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 2011  aprile 07 Giovedì calendario

I SOLDI DEI VIP DEI PARIOLI FINITI IN UN TRAFFICO D’ARMI


ROMA - Chissà quanto ci ha sorriso sopra, Gianfranco Lande, nella sua cella di Regina Coeli. Gli avevano già assegnato quel nomignolo ironico, il Madoff del Parioli. E cercavano il suo tesoretto in via Tiburtina, nella vecchia casa di famiglia. Perché ancora nessuno, forse nemmeno gli inquirenti, avevano capito chi fosse davvero questo signore un po’ pienotto ed elegante che aveva raccolto la fiducia di milleduecento benestanti romani. Soprattutto, nessuno aveva capito che i soldi di quella fetta di alta borghesia capitolina erano finiti da tempo in un affare stratosferico, raccontato persino in un file riservato di Wikileaks: l’appalto per l’acquisto di 15 caccia intercettori Eurofighter da parte del governo austriaco. Nell’affare, a quanto pare, il nome di Gianfranco Lande ha una rilevanza che lo stesso file definisce “last but not least”, ultimo in ordine di apparizione, ma non meno importante degli altri attori principali.
Così, mentre in molti salotti romani del Fleming e dei Parioli ancora si trascorrono serate discettando di «come ci siamo fatti buggerare», i segugi della Guardia di Finanza stanno cercando di mettere a fuoco il vero profilo di questo ex manager finanziario che con i soldi della Roma bene è entrato in affari con i più importanti commercianti di armamenti del mondo.
Ma andiamo con ordine. C’è un nome, dal quale bisogna partire: Walter Schoen, tedesco, commerciante di armamenti, titolare di una moltitudine di società, una delle quali ha sede a Londra, in Dover Street 31. Allo stesso indirizzo c’è un’altra società, che si chiama Vector Aerospace LLP, e il general manager di questa è Gianfranco Lande. È la Vector Aerospace, che è la cassaforte occulta della galassia che ruota intorno al Madoff dei Parioli, ad aver versato negli ultimi anni circa 7,6 milioni di euro ad una società di Schoen, la Centroconsult Ltd. E ad aver pagato 1,4 milioni di euro l’anno alla Euro Business Development GMBH di Vienna. E dietro la Euro Business c’era ancora Schoen, a metà con un altro trafficante di armi, Alfred Plattner, a sua volta lobbista della Eads Deutsche. La Eads Deutschland, poi, è la società che ha stipulato il contratto con il governo austriaco per la fornitura di quindici caccia multiruolo Eurofighter, il primo dei quali è stato consegnato nel luglio 2007 e l’ultimo a settembre 2009. Per avere contezza del ruolo di Gianfranco Lande in quell’affare del valore di circa un miliardo di euro, gli investigatori della Finanza hanno consultato gli atti parlamentari del parlamento austriaco, dove più volte il governo ha dovuto rispondere alle interrogazioni dei Verdi sul ruolo della società di Gianfranco Lande nell’affare Eurofighter e, soprattutto, sul ruolo dei due commercianti d’armi Shoen e Plattner.
Secondo le indagini svolte in Austria dal deputato verde Peter Pilz, che ha chiesto conto di queste cifre al governo, solo la società di Lande avrebbe incassato circa 40 milioni di euro per quella che viene definita “consulenza sui controaffari” tra Eads e governo austriaco per la fornitura degli Eurofighter. E adesso, gli inquirenti romani sospettano che per alcuni mesi, fino a quando la Egp romana del Madoff dei Parioli ha dichiarato il suo fallimento, una parte degli interessi che venivano distribuiti agli ultimi clienti che sono riusciti a prendere qualche soldo, provenisse da questo tipo di operazioni e non dalla regolare attività di intermediazione mobiliare. Non solo. Secondo Wikileaks, dietro alla vicenda Eurofighter austriaca, si sarebbe mosso un altro trafficante d’armi di caratura superiore, persino rispetto a Schoen e Plattner. Il suo nome in codice sarebbe “Alì”, al secolo Alfons Graf Mensdorf-Pouilly. La sua rete di società avrebbe maneggiato cifre per 55 miliardi di euro. E avrebbe intrattenuto rapporti anche con Schoen, Plattner e - last but non least - Gianfranco Lande.
È in questo contesto che ieri pomeriggio è cominciato il terzo, drammatico, interrogatorio di Lande nel carcere di Regina Coeli a Roma. Nella tarda serata non era ancora concluso. E le voci filtrate dall’interno hanno raccontato di un atteggiamento radicalmente diverso da parte del Madoff dei Parioli. Il quale, messo davanti ad alcune evidenze investigative, avrebbe avviato una sorta di collaborazione volta a spiegare la vera natura dei suoi affari. Nei primi colloqui con il pm Luca Tescaroli, alla presenza del suo legale, Salvatore Sciullo, si era vantato delle sue capacità di broker finanziario, definendosi un “guru” della finanza. Ieri, messo alle strette, avrebbe comuinciato a raccontare una storia diversa, che parte proprio da quell’indirizzo londinese, al 31 di Dover street, dove in un ufficio senza insegne e senza targa alla porta sono forse custoditi i segreti dell’Eurofighter austriaco.

Massimo Martinelli