Luca Tremolada, Nòva24 7/4/2011, 7 aprile 2011
SAPERI NAVIGABILI - E
alla fine tutto finì con un link. La scelta della Treccani.it di appoggiarsi a Wikipedia ovvero di consentire nelle ricerche di rimandare alle voci dell’enciclopedia online supera una contrapposizione tra carta e web che durava da dieci anni. Precisamente da quando Jimmy Wales ebbe l’idea di una piattaforma della conoscenza partecipativa e plurilingue, di tipo enciclopedico e soprattutto gratuita. Inutile negare che per l’industria delle enciclopedie tradizionali, quelle che producono volumi rilegati e pagano staff di saggi ed accademici per contenuti, la trasformazione di Wikipedia da esperimento di sapere collettivo a sito blockbuster con oltre 17 milioni di articoli e 365 milioni di lettori in 262 lingue è stato il segnale definitivo non solo che il mondo era cambiato ma che il sapere enciclopedico doveva trovare il modo di esprimersi e (guadagnare) con gli strumenti digitali. Tentativi di proporsi in rete in questo ultimo decennio ce ne sono stati: soluzioni premium carta-web, Cd-rom multimediali, offerte in allegato ai giornali, in edicola, in dispense. Ma non hanno dato i risultati sperati, quantomeno in termini di bilancio. Tanto da alimentare un acceso e a volte improbabile dibattito che vedeva la saggezza delle masse incarnata da Wikipedia da una parte e dall’altra i produttori professionali di cultura.
L’operazione della Treccani in qualche modo abbatte questo steccato. Come? Scegliendo la via del gratuito rendendo ricercabili oltre 150mila lemmi dell’enciclopedia online, 127mila voci del Vocabolario e 25mila biografie contenute nel dizionario biografico degli italiani. Dove non arriva linka Wikipedia, i siti ufficiali e una rassegna stampa di quasi cento fonti tra riviste scientifiche e culturali. «La vera novità – spiega Andrea Santagata, ceo di Banzai e partner tecnologico del portale Treccani – è l’aver introdotto un motore di ricerca basato su tecnologie semantiche e di data mining». L’algoritmo del motore di Liquida organizza il sapere in modo da offrire degli approfondimenti. Così come nel caso di ricerche con argomenti più generali (filosofia, storia, eccetera) offre dei filtri intelligenti in modo da proporre spunti di approfondimento. «L’idea forte – prosegue Santagata – è quella di guardare all’enciclopedia come a un continuum di percorsi di navigazione, prendendo così le distanza dagli indici tradizionali». Ma soprattutto è di riposizionare un marchio e un tipo di sapere in un medium e su una fascia di pubblico un po’ indifferente al fascino della tomo cartaceo.
«Chi come noi di mestiere fa l’editore – spiega Oliviero Ponte di Pino, direttore editoriale di Garzanti Libri – non può offrire gratuitamente i suoi contenuti. Detto questo Wikipedia è fantastico ma noi siamo e restiamo diversi. Proprio per questo occorre sperimentare». Garzanti ha appena lanciano una applicazione per iPad per creare time line personalizzabili. L’utente può scegliere tra 1.300 eventi e 14mila personaggi che coprono un arco cronologico di oltre 5mila anni. L’app che costa 5 euro circa ha raggiunto un record di 4.300 download in una settimana. Segno che agli utenti interessa "giocare" con i dati, le date e le informazioni. Il valore dell’applicazione è infatti nell’interattività e quindi nella libertà concessa all’utente di visualizzare le informazioni. Libertà che per un editore comporta digitalizzare e mettere a i propri database a disposizione di chi pensa in chiave di infografica e sviluppa applicazione e tool informatici. Produrre queste strumenti interattivi infatti costa. «Diverse decine di migliaia di euro – spiega il direttore di Garzanti –. Il problema però è la piattaforma. Per ora la nostra app gira su Apple. Per consegnarla su altri device occorre spendere altri soldi in sviluppo software. E questo rappresenta un vincolo». Presentato nei giorni scorsi Encyclomedia, il progetto multimediale ideato e diretto da Umberto Eco e realizzato da Encyclomedia Publishers dà l’impressione di voler superare l’impostazione classica dell’enciclopedia ordinata per personaggi e indici di ricerca sfruttando tutti quegli strumenti che possono servire all’insegnante per costruire relazioni tra personaggi ed epoche storiche. L’opera a cui accede su internet è riservata appunto al mondo della scuola e viene offerta con un sistema di licenze. L’ambizione è quella dell’ipertesto evoluto. Effettivamente il sapere è organizzato in modo diverso, ancorato a una rete che facilita il compito dell’algoritmo di ricerca. In definitiva i risultati e i percorsi sono più interessanti e meno scontati. Affidarsi a un motore semantico o comunque a strumenti che organizzano le informazioni e definiscono gerarchie nelle risposte alle interrogazioni pone anche un tema di "trasparenza" dell’algoritmo, di teoria e (critica) del design del software. E non è un paradosso se a sollevare questa riflessione contribuiranno proprio le care "vecchie" enciclopedie.