La Stampa, 7 ottobre 2016
La gaffe di quelli del ricorso contro il quesito del referendum
Una tegola si abbatte sul ricorso al Tar, che M5S e Sel hanno proposto contro il quesito referendario. Il ricorso sarà discusso il 17 ottobre, ma qualcuno si è ricordato che i due avvocati proponenti, Giuseppe Bozzi e Vincenzo Palumbo, il 9 giugno si erano presentati alla Corte di Cassazione. E insieme con altri 9 esponenti dei Comitati liberali per il NO, più Enzo Marzo di Critica liberale, avevano lanciato una raccolta di firme per indire il referendum costituzionale sulla riforma Boschi. Fin qui, nulla di strano. Sennonché la formula da loro usata in Cassazione è identica a quella che ora contestano davanti al Tar. Perché fa riferimento al contestatissimo titolo della legge («Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari» eccetera), senza elencare gli articoli modificati. Tutto ciò è documentato sulla Gazzetta Ufficiale datata 10 giugno, di cui si trova traccia sul web.
Analogo peccato avevano commesso il 18 aprile i Comitati del NO, e Renzi l’aveva rimarcato sadicamente l’altra sera in tivù. Con una differenza, però: i Comitati presieduti dal professor Zagrebelsky si sono ben guardati dal fare ricorso, sapendo che l’avvocatura dello Stato non gliela passerebbe liscia. Invece Bozzi e Palumbo, più M5S e Sel, hanno tentato lo stesso di dare battaglia. Non in Cassazione, dove certamente avrebbero da obiettare, ma al Tar, che riparte da zero. Ma è chiaro che sarà più difficile contestare una scheda suggerita dagli stessi ricorrenti.