
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Esiste una scrittrice italiana contemporanea che si chiama Elena Ferrante, esistono importanti romanzi di questa scrittrice riuniti in una tetralogia (cioè quattro romanzi intorno agli stessi personaggi, come una saga), è capitato che questa scrittrice avesse da ultimo un grande successo all’estero, al punto che si tratta probabilmente dell’italiano più conosciuto del pianeta.
• Bellissima storia. Dov’è il problema?
Da un quarto di secolo si cerca di capire chi sia questa Elena Ferrante e finora nessuno era riuscito a scoprirlo. Ossia: s’erano tentate varie strade per arrivare alla rivelazione, per esempio attraverso l’analisi stilistica. Ma nessuna aveva dato risultati davvero convincenti. Senonché domenica scorsa il supplemento culturale del Sole 24 Ore (il Domenicale) ha prodotto lo scoop: il giornalista Claudio Gatti ha rivelato nome e cognome dell’autrice, e parecchie altre cose. E la scrittrice è saltata fuori. Direi in modo abbastanza incontrovertibile. L’editore, che teneva molto alla segretezza, s’è arrabbiato, gridando al fatto che Gatti ha violato la privacy della signora. È cominciato, come sempre, il dibattito. Perché i giornalisti rompono le scatole? Se uno vuole starsene per conto suo come mai andarlo a sfruculiare?
• Forse sarebbe ora di mettere a questa storia nomi e cognomi.
Cominciamo dalla casa editrice, ormai non più piccola. Si chiama e/o ed è diretta dal bravissimo Sandro Ferri. È lui l’uomo che pubblica la misteriosa Ferrante. Ferri aveva cominciato portando da noi i libri dell’Europa dell’Est (per esempio Hrabal o una delizia assoluta che viene dall’Ungheria e si chiama István Örkény), poi certi americani di gran classe, come la Oates, e altri ancora che non abbiamo lo spazio per citare. Insomma è uno di quegli operatori culturali a cui dobbiamo molto, uno che ha dato un grande contributo alla conoscenza della letteratura contemporanea. E senza chiedere soldi allo Stato. A un certo punto ha cominciato a pubblicare le storie della Ferrante, scrittrice delicata, intimista, che colloca le sue trame sullo sfondo di Napoli. Mentre Mario Martone tirava fuori da una delle sue opere il film L’amore molesto, partiva la caccia. Ferrante era un nome finto che nascondeva chi? Le prime analisi sostenevano che si trattava dello scrittore Domenico Starnone, oggi settantaquattrenne. Erano analisi stilistiche, piuttosto dubbie. Di recente, con lo stesso sistema, il professor Mario Santagata sosteneva che si trattava della professoressa Marcella Marmo, ordinaria di Storia contemporanea alla Federico II di Napoli, e smascherata, secondo Santagata, non solo da fattori linguistici e stilistici, ma anche dal fatto che aveva frequentato la Normale di Pisa come la protagonista dei racconti della Ferrante, Lenù. Tutto questo dar la caccia, e le polemiche dell’anno scorso intorno al premio Strega, che una volta tanto doveva andare a un editore piccolo (cioè e/o, cioè la Ferrante, e invece vinse l’illeggibile Nicola Lagioia, portato, come i vincitori di tutti gli anni, dalla casta Mondadori), più il valore dei romanzi che hanno evidentemente stoffa per andare in giro per il mondo, ha provocato un gran successo in America e da lì nel resto del pianeta. Quindi il problema dell’identità è diventato universale, e a questo punto s’è messo in caccia un giornalista vero, cioè Claudio Gatti.
• Come ha fatto a scoprire di chi si trattava?
I sospetti si concentravano da un pezzo sulla moglie del succitato Starnone, una signora napoletana che fa di mestiere la traduttrice dal tedesco (traduttrice di alto livello: Franz Kafka, Christa Wolf, Ingeborg Bachmann, Georg Büchner) e si chiama Anita Raja. Sul suo sito, Roberto D’Agostino lo scriveva da un pezzo che Elena Ferrante era Anita Raja, però mancava la prova provata, la prova definitiva. E Gatti l’ha trovata nel modo più semplice: andando a spulciare i conti della signora, e mettendoli in relazione con quelli della casa editrice. Centro pieno: il conto in banca della Raja s’è ben gonfiato durante il periodo in cui la Elena Ferrante vendeva tantissimo. Ci sono parecchi altri dettagli che dànno ragione a Gatti, ma la sostanza è questa.
• È giusto violare così la vita privata di una signora?
Certo che è giusto. E che altro dovrebbero fare i giornalisti se non togliere la maschera a tutto ciò che è misterioso? Gatti è uno dei più bravi smascheratori di malaffare in circolazione, non gli si può rimproverare di essersi messo in pista, una volta tanto, per catturare una preda più rilassante. Agiva non solo per conto del serissimo Sole, ma anche per altri miti del giornalismo: la tedesca Frankfurter Allgemeine Zeitung, l’americana The New York Review of Books, la francese Mediapart. E poi chi gioca al mistero – che letterariamente ha dato profitti molte altre volte in passato – deve accettare la regola del gioco. Se tu fai la misteriosa e hai successo, noi cercheremo di darti nome, cognome e una biografia. Ne sanno qualcosa i tanti misteriosi del passato, a cominciare da Salinger.
• Che ha detto Anita Raja della rivelazione?
Neanche una parola. Magari in cuor suo sarà contenta. Essere così tanto amata nel mondo, e dover restare nell’ombra! Ieri è apparso sanche un cinguettio: «Lo confermo. Sono Elena Ferrante. Ma questo ritengo non cambi nulla nel rapporto dei lettori con i libri della Ferrante — Anita Raja (@AnitaRajaStarn)». Dalla casa editrice si sono precipitati a smentire: è un fake, non credetegli.
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