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 2016  ottobre 06 Giovedì calendario

Industriali e Pd nel futuro di Pizzarotti

Parlando della sua Parma Guido Barilla è esplicito: «È una città che sente il bisogno di dire qualcosa di importante dopo aver attraversato 20 anni di grandi difficoltà. E in questo momento i parmigiani sono animati da un sentimento di rinascita». Il leader della grande famiglia della pasta e del Mulino Bianco ha esternato in occasione della presentazione del primo progetto dell’associazione «Parma, io ci sto!», un’iniziativa nata tra gli industriali ma che ha destato l’interesse dell’intera città. «Parma, io ci sto!» ha presentato ieri il progetto della prima scuola internazionale di Alta formazione sugli alimenti e la nutrizione, un’idea che potrebbe consentire alla città di gareggiare con gli olandesi per la leadership europea nelle scienze del cibo e che può servire da test delle rinnovate ambizioni della città. Il tempo dei costruttori e del cemento sembra archiviato e l’establishment si ritrova attorno alla valorizzazione delle tradizionali quattro P (Parma, prosciutto, pasta e parmigiano) declinate però in chiave scientifica e moderna. Del resto non è un mistero che i successi milanesi dell’Expo 2015 e il lancio di «Fico», la città bolognese del cibo ideata da Oscar Farinetti, abbiano lasciato in città l’amaro in bocca e la voglia di riportare il primato nella Food valley.
I progetti accademici di «Parma, io ci sto!» rappresentano solo una tranche dei programmi dell’associazione ma in questo confuso autunno 2016, anno pre-elettorale, vanno a coincidere con il definitivo smarcamento politico del sindaco Federico Pizzarotti dal Movimento 5 Stelle. I giudizi sull’operato della sua giunta sono molto diversi: di entusiasti si fatica a trovarne, di critici ce n’è una ampia fetta ma sta prendendo piede il partito degli indulgenti. E indubbiamente tra il sindaco e gli industriali c’è un clima di buona collaborazione civica. Alessandro Chiesi, dell’omonima dinastia farmaceutica, a nome di «Parma, io ci sto!» sostiene che l’associazione lavora «non al posto delle istituzioni ma assieme, partendo dalle realizzazioni concrete e non dagli equilibri politici», l’assessore Cristiano Casa in platea annuisce soddisfatto e così i progetti nati in casa degli industriali vanno a colmare le lacune programmatiche della giunta. È tempo quindi a Parma di coincidenze, vedremo se si passerà alle convergenze ovvero se Pizzarotti si potrà presentare alle prossime elezioni con l’amichevole sponda degli industriali che potrebbero alla fine adottare il transfuga di Grillo. Lui in qualche modo lavora alla ridefinizione della constituency elettorale e in questi giorni campeggia in libreria con il suo Una rivoluzione normale, titolo-ossimoro di impronta veltroniana che si chiude facendo intravedere «una nuova strada per il domani». «Per ogni storia finita ce n’è sempre una che comincia», scrive Pizzarotti e non sta parlando di sentimenti, visto che il libro si apre con un tributo alla moglie Cinzia, ma di politica.
Di fronte a queste coincidenze il Pd, pur sempre considerato come il primo partito in città, è in fibrillazione. Sono anni del resto che a Parma non riesce ad indovinare la tattica giusta per conquistare il Comune e la serie negativa pesa come un macigno. I leader nazionali per ora coccolano Pizzarotti ovviamente in chiave anti-Grillo, i vertici regionali emiliani dialogano apertamente con lui riconoscendo come nell’Anci «Federico sia venuto sempre a dire la sua e mai a sparare sentenze», i parmigiani invece sono fieramente divisi. In fondo l’opposizione al sindaco è vissuta in questi anni soprattutto nella figura dell’avvocato e senatore Giorgio Pagliari, che potrebbe candidarsi a sindaco anche se è tutt’altro che scontato che sia vincente una candidatura scelta e imposta dal Pd. Da qui alle elezioni amministrative del 2017 a Parma dunque ci sarà da divertirsi.
Il centrodestra assiste attonito e del resto in consiglio comunale Forza Italia ha solo un posto e la Lega nemmeno quello. Pizzarotti è più popolare in Italia che nella sua città e quindi ha dalla sua almeno due carte: l’immagine nazionale di «grillino a modo» e l’assenza in città di un vero concorrente. A pochi mesi dal voto è un vantaggio non da poco.