Il Sole 24 Ore, 6 ottobre 2016
Scoperto un maxi-giacimento di petrolio in Alaska
Un’altra maxi-scoperta di petrolio è stata annunciata negli Stati Uniti, a meno di un mese da quella di Alpine High, l’enorme giacimento individuato da Apache ai margini del bacino di shale oil di Permian (si veda il Sole 24 Ore dell’8 settembre).
Stavolta si tratta di petrolio convenzionale, ma le riserve sembrano di nuovo importanti.E soprattutto si trovano al largo dell’Alaska, dove l’industria petrolifera statunitense sembrava condannata a un inesorabile declino. Caelus Energy – la società texana protagonista della scoperta, piccola ma con alle spalle il gigante del private equity Apollo Global Management – afferma di aver individuato la presenza di 6 miliardi di barili di greggio leggero, di cui 1,8-2,4 miliardi recuperabili, nelle acque poco profonde di Smith Bay. Il luogo è remoto, quasi 500 chilometri a nord del Circolo polare artico, e sviluppare il giacimento non sarà facile, non solo per l’opposizione degli ambientalisti, sempre più agguerriti anche negli Usa, ma anche per le le sfide tecniche del progetto. La produzione secondo Caelus potrebbe raggiungere ben 200mila barili al giorno, ma non prima del 2022. I suoi dirigenti sono tuttavia convinti di potercela fare e contano su un forte appoggio da parte delle autorità locali. «La scoperta – afferma il ceo di Caelus, Jim Musselman – potrebbe essere davvero emozionante per lo stato dell’Alaska. È di dimensioni e portata tali da poter giocare un ruolo significativo nel sostenere l’industria petrolifera locale per i prossimi tre o quattro decenni».
La risposta del governatore dell’Alaska, Bill Walker, non si è fatta attendere: «Non vediamo l’ora che la scoperta si traduca in petrolio da immettere nell’oleodotto». Il riferimento è alla Trans Alaska Pipeline, che rischia di essere dismessa a causa del progressivo assottigliarsi dei flussi di greggio, da un picco di oltre 2 milioni di barili al giorno nel 1988, quando Prudhoe Bay pompava a pieno ritmo, ai 483mila bg dell’anno scorso.
Caelus basa le sue stime solo sulle rilevazioni sismiche e sulla trivellazione di due pozzi con cui non ha ancora nemmeno portato alla luce un barile di greggio. Ma se non ha sbagliato i calcoli, il nuovo giacimento potrebbe quasi raddoppiare le riserve dell’Alaska, che nel 2014 ammontavano a 2,86 miliardi di barili.