
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il nostro collega Daniele Mastrogiacomo...
• Chi, il giornalista di «Repubblica» che fu sequestrato dai talebani?
Proprio lui. Beh, se n’è andato dal giornale e dall’Italia e s’è trasferito in Brasile. Pensa te. Non ci avevo fatto troppi ragionamenti su (a parte il fatto che sarà difficile incontrarsi in futuro) fino a che ieri non sono arrivati i numeri relativi agli italiani che vanno a vivere all’estero, spesso con l’intenzione di rimanerci. 107.529 nell’ultimo anno, e una delle mete preferite è proprio il Brasile. Ma per il resto Mastrogiacomo, che ha 62 anni, non fa testo, perché quelli che se ne vanno sono soprattutto giovani, tra i 18 e i 32 anni, gente che, mi immagino, scappa addirittura, e non c’è troppo bisogno di chiedersi perché. La lista delle lamentele relativamente all’Italia è molto lunga, ma possiamo riassumere questo quaderno di doglianze in una sola espressione: il nostro è un Paese profondamente ingiusto, e coloro che devono costruirsi il loro futuro lo capiscono assai presto. Conta poco il saper fare bene le cose, cioè il merito, e contano molto invece le amicizie, le raccomandazioni, lo stare dalla parte giusta (ci capiamo), la capacità di adattarsi ai compromessi, di sapersi muovere nel labirinto del sistema. Abbiamo raccontato pochi giorni fa il caso di una nostra grande scienziata, Ilaria Capua, che ha preferito abbandonare la comoda poltrona di senatore per andarsene in California, in quel caso per colpa di una magistratura inqualificabile e che non trova mai la via per chiedere scusa. Ma in generale non è solo la magistratura, è tutto quanto che suona poco raccomandabile per chi è all’inizio della sua vita.
• Quali sono i numeri di questa inattesa migrazione?
I dati provengono dal rapporto Italiani nel mondo 2016 redatto dalla Fondazione Migrantes. Nella premessa al rapporto, la Fondazione scrive: «Il grave problema dell’Italia di oggi è proprio l’incapacità di evitare il depauperamento dei giovani e più preparati a favore di altri Paesi». Il numero dei connazionali residenti all’estero era, al 31 dicembre 2015, di 4.811.163 persone. La metà di questi ha meno di 49 anni, un terzo sta sotto i 32. È un fenomeno antico? No, è nuovo: in dieci anni la mobilità italiana è aumentata del 54,9%, e la tendenza è all’aumento. L’anno 2015 certifica un flusso di nostri connazionali che migrano superiore del 3,7% al flusso del 2014. Il saldo tra chi parte e chi rientra, un tempo in equilibrio, è adesso negativo. La gente va via e preferibilmente non torna più.
• Quali sono i Paesi dove i nostri traslocano di preferenza?
Al primo posto c’è la Germania. Poi: Svizzera, Francia, Brasile, Belgio, Argentina, Gran Bretagna. Il referendum in Canton Ticino, che ha prodotto un “no” agli italiani, farà scendere le preferenze per la Svizzera? E l’idea dell’altro giorno della ministra inglese Amber Rudd di fare l’anagrafe degli immigrati in modo da procurarsi lo strumento per farli fuori a favore degli indigeni è, insieme alla Brexit, un elemento scoraggiante per chi vuole trasferirsi a Londra (oggi nella capitale del Regno Unito vivono 600 mila italiani)? Ma niente, si direbbe, sembra in grado di fermare la fuga. Se non il fatto che il nostro Paese dovrebbe cambiare, e nel profondo, e smetterla di essere luogo privilegiato di mafie e corruzione.
• Lei dice così perché è un vecchio barbogio, lodatore del tempo passato.
La cosa ha un impatto demografico importante, perché si somma alla scarsa natalità, all’invecchiamento e al calo della popolazione. Quelli che partono sono in genere i migliori, i più intraprendenti, quelli che hanno più desiderio di costruire qualcosa. Le cito il grande demografo Massimo Livi Bacci, in un articolo recentissimo. «Alla metà del secolo, secondo le previsioni più recenti delle Nazioni Unite, e ipotizzando una ripresa della riproduttività dell’ordine del 15% rispetto ai livelli attuali, un ulteriore aumento di cinque anni della longevità e un’immigrazione netta di circa 100 mila unità all’anno, la popolazione italiana si ridurrebbe di oltre 3 milioni, poco più di un ventesimo. Non molto si dirà: sennonché questa modesta diminuzione è la risultante della diminuzione di un decimo per i giovanissimi sotto i 15 anni, di un quarto degli adulti in età di lavoro, e dell’aumento della metà degli anziani ultrasessantacinquenni. Senza immigrazione, invece, ma con le stesse ipotesi di natalità e mortalità, il declino tra il 2015 e il 2050 sarebbe pari a 8 milioni». Livi Bacci, in questa profezia, non tiene conto di quelli che scappano, i centomila all’anno che tendono ad essere sempre di più.
• Ma quelli che arrivano non potrebbero equilibrare quelli che partono?
Parte gente preparata e arriva soprattutto gente impreparata. E poi, guardi, il rapporto mette in luce un fenomeno incredibile: quello dei migranti dal Terzo mondo che hanno ottenuto, dopo anni e anni, la cittadinanza italiana e adesso, benché diventati italiani, stanno partendo per qualche altro posto. La meta preferita di questi, soprattutto bengalesi, è ancora una volta la Gran Bretagna.
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