ItaliaOggi, 6 ottobre 2016
Gli stalloni sono un business da 10 miliardi
Gli stalloni purosangue più potenti al mondo, detto senza ironia considerando la qualità delle loro forniture genetiche, nascono soprattutto in Gran Bretagna e in Irlanda ma è qui, in Francia, che iniziano la loro carriera di supercampioni della riproduzione equina.
È qui, nella mitica gara di galoppo che si corre da quasi un secolo a Longchamp (ma quest’anno, eccezionalmente, nella nuovissima ed elegantissima struttura di Chantilly, costata 24 milioni di euro, quasi tutti pagati dall’Aga Khan, perché l’ippodromo parigino è in ristrutturazione); è qui, nel prestigioso Qatar Prix de-l’Arc-de- Triomphe, che i cavalli vincitori si assicurano (con comprensibile soddisfazione dei loro allevatori) un radioso futuro di super-reproducteur.
Stalloni pagati, per far capire le dimensioni di questo particolare business equino, anche 35 mila euro a monta (o a fornitura di materiale genetico).
L’edizione di quest’anno del Gran Premio sponsorizzato dal Qatar, domenica 3 ottobre, con 60 mila spettatori che hanno consumato 6 mila bottiglie di champagne, e con oltre 2 miliardi di telespettatori sulle reti televisive di mezzo mondo (per non dire delle scommesse, ormai tutte online, arrivate alla cifra record di 10 milioni di euro), ha avuto un solo vincitore con tre cavalli.
Nel senso che tutti i suoi tre purosangue, piazzatisi al primo al secondo e al terzo posto, un en plein eccezionale, Found, Highland Reel e Order of Saint George, fratellastri in qualche modo, cioè figli dello stesso padre, il mitico Galileo, «l’étalon tête de liste en Europe», il migliore stallone d’Europa, appartengono allo stesso proprietario, il fortunato allevatore irlandese Aiden O’Brian, l’erede quarantenne della famiglia proprietaria della più grande e più ricca (di premi) scuderia al mondo, la Coolmore The House of finest stallions, 3.500 ettari di boschi e di prati nella contea di Tipperary, nel sud dell’isola, 600 dipendenti e un franchising con decine di scuderie e allevamenti in tutto il mondo.
Con i suoi tre purosangue, mister O’Brian, ha portato a casa 2,9 milioni di euro di premi (su 5 del montante totale) offerti dagli organizzatori dell’evento, la France Galop, una Fondazione che fa capo all’Aga Khan, grande appassionato di cavalli come si sa, l’Istituto ippico francese, l’equivalente della nostra Unire, e i comuni di Longchamp e Chantilly.
Ma, soprattutto, ha portato a casa la classificazione di «meilleurs reproducteurs de la planète», migliori riproduttori al mondo, per i suoi tre purosangue che, a soli quattro anni di età, diventeranno una vera e propria rendita per la scuderia irlandese. «Le Prix de l’Arc est une course qui fabrique valeur pour l’elevage», il Gran premio parigino è una fabbrica di valore e di quattrini, ammette il patron di France Galop, Guillame de Saint-Seine.
Non ha torto. Se si scorrono le tariffe delle principali scuderie inglesi, francesi, americane, australiane, si scopre, infatti, che la monta di un campione può arrivare anche a 35 mila euro, il record di Le Havre, il vincitore del Prix parigino l’anno scorso. Le Havre, a dieci anni (è nato nel 2006), ha già generato fatturato riproduttivo, cioè al netto dei premi, per 6,6 milioni di euro ed è stato assicurato dalla sua scuderia con una polizza di 30 milioni di euro. Perché non si sa mai.
I tre della scuderia Coolmore, Found, Highland Reel e Order of Saint George, hanno, quindi, un grande futuro da riproduttori. Un’industria che produce 5 mila purosangue (su 48.500 nascite all’anno) solo in Francia e che «genera valore», per dirla con le parole di Saint-Seine, il banchiere di France Galop, per oltre 10 miliardi (su 12 dell’intera filiera equina francese). Una cifra in costante crescita (+60% negli ultimi dieci anni) e che sostiene un sistema agro-industriale fatto di 5.400 allevatori solo di purosangue.
Quella dei purosangue è anche industria finanziaria. Grazie al sistema delle quote. Funziona così. Dato il costo elevato, ogni purosangue viene diviso in più parti (quote) che vengono collocate, quasi sempre all’asta, tra gli investitori interessati a dividere costi e benefici. Per esempio, Golden Horne, il vincitore del 2014, è stato diviso in 50 quote da 50 mila euro ciascuna per un valore complessivo di 12,5 milioni di euro.
Una vera multiproprietà ippica che, sicuramente, oggi rende di più della multiproprietà immobiliare classica.