Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 7/4/2011, 7 aprile 2011
ORO E PETROLIO A PREZZI RECORD
L’avvicinarsi dell’appuntamento con la Banca centrale europea, che oggi dovrebbe alzare i tassi di interesse per la prima volta da oltre due anni (si veda il servizio a pagina 13) ha dato nuovo impeto agli acquisti di oro e petrolio, che ieri hanno entrambi aggiornato i record: storico nel caso del metallo – a Londra ha raggiunto un picco di 1.462 dollari l’oncia, trascinando l’argento ai massimi da 31 anni, oltre 39 $/oz – e biennale nel caso del combustibile. Il Brent ha superato 123 $/barile per la prima volta da agosto 2008, chiudendo poi a 122,30 $ (+0,1%), mentre il Wti si è spinto sopra 109 $/bbl.
Normalmente le politiche monetarie restrittive hanno un effetto ribassista sull’oro, perché riducono le attese inflazionistiche. In questo caso, tuttavia, l’attesa per le decisioni della Bce ha inciso sui differenziali euro-dollaro, spingendo la divisa europea ai massimi da oltre un anno. Il lingotto ha risposto anche a questo tipo di sollecitazioni, benché di recente la correlazione inversa con il dollaro si sia manifestata solo in modo intermittente. Oro e argento, intanto, continuano anche a beneficiare del loro status di beni rifugio.
La geopolitica – e in particolare le alterne vicende in Libia – ha un ruolo dominante sui mercati petroliferi. Lo si è visto anche ieri, quando a fine seduta i prezzi del greggio – che avevano ripiegato per effetto di un forte rialzo delle scorte statunitensi (+2 milioni di barili la settimana scorsa) – si sono ripresi dopo l’annuncio da parte dei ribelli che la produzione dei giacimenti libici di Misla e Waha, gli unici collegati al terminal marittimo di Tobruk, si era interrotta a causa dei bombardamenti delle forze di Gheddafi (si veda a pagina 10). Proprio ieri il Consiglio provvisorio era riuscito a esportare il suo primo carico di greggio, a bordo della petroliera Equator, salpata alla volta di Singapore, ma con probabile destinazione finale Cina.
Anche le politiche monetarie non sono comunque estranee alle recenti dinamiche dei prezzi petroliferi. «I banchieri centrali – osserva Olivier Jakob di Petromatrix – sosterranno sempre di non essere in grado di influenzarli. Ma la storia recente ha più volte mostrato che, in un mondo in cui le commodities sono ormai un asset globale, la loro influenza può essere superiore a quella dell’Opec».
«Non c’è molto che possiamo fare per controllare i prezzi», ha ammesso in effetti proprio ieri Mohammed bin Dhaen al-Hamli, ministro del Petrolio degli Emirati arabi uniti. «I mercati hanno scelto di ignorare i fondamentali, per scommettere sul peggiore scenario possibile».