica "LUDUS EST NOBIS CONSTANTER INDUSTRIA" (reg. gen. n°17955), il cui acronimo è LENCI, per: giocattoli in genere, mobili, arredi e corredi per bambino. Il marchio consiste in un’impronta che rappresenta una trottola a una certa disanza dalla quale è avvolto elicoidalmente un filo, il tutto compreso nella scritta "LUDUS EST NOBIS CONSTANTER INDUSTIA", disposta secondo un cerchio. Il 12 luglio 1922, sempre il Sig. Enrici Scavini deposita l’acronimo di "LUDUS EST NOBIS CONSTANTER INDUSTRIA", "LENCI" (reg. gen. n°22825) per: giocattoli, bambole, pupazzi,confezioni, articoli di vestiario,decorazioni per vestiti, scialli, cuscini, cappelli,scarpe, pantofole, cinture, articoli di moda e fantasia, tende, mobili in legno doraro, arredamenti per la casa. I coniugi Scavini condurranno la LENCI fino agli anni trenta. La "maison LENCI" era punto di incontro di artisti e fucina di idee. Molti artisti dell’epoca collaborarono con la LENCI per lo sviluppo e la realizzazione di bambole, pupazzi e ceramiche. Le bambole non avevano solamente l’aspetto di bimbi, spesso imbronciati, che indossavano costumi regionali o scimmiottavano il mondo degli adulti, ma seguivano l’attualità con caricature di personaggi in voga o riferimenti a temi d’attualità. Il grande successo, che portò la ditta ad esporre da Zurigo a Parigi, da Roma a Milano, diede il via a numerose imitazioni e la produzione, in tutta Europa, di bambole simili a prezzi minori provocò una crisi culminata nel 1929; per superarla, a partire dal 1927, la Lenci iniziò a produrre ceramiche artistiche, piccole statuine o gruppi, con personaggi e animali. Collaborarono alla realizzazione dei modelli, artisti quali: Sandro Vacchetti, direttore artistico della Lenci dal 1922 al 1934, Lino Berzoini, Giovanni Riva, Giovanni Ronzan, Teonesto Deabate, Giovanni Pietro Spertini, Cläre Burchart, Marcello Dudovich, Gigi Chessa, Mario Pompei, Nillo Beltrami, Mario Sturani, Giulio Da Milano, Giovanni Grande, Ines Grande, Claudia Formica, Luigi Borione, Camillo Ghigo, Giuseppe Porcheddu, Gino Levi-Montalcini, Abele Jacopi. Nel gennaio del 1929, Gio Ponti, sulla Domus, pubblica Adolescenti e Gli sposi di Giovanni Grande. Sempre nello stesso anno Casa Bella pubblica le foto delle ceramiche: La mucca, Susanna, La merenda di Giovanni Grande, Marianna di Elena Scavini, Amor paterno di Sandro Vacchetti, corredate da un lungo redazionale. Le ceramiche ebbero grande successo, pur non riuscendo a risollevare le sorti dell’azienda, che negli anni ’30 superava i seicento dipendenti. Nel 1934 Sandro Vacchetti lascia la Lenci ed apre una propria fornace che prende il nome di Essevi, dalle sue iniziali e produce figure in ceramica quali Balilla, Monello, Buona Pasqua, ed alcuni veri capolavori per ricchezza dei decori, quali Diva, Disordine della giarrettiera e Sfinge moderna, costituendo di fatto una ulteriore concorrenza per la Lenci. Nel 1937 il Cav. Pilade Garella, ragioniere commercialista torinese che aveva affiancato la gestione Scavini fin dalla crisi del 1929, rileva l’azienda insieme al fratello Flavio. Dal 1940 la produzione Lenci proseguì sotto la guida della famiglia Garella e sotto la direzione artistica dell’artista Mario Sturani. Beppe Garella, figlio di Pilade, entra in azienda nel 1942, riapre al mercato USA e diversifica la produzione della manifattura affiancando alla produzione più classica, i personaggi disneyani come Topolino e Paperino e negli anni successivi i personaggi televisivi di Topo Gigio e Calimero. Sturani lavorò per la Lenci fino al 1964 data che segna la fine della prima produzione della ceramica Lenci. La produzione di bambole e pupazzi degli anni sessanta e ’70, invece, proseguì con successo con le nuove bambole Lencirelle, di un tipico design di quegli anni e completamente in panno. Negli anni ottanta nascono le bambole da collezione in serie limitata (499 - 999 - 1999 pz) che perdono l’aspetto di giocattolo e diventano oggetto da collezione, riscuotendo un grande successo negli Stati Uniti. Nel 1992 muore improvvisamente Beppe Garella e la figlia Bibija prende la direzione della ditta, introducendo idee nuove pur nel rispetto della tradizione (collezioni Res Naturae, Futura, Bambine Lenci) e cambiando le modalità di distribuzione del prodotto che, oltre ai negozi specializzati, viene presentato attraverso la televisione americana. Nel 1997 la Lenci Srl ed i suoi marchi vengono venduti da Bibija Garella a due nuove società. Il settore produttivo (macchinari e attrezzature in genere) alla "Bambole Italiane Srl" mentre i marchi ed i brevetti alla WestBay di Madeira (Portogallo). Nel 2002 sarà la sola "Bambole Italiane Srl" a chiedere il fallimento in proprio. Il fallimento di Bambole italiane srl, nulla ha a che vedere con la società proprietaria del marchio Lenci. Il marchio Lenci è tutt’ora attivo nei settori della ceramica, gioielleria e abbigliamento. Oggi le ceramiche Lenci e le bambole Lenci sono oggetti da ricercato collezionismo, ne è prova la recente mostra avvenuta a Palazzo Madama, Torino.