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 2011  aprile 07 Giovedì calendario

La defenestrazione di Viareggio si è consumata alle 10.37 di ieri mattina. Sorprendente, atipica, assolutamente difforme da quel «radicale cambiamento» (con sostituzione di giuria e presidente) prospettato dal Comune per il premio letterario fondato nel 1929 sotto un ombrellone del Bagno Barsanti dall’avvocato Leonida Rèpaci

La defenestrazione di Viareggio si è consumata alle 10.37 di ieri mattina. Sorprendente, atipica, assolutamente difforme da quel «radicale cambiamento» (con sostituzione di giuria e presidente) prospettato dal Comune per il premio letterario fondato nel 1929 sotto un ombrellone del Bagno Barsanti dall’avvocato Leonida Rèpaci. A essere cacciato dal Premio per «conclamata inadempienza, mancanza di buona fede e diligenza nell’esecuzione del contratto-statuto» è stato chi voleva rivoluzionarlo: il Comune di Viareggio. A decidere il clamoroso divorzio, dopo 36 anni di collaborazione, è stata dopo due giorni di riflessioni, Rosanna Bettarini, ordinario di Filologia all’Università di Firenze e presidentessa del Viareggio-Rèpaci. Il provvedimento è stato comunicato al sindaco, al presidente del consiglio comunale, al segretario generale e al direttore generale del Comune di Viareggio, con una lettera spedita via mail e via posta ordinaria con una raccomandata con ricevuta di ritorno. Due cartelle, sobrie e taglienti, nelle quali la presidentessa spiega l’impossibilità di proseguire una partnership tra Premio e Comune dopo «il devastante danno d’immagine inflitto al Premio Viareggio e alla credibilità dei suoi legittimi organi rappresentativi, a causa delle iniziative intraprese da codesta Amministrazione in violazione delle norme statutarie del Premio» . La professoressa Bettarini, citando alcune dichiarazioni degli amministratori comunali o dei loro incaricati, scrive inoltre di aver appreso dell’incapacità del Comune di «assolvere al finanziamento del Premio e la conseguente volontà di cederlo a organizzazioni commerciali coperte dall’anonimato, ma non tali da risultare di difficile identificazione» . Con finalità che «sono talmente cupe, che di questi maneggi presidenza, giuria, comitato di gestione del Premio hanno appreso soltanto dalle dichiarazioni frammentarie, allusive, contraddittorie, e talvolta mendaci, contenute in interviste rilasciate alla stampa quotidiana» . Insomma, un comportamento che avrebbe interrotto quel rapporto di fiducia che per trentasei anni aveva assicurato «l’assoluta indipendenza di presidenza e giuria» . La presidentessa non ha escluso eventuali iniziative legali e anche la possibile scelta di un altro luogo. «Viareggio resta la città ideale del Premio, ma dopo quello che è accaduto tutto deve essere ridiscusso» ci ha detto ieri sera. Oggi il problema dovrebbe essere discusso in una riunione della giunta del Comune di Viareggio. Domani se ne discuterà in commissione cultura allargata alla conferenza dei capigruppo. Da segnalare infine una presa di posizione di Sergio Zavoli, presidente della Commissione di vigilanza Rai, molto vicino al Viareggio-Rèpaci: «Privare il Premio delle sue origini sarebbe come sradicare una grande pianta dalla sua terra, strapparne la corteccia. Fa bene la professoressa Bettarini a combattere questa battaglia. È una donna seria, competente e di grande forza interiore»