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 2016  ottobre 06 Giovedì calendario

VIVO CON GLI PETTRI E IN TOSCANA ABITA UN VAMPIRO– [Massimo Merendi] Tra le mille preoccupazioni che ha, il sindaco di Roma Virginia Raggi non ne trascura una che può sembrare secondaria: «Dicono che in Campidoglio si aggiri lo spirito di un vecchio frate» ha dichiarato qualche giorno fa, non si sa se preoccupata o meno

VIVO CON GLI PETTRI E IN TOSCANA ABITA UN VAMPIRO– [Massimo Merendi] Tra le mille preoccupazioni che ha, il sindaco di Roma Virginia Raggi non ne trascura una che può sembrare secondaria: «Dicono che in Campidoglio si aggiri lo spirito di un vecchio frate» ha dichiarato qualche giorno fa, non si sa se preoccupata o meno. Leggenda antica, per la verità, l’ex sindaco Alemanno addirittura ingaggiò una squadra di acchiappa fantasmi, non si sa bene con quali risultati. Se pensate che sia un caso raro, vi sbagliate. Gli avvistamenti di fantasmi sono diffusi ovunque in Italia. A volte sono spiriti di persone comuni, altre volte ai personaggi storici. Negli ultimi tempi a Udine sarebbe comparso nientemeno che Napoleone, secondo le testimonianze di un dipendente comunale e di una commerciante. Così, la scorsa settimana, sono piombati nella città friulana alcuni soggetti bizzarri, vestiti con il camice bianco e armati di strani aggeggi. Uno di loro è Massimo Merendi, 57 anni, da Forlì, fondatore nel 2010 del National Ghost Uncover, associazione che studia e cataloga i fenomeni paranormali. Merendi, che ci faceva a Udine? «Ma come? È apparso un imperatore, più di così». Dunque lei crede ai fantasmi? «Che domanda cattiva». Davvero? «Cattiva ma giusta. L’associazione conta novantasette soci sparsi in ventiquattro sedi: quarantadue di loro non credono assolutamente a fenomeni paranormali di alcuna natura, gli altri cinquantacinque invece sì». E dove sta la cattiveria della domanda? «Io devo rappresentare tutti i soci con correttezza ed equilibrio». Però parlando di Napoleone ha detto «è apparso». Allora ci crede? «Io parlo come se dessi per scontato che quello che ci raccontano sia stato visto. Ma non è così. Peraltro è dal 2012 che avevamo notizia della presenza di Napoleone a Udine». Ah. A Roma invece ci sarebbe un fantasma in Campidoglio. «Per la verità noi a Roma siamo intervenuti per l’apparizione di Giulio Cesare in piazza di Spagna». Prego? «Vari testimoni raccontano di averlo visto scendere la scalinata e poi... puf, scomparso». Andiamo con ordine. Intanto: dobbiamo avere paura dei fantasmi, sempre che esistano? «Gli unici fantasmi pericolosi li abbiamo dentro di noi, nella mente e nel cuore. Qualunque cosa una persona veda o creda di vedere, non deve mai avere paura. Mai! Le apparizioni pericolose hanno sempre i piedi e fanno rumore». Questo mi rassicura un po’. Dal oggi quanti interventi avete fatto? «Con quello a Udine siamo a quota. Io sono un tipo molto razionale e devo insistere: lei ci crede? «Credo in un universo che non può essere spiegato semplicemente dal principio causa-effetto. Ci sono tanti eventi difficili da catalogare. Mettiamola così: se segnalano la presenza di un fantasma, noi andiamo e non troviamo una risposta, la mia conclusione non è “i fantasmi non esistono” ma “non abbiamo una risposta”». Si potrebbe produrre una prova come una foto. «Su questo sono drastico: in cinquant’anni di tentativi fatti non esiste una sola fotografia al mondo che possa essere certificata come la foto di uno spirito o di un fantasma. Le immagini che circolano sono pive». Pive? «Storielle. Tarocchi. Anche le riprese con telecamere. Alcune foto magari sono anche vere, ma sono messinscene: potrebbero essere io e lei nella nebbia». Voi quando intervenite? «Intanto quando ci sono diverse segnalazioni concordanti. Come primo passo incontriamo in modo riservato e anonimo i testimoni. Chiediamo e conserviamo una copia dei loro documenti, verifichiamo che non si conoscano tra loro, che non facciano parte di un gruppo, anche esoterico. Una volta che è accertato tutto questo, ci muoviamo». E intervenite sul posto, indossando camici bianchi e con strani aggeggi... «I camici li usiamo per farci riconoscere e per stemperare in modo folcloristico la nostra presenza». Gli strumenti? «Servono a registrare immagini, controllare i cambi di umidità anche minimi, rilevare le onde elettromagnetiche. Sono solamente controlli che facciamo per escludere che non ci siano alterazioni dovute ad altri motivi». Ad Arezzo si aggirerebbe Cagliostro, a Firenze Lorenzo il Magnifico, a Bari l’imperatore Federico II, a Modena Matilde di Canossa, a Pavia Federico Barbarossa, a Salò Claretta Petacci, a Portofino una giovane Sofia Loren. Non vi fanno mancare nulla. «In effetti la metà delle segnalazioni è relativa a spiriti». L’altra metà? «Ufo, oggetti che si muovono, unicorni». Ho capito bene? Gli unicorni?! «Ne sono stati segnalati due. Uno è il famoso unicorno di Misurina». Famosissimo. «Famoso perché ne abbiamo parlato. L’altro sarebbe in Valtellina. Preferiscono queste amene valli, sa?». Vede che ci crede? «Sono aperto a qualunque possibilità». Certo che anche qui aiuterebbe molto una foto. «Purtroppo ci sono. Ma alcuni sono scherzi. Altre sono fatte da persone che hanno visto, o credono di aver visto, l’unicorno e per cercare di rafforzare la loro ipotesi costruiscono immagini pacchiane. Ci hanno mandato due foto: una è ridicola, sembra presa dai cartoni animati. Nell’altra c’è una creatura nella boscaglia, ha in effetti un corno, ma con grande pietà e rispetto direi alla signora che ce l’ha fornita che se io incontro quell’essere lo chiamo cavallo». Merendi mi sto appassionando, continui. «Ci sono segnalazioni di vampiri». I vampiri! «Tre, per la precisione. Uno in Lombardia, uno in Toscana, uno in Calabria. Quello toscano lo abbiamo incontrato ma le non dico dove». È un uomo o una donna? «Noi speravamo in una donna, ci saremmo anche sacrificati volentieri, ah ah ah. Invece è uomo, allora siamo andati in due, muniti di paletti per non rischiare». Ma questo signore sa di essere un vampiro? «È lui che si è auto segnalato così». È un vampiro o no? «Questa affermazione è tendenziosa. Costui lo crede. Noi, per sua fortuna, riteniamo di no». Ma che fa, succhia il sangue? «È vegetariano». Un vampiro vegetariano fa ridere. «Si è convertito, dice lui. In effetti lo abbiamo visto un po’ deperito. Poi ci sono i licantropi». Urca! I lupi mannari? «Ne abbiamo quattro segnalati in Italia. Voi dove avete la redazione?». Perché me lo chiede? «Adesso non rida. Non rida, per favore. Ma ci hanno segnalato un giornalista, in Lombardia, dicendoci che è un licantropo. Non mi faccia altre domande». Ma come, le faccio cento domande: un collega licantropo? «Ce lo hanno segnalato due giornalisti, apparentemente seri ma a questo punto abbiamo dei dubbi. Gliela regalo così: ci sarebbe un licantropo nella redazione di un importante quotidiano». Quale giornale? «Non me lo chieda». Mi dica almeno se è alla Verità! «Questo no, può stare tranquillo. Abbiamo anche altri animali. In un quartiere di Mantova c’è il mio fantasma preferito: una pecora di razza merino, azzurrina, che appare e bela nella notte e poi scompare». Merendi, non lo fate per soldi? «Per carità, no! Lo scriva a caratteri cubitali. Se qualcuno chiede soldi lo denunciamo. Noi studiamo e cataloghiamo i fenomeni a spese nostre». Ma dopo tutte queste rilevazioni, quanti fantasmi avete trovato? «Nessuno, al momento. Su quasi duemila osservazioni, i casi davvero interessanti e che ci danno oggettivi problemi di interpretazione sono solo quattro. Ce n’è uno in particolare che riguarda l’apparizione di un personaggio storico». Chi? «Avremo modo di parlarne presto. Ma il caso ci pone interrogativi anche perché la segnalazione viene da uno dei nostri soci totalmente scettici». Ma secondo lei perché molti credono nei fantasmi? «Perché sappiamo che la nostra vita, dal momento in cui abbiamo comprensione di noi stessi e di chi ci circonda, è caduca. Come è scritto nell’Epopea di Gilgamesh “gli dei hanno lasciato agli umani la morte e han tenuto per loro l’immortalità”. Qualche cosa di noi credo rimanga per sempre». Merendi, c’è un capitolo che la riguarda da vicino. Maggie, il mostro del lago Maggiore. «Qui sono in grave imbarazzo. Lì c’ero». Chi sarebbe Maggie? «Una sorta di mostro di Lochness. Mi creda, io non faccio uso di sostanze psicotrope». Le credo. «Eravamo in barca, sul lago Maggiore, l’anno scorso. Eravamo in sei, c’era anche il mio micio Balù, un persiano purissimo. A un certo punto si avvicina una scia luminosa...». Maggie? «C’erano state otto segnalazioni su questa possibile creatura. Noi l’abbiamo soprannominata Maggie per via del lago Maggiore. Nelle prime quattro uscite niente. Ma mi imbarazza, guardi...». Coraggio, prosegua. «Nel mio delirio, perché a questo punto non escludo nulla, sono convinto di avere visto qualcosa. Se ne è accorto anche Balù che ha rizzato il pelo e mi è saltato sulla schiena». Cosa ha visto? «Si è avvicinato questa specie di tubo altissimo, ero imbacuccato, avevo gli occhi che lacrimavano dal freddo. Allungo la mano e...». E? «L’ho toccato. Cosa abbia toccato io non lo so più. Il mio collega portoghese dice che era il collo dell’animale. Ma nelle foto non esiste traccia. Non so spiegare cosa penso di avere visto ma eravamo io, il portoghese e Balù, che però non può testimoniare». Gli altri quattro? «Dormivano. Uno aveva anche dato fondo al mio rum Matusalem. Io però non avevo bevuto! Avevo fumato, ma il Partagas, il sigaro cubano, che non dovrebbe dare allucinazioni. Sono molto confuso, sono il primo a confutare me stesso». Merendi, lei che lavoro ha fatto nella vita? «Il consulente in giro per il mondo. Oggi sono il presidente dell’associazione Romagna-Stati Uniti». Sa che cosa dicono? «So già dove vuole arrivare. Panzane. Ero un consulente». Dicono che lei e la Cia... «Le rispondo così: al massimo ho l’obiettivo di trovare lo spettro del comunismo. Ma è una creatura talmente mutevole e mutante che non la sanno identificare più nemmeno i suoi adoratori».