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 2016  ottobre 06 Giovedì calendario

Ma la rete dei supermercati in Italia è ancora molto frammentata

Una struttura distributiva frammentata, quasi immobile e molto orientata ai mercati locali, ma oggi la sfida della distribuzione moderna è puntata non solo sulla concentrazione degli acquisti ma anche sulla flessibilità dell’azienda (costo del lavoro, capacità di riassortimento veloce). La specificità del mercato italiano è cosi accentuata che le strategie standard delle multinazionali hanno fallito. La vera novità degli ultimi anni è il boom dei discount (anche con insegne estere) che hanno doppiato la boa dei 5mila negozi.
Allo scorso 30 giugno, la classifica Iri delle catene commerciali italiane vede Coop con poco più del 17% delle vendite, seguita da Conad al 14,4%, Esselunga al 12,8% e Selex a un soffio del 12%. «Dieci anni fa – osserva Gianpaolo Costantino, consulente di Iri – le quote non erano molto diverse. Tra i big sono cresciuti solo Conad, Selex, Esselunga».
«Il problema della gdo italiana – interviene Albino Russo, direttore dell’ufficio studi di Coop – è l’estrema polverizzazione. I primi tre gruppi italiani si ritagliano una quota complessiva intorno al 40% contro oltre il 50% della Germania e della Francia. Nell’ultimo decennio Coop è migliorata poco mentre Conad, il nuovo competitor, ha sensibilmente migliorato la propria quota. Soprattutto al Nord. Insieme ai dettaglianti ha conseguito buoni risultati Selex che però è un’aggregazione di insegne».
Costantino si sofferma sulla particolarità del mercato italiano, composto da mille micromercati locali. Spesso il leader regionale è una catena locale dietro alla quale si colloca l’insegna nazionale. «Inoltre – aggiunge Costantino – la peculiarità del mercato tricolore ha messo a dura prova le strategie multinazionali dei francesi di Carrefour e Auchan e dei tedeschi di Billa, che hanno lasciato. Tranne che nel canale discount con Penny».
Nella classifica di Iri, alle spalle dei Big four, si collocano Auchan (8,1% di quota), Carrefour (6,3%), Finiper (3,3% con le insegne Iper, Unes e U2) e VéGé (3,2%). La catena milanese guidata dall’ad Giorgio Santambrogio ha raddoppiato la quota di mercato, in meno di tre anni, fino a raggiungere la leadership in Campania e Sicilia, ai danni di Conad. In Sardegna è in seconda posizione. Nel fresco VéGé dichiara una quota del 3,9% e per quest’anno il gruppo stima vendite per 5,7 miliardi.
Nella classifica per consistenza della rete commerciale (iper più super), Conad è il player con il maggior numero di punti vendita: 1.492; segue Selex con 1.157, Coop con 914, VéGé con 683. Esselunga si ferma a 151, ma si spiega con la concentrazione nel Nord e con il solo format del superstore. Russo riconosce che i progressi più evidente della distribuzione moderna si sono avuti nel business dei discount. «Eurospin ha raddoppiato la quota di mercato dal 2007 – sottolinea -. E nel low cost gli operatori esteri si sono riscattati con il successo di Lidl e di Penny market».
Quest’anno i discount hanno sfondato il tetto dei 5mila punti vendita in Italia e le vendite, a rete corrente, crescono, nel primo semestre, del 6,3% a valore e dell’8,5% a volume. La crescita delle vendite arriva grazie ai nuovi punti vendita. Questa situazione potrebbe accelerare il processo di concentrazione nel canale, anche per l’arrivo del colosso tedesco Aldi.