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 2011  aprile 07 Giovedì calendario

IL PROBLEMA DI CRACCO NON È IL CIBO CONGELATO MA LA SUA CUCINA


Quando ho letto il titolo della notizia, «Carlo Cracco indagato per tentata frode in commercio», ho goduto. Non tantissimo perché il vero godimento lo riservo ad altri campi, ma ho goduto. Il cuoco vicentino che dalla morbidezza, dalla dolcezza, dall’allegria veneta non ha preso nulla, l’ambiziosissimo allievo di Gualtiero Marchesi che per scalare i vertici delle classifiche si è andato a sotterrare in un ristorante sotto il livello stradale, il re della cucina milanese, o meglio il reuccio (viste certe camicie aperte sul petto villoso in stile Claudio Villa), finalmente è nudo.
«Scoperta nella cella frigorifera una lunga serie di prodotti sottozero: alcuni congelati dopo essere stati conservati sotto vuoto, alcuni così com’erano, alcuni nello stesso stato in cui sono stati comprati al supermercato».
Perdinci. Ben gli sta. Viva i Nas e abbasso le guide che hanno contribuito a renderlo vieppiù esaltato e odioso con panegirici privi di senso del ridicolo e delle proporzioni.
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Nella Espresso 2011 la sua scheda ridonda di espressioni quali «artista rinascimentale», «genio rigoroso», «creatività assoluta», non si capisce se stanno recensendo Leonardo Da Vinci o Gesù Cristo. Mentre invece è uno dei tanti cuochi ancora decostruzionisti, con ingredienti senza luogo e mille schizzetti nel piatto come fossimo nel 1947 quando Jackson Pollock inventò il dripping, lo sgocciolamento, con la differenza che non si trattava di roba da mangiare bensì di quadri.
Cracco è uno che continua a menare vanto di avere duemila etichette di vino in cantina, una zavorra finanziaria che costringe i suoi poveri sommelier a spingere quando non imporre bottiglie carissime a clienti arrendevoli che al momento del conto svengono (sbagliare è umano ma di episodi imbarazzanti nel ristorante-bunker di via Victor Hugo ne sono accaduti troppi per non sospettare qualcosa di diabolico).
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Poi però mi sono ripreso dall’estasi e ho riletto e mi è venuto in mente qualcos’altro.
Mi è venuto in mente che un rapporto dei Nas velocemente sunteggiato dai giornali non equivale a una sentenza della Corte di Cassazione.
Mi è venuto in mente che alcuni alimenti non solo possono essere congelati, devono esserlo obbligatoriamente (ad esempio pesce spada e tonno che se serviti crudi senza precedente abbattimento della temperatura potrebbero riempirvi la pancia di un vermone molto pericoloso, l’anisakis).
Mi è venuto in mente che da un’ispezione zelante non uscirebbe indenne nessun ristorante di mia conoscenza, per non parlare dei kebabbari e dei locali cinesi che infestano indisturbati le nostre città.
Mi è venuto in mente che in Italia, per chi lavora, ci sono in agguato troppe leggi e troppi linciaggi.

Camillo Langone