Carlo Riva, Prima Comunicazione 6/10/2016, 6 ottobre 2016
LA GUERRA DEI DUE PRESIDENTI
Pur arrivata con un ritardo di due mesi, il tempo necessario a Gabriele Del Torchio – amministratore delegato dal 13 giugno – per capire la situazione, la semestrale del Gruppo 24 Ore fa finalmente chiarezza sui conti dell’editrice che, a fine anno, potrebbe registrare un deficit di poco superiore ai 40 milioni di euro. Se la previsione si concretizzasse, si dimezzerebbe il patrimonio netto, capitale sociale più riserve, che alla fine dell’esercizio 2015 ammontava a oltre 86 milioni (era di 360 milioni nel 2008), rendendo d’attualità la necessità di un intervento di Confindustria che detiene il 67,5% dell’editrice del Sole 24 Ore. Per risolvere la preoccupante situazione è stata avanzata una serie di ipotesi, tra cui un aumento di capitale (che farebbe venire l’orticaria a parecchi aderenti l’associazione imprenditoriale), una ristrutturazione del debito con un ulteriore finanziamento delle banche, un’emissione di un prestito obbligazionario, una ricapitalizzazione con l’intervento di una cordata di azionisti, che così arriverebbero di fatto al controllo del gruppo. Un’eventualità, quest’ultima, che, insieme a quella di una vendita del Sole 24 Ore, è assolutamente scartata da Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, più che mai determinato a tenere la testata saldamente ancorata all’associazione. Con sul tavolo le cifre della semestrale e il piano industriale approntato da Del Torchio, sarà il Consiglio generale di Confindustria ad affrontare il problema Gruppo 24 Ore. L’occasione rischia di rendere più evidenti le divisioni tra gli industriali italiani, dopo che Boccia è riuscito a conquistarne la leadership, battendo per nove voti Alberto Vacchi, il candidato sostenuto da importanti territori come Assolombarda (la più grande associazione territoriale di Confindustria) e l’Emilia-Romagna. Un effetto concreto della frattura fotografata dal voto del 31 marzo lo si è visto il 29 aprile, al rinnovo dei vertici del Gruppo 24 Ore. Infatti, mettendo da parte il fair play che avrebbe richiesto di aspettare l’assunzione dei pieni poteri da parte di Boccia e il passaggio delle quote della casa editrice che sono intestate personalmente al presidente di Confindustria, il leader uscente dell’associazione, Giorgio Squinzi, è diventato presidente del Cda del gruppo.
Il patron di Mapei – le cui scelte hanno pesato decisamente sulla composizione del consiglio di amministrazione e sulla nomina del nuovo amministratore delegato – ha poi sottoposto a Boccia una rosa di candidati, tra i quali la scelta non poteva che cadere su Del Torchio. Se non ha praticamente toccato palla sul Cda, Boccia è però intervenuto sulla governance, attribuendo tutte le deleghe al solo amministratore delegato. Una novità rispetto alle precedenti gestioni nelle quali, senza che si capisse chi fosse davvero il capo azienda, l’ad Donatella Treu aveva dovuto condividere i poteri con il presidente Benito Benedini e, prima ancora, con Giancarlo Cerutti. Ora, il riassetto messo a punto dal leader degli imprenditori prevede che nel Gruppo 24 Ore si affermi il principio che l’azionista faccia l’azionista – come in passato non sempre ha fatto – il presidente faccia il presidente, l’amministratore delegato faccia l’amministratore delegato e il direttore faccia solo il direttore, senza che qualcuno cerchi di sovrapporsi ad altri. Una governance che, insieme al riequilibrio dei conti, al nuovo piano industriale e al piano editoriale, dovrebbe poter riemettere in sesto il gruppo. Il condizionale è d’obbligo, perché in questo momento sulla possibilità che il riassetto si concretizzi pesano le tensioni tra i principali protagonisti. Tra Boccia e Squinzi non c’è di mezzo solo l’editrice e il fantomatico progetto con il quale il patron della Mapei sarebbe intenzionato a investire parte della sua cospicua liquidità per assumere il controllo del Sole insieme a possibili alleati, come il consigliere di amministrazione Giampiero Pesenti e Andrea Bonomi, reduce dalla fallita Opa su Rcs. A dividere i due ci sono soprattutto differenti visioni politiche che hanno spinto Boccia a schierare Confindustria per il sì alla riforma costituzionale di Renzi e Squinzi, invece, a posizionarsi sul fronte del no e a partecipare durante l’estate agli incontri di Stefano Parisi per il rinnovamento del centrodestra. Se si guarda all’interno della sede progettata da Renzo Piano, i rapporti tra l’ad Del Torchio e Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore e direttore editoriale di gruppo, per tre mesi gelidi, recentemente sono diventati molto più collaborativi per far entrare in sintonia il piano industriale con quello editoriale. Infine, anche se, come ha ripetuto Boccia, Napoletano non è assolutamente in discussione, la posizione del direttore è indebolita dall’incrinatura che si è formata nei rapporti con la redazione per il problema dell’accordo per una buonuscita di 2,250 milioni di euro – non 4 milioni come era circolato – concordata nel febbraio 2015 in caso di licenziamento senza giusta causa con il presidente Benedini. In un duro comunicato il Cdr del Sole prende le distanze “dalla opacità della passata gestione”, sottolineando come la “cospicua buonuscita”, a cui Napoletano oggi ha rinunciato, sia “una vicenda sulla quale il giudizio di legittimità è tuttora sospeso ma quello di opportunità non può che essere fortemente critico”. Invece, per quanto riguarda la situazione aziendale, scrive sempre il Cdr, “la redazione del Sole 24 Ore chiede all’azionista una operazione verità, presupposto per un non più rinviabile cambio di passo. Chiede di affrontare con determinazione una situazione di estrema gravità, per troppo tempo trascurata nell’inerzia o, peggio, in convenienze e ‘giochi di potere’ di basso cabotaggio”.