la Repubblica, 6 ottobre 2016
Prima impressione del nuovo programma di Santoro
Il talk show non è finito e siete tutti pazzi a pensarlo. Proclamando questo, Michele Santoro è tornato in tv e soprattutto in Rai con la prima puntata di Italia, Raidue, una sintesi estrema tra la dichiarata intenzione di dedicarsi solo a docufiction – o qualcosa di simile – e il richiamo originario del talk, visto che gli ospiti in studio alla fine ci sono eccome, si parla di quello che si è visto e ci si scalda anche facilmente. Straniante invece la scelta di remake o rivisitazione piena di citazioni (ma nelle serie tv Usa va fortissimo) della prima puntata: “Tutti ricchi per una notte” il titolo, e via con yacht da chilometri, Billionaire, Briatore, Ibiza e Dubai nonché perfino Lele Mora (con sgradevolissime e devastanti dichiarazioni del medesimo su Fabrizio Corona, disegnato come una sorta di relitto umano definitivo). È citazione oltranzista l’intera puntata, perché il riferimento chiaro è allo storico reportage di Sciuscià dalla Sardegna mentre esplodeva il modello berlusconiano di Italia e di tutto il resto: era il 2001 (!) quindici anni fa. Un filo quasi impossibile da tirare, Santoro forse vuole dimostrare che i danni sono permanenti o forse, più semplicemente, cerca di stare il più lontano possibile da temi scontati tipo politica dilaniata live e referendum che ormai monopolizzano il discorso politico tv da mesi. Il reportage serve da filo conduttore, viene spezzato da interventi live (lo stesso Briatore in studio) e da interventi comici – Geppi Cucciari – e da tutto quello che ci può stare, rievocazione di editti bulgari e avventure tv autofinanziate comprese, il tutto sempre con quell’aria “ma perché non sono stato qui sempre?” che Santoro farà pesare in eterno a chiunque.
L’impressione è che alla fine, e forse volendolo, Santoro rimanga sospeso a metà tra quello che ha dichiarato e quello che vorrebbe tanto tornare a fare ma non sono più i tempi: tutti stanno valutando il ritorno in Rai come se fosse stata una normale puntata di talk, mentre per Italia sono previste solo quattro puntate, un andamento bimestrale oltremodo bizzarro per la tv: c’è del metodo, forse, e una certa voglia intensa di vedere l’effetto che fa. Ma nell’indistinto assoluto dell’approfondimento tv di oggi rischia di rimanere un pezzo isolato e senza confronti, né confronto vero, possibile. Fermo restando che l’ovvio baccanale che si è subito scatenato sui social tra favorevolissimi e contrarissimi passa subito alla voce incasso positivo del sospirato ritorno televisivo.