Rob Cox, La Stampa 6/4/2011, 6 aprile 2011
GOOGLE NON RIESCE PIU’ A FARE SHOPPING. LA COLPA È DELL’ANTITRUST
Non molto tempo fa, per le startup tecnologiche emergenti vendere a Google rappresentava una delle migliori alternative a un’offerta pubblica iniziale. YouTube lo ha fatto. Anche AdMob - assieme ad altre 70 società circa dal 2005 alla fine di febbraio dell’anno scorso. Ma la macchina delle fusioni e acquisizioni (M&A) di Google sembra essersi bloccata. L’enorme motore di ricerca non ha perso il suo desiderio di espandersi. A quanto sembra, lunedì stava cercando di comprare i brevetti dalla società fallita Nortel Networks, ad esempio. Non gli manca neppure il denaro. Google dispone di 45 miliardi di dollari di liquidità che generano rendimenti miseri e che aspettano solo di sfruttare buone idee, tecnologie emergenti e talenti in erba. E quest’anno dovrebbe generare circa 10 miliardi di dollari in più di flusso di cassa disponibile. Il problema è il limbo dell’Antitrust. Il dominio di Google nel mercato della pubblicità nei motori di ricerca preoccupa tutti. E non solo concorrenti come Microsoft. Le autorità di regolamentazione, e perfino alcuni clienti, hanno espresso il timore che Google possa avere troppo potere di mercato.
Per ironia della sorte, tutto ciò rende meno conveniente vendere a Google. La società ha annunciato solo 200 milioni di dollari di acquisizioni nel 2011, la somma più modesta dal periodo di panico del 2008. Inoltre, il suo unico notevole accordo dell’anno scorso - l’acquisto di Ita Software per 700 milioni di dollari- deve essere ancora concluso dopo nove mesi e una revisione da parte del Dipartimento di Giustizia. L’acquisizione di Ita ha mandato un avvertimento alle comunità di capitale di rischio e alle startup. I brevetti potrebbero ancora essere disponibili. Ma nessun imprenditore dinamico vuole rimanere impantanato come Ita dopo l’accordo di vendita dello scorso 1˚ luglio. Un’autorizzazione strappata non mette in ansia solo il management e il personale. Anche i clienti e i partner si domandano quali concessioni potrebbero essere estorte dalle Commissioni di vigilanza. Quanto più a lungo si indugia, tanto peggio può essere.