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 2016  ottobre 06 Giovedì calendario

BORSINO DIRETTORI


LUCA MAZZÀ
Molto schivo e bonaccione alla romana. Una storia professionale nata come giornalista economico che poi si è evoluta secondo grandi competenze multitasking. Luca Mazzà torna come direttore al Tg3, dove aveva lavorato per 13 anni e da cui se ne era andato perché sotto tiro di Bianca Berlinguer. Trova una redazione balcanizzata, sotto utilizzata e frustrata con persone cadute nel dimenticatoio. Conoscendo bene l’ambiente e la macchina, Mazzà deve rimettere in funzione tutti. L’emergenza terremoto è stata una buona spinta, ha disincrostato ruggini, malumori. E tutti si sono messi all’opera. Il problema è la guardia pretoriana della Berlinguer, una decina di persone che con lei hanno fatto il bello e cattivo tempo.
Mazzà inizia a lavorare come giornalista nel 1981 a Ore 12, quotidiano economico a Roma. Ci sta quattro anni e poi viene assunto all’Ansa sempre all’economico. Cinque anni a via della Dataria, quando accetta l’offerta di Milano Finanza per fare sempre il cacciatore di notizie sui mercati finanziari ed economici.
Con il Gruppo Class lavora due-tre anni per passare a ItaliaOggi, il quotidiano all’epoca in mano alla famiglia Gardini-Ferruzzi, ancora all’apice della loro potenza in Montedison. L’offerta economica è molto buona, l’ambiente di lavoro pure. Ma non dura molto. A far cambiare rotta a Mazzà, che lascia la carta stampata per la Rai, è Livio Zanetti, ex direttore dell’Espresso, nominato direttore del Gr1, che cercava collaboratori con conoscenze economiche e che era incuriosito dal fatto che Mazzà avesse lasciato una corazzata come l’Ansa per passare all’avventurosa Milano Finanza.
Nel ’91 entra al Giornale Radio, dove diventa capo servizio economia. Quando Zanetti lascia, finita la veloce esperienza della gestione del Cda dei ‘professori’ a Viale Mazzini, Mazzà passa al Tg3, alla redazione economica di cui è responsabile Stefano Gentiloni che affianca come vicecaporedattore e di cui prenderà il posto nel ’99. Mazzà decide di sperimentare anche la conduzione con le due edizioni della seconda serata.
Nel 2005 approda alla conduzione dell’edizione delle 14,20 e firma la rubrica settimanale ‘Cifre in chiaro’.
Nel 2008 Mazzà cambia contesto e va a fare il caporedattore centrale a Rai Sport, chiamato dal direttore Eugenio De Paoli, che cercava un giornalista capace di riorganizzare e coordinare la grossa baracca. Mazzà ci si dedica per tre anni, ma riesce a scappare chiamato a Rai Parlamento come inviato alla Camera e al Senato dall’amico, il direttore Gianni Scipioni Rossi. Un bel periodo di scrittura, senza incarichi organizzativi, da cui viene richiamato da Andrea Vianello che, diventato direttore di Rai3 nel febbraio 2013, gli affida una vice direzione della rete per occuparsi dell’organizzazione e dei programmi ‘Agorà’, ‘Kilimangiaro’, ‘Mi manda Raitre’ e ‘Ballarò’ (farà notizia la sua decisione nell’ottobre 2015 di non volersi più occupare della trasmissione, in dissenso con il modo di lavorare di Giannini).
A febbraio 2016 alla direzione di Rai3 arriva Daria Bignardi e per Mazzà si libera il campo e ritorna a Rai Parlamento come vice direttore di Scipione Rossi che sta per andare in pensione. E tutti nella piccola redazione sono convinti, e contenti, che Mazzà sarà il suo successore. Ma le alchimie che governano le scelte a Viale Mazzini cambiano lo scenario. L’urgenza di liberare la poltrona del direttore del Tg3, da cui Bianca Berlinguer spadroneggia da sette anni, in vista delle importanti scadenze politiche per il governo Renzi, prima di tutto il referendum sulla riforma della Costituzione, e la necessità di rimettere in sesto i giornali radio obbligano i vertici Rai a intervenire sull’informazione. E la lunga storia professionale di Mazzà, oltre alla sua capacità di adattamento e moderazione politica, lo fanno individuare come il candidato giusto per impostare una nuova vita al Tg3, che deve recuperare ascolti senza turbare lo zoccolo duro dei suoi spettatori aficionados della sinistra anti renziana.