Prima Comunicazione 6/10/2016, 6 ottobre 2016
BORSINO DIRETTORI
ANDREA MONTANARI
È stato un battesimo di fuoco quello di Andrea Montanari alla direzione del Giornale Radio Rai e di Radio 1: niente vacanze e subito lunghe dirette per il terremoto. Perfino il fustigatore di Viale Mazzini, il Pd Michele Anzaldi, ha dovuto fare chapeau. Twittando: “Questo è il vero servizio pubblico”. Venti ore consecutive di diretta e gli inviati subito sul campo. Ma chi conosce il neo direttore sa che questo è il suo stile.
Montanari, 58 anni a ottobre, conosce bene il mezzo. Ed è proprio alla radio che si è fatto le ossa: lavorava nelle private prima che Marco Conti lo chiamasse nella sua squadra del Gr2 Rai nel 1991. Da allora la sua carriera è stata in ascesa, fino ad arrivare alla vice direzione del Tg1 diretto da Orfeo, con delega al tg delle 20: sommari, servizi e un occhio sempre a Telpress. E adesso è a capo della Radio, dove ha una squadra di quasi 500 persone da dirigere: tecnici, amministrativi, autori e circa 200 giornalisti. Quattro sono le linee informative che deve dirigere (Gr1, Gr2, Gr3 e Rai Parlamento), oltre a un intero canale, Radio1, con programmi come ‘Radio anch’io’ o ‘Zapping’, e da quest’anno anche ‘Un giorno da pecora’, con le sue irriverenti interviste ai politici. Un grande impegno: “Proseguire nel rilancio di Gr e Radio 1 è un compito non facile, perché la concorrenza è agguerrita, ma posso contare su una redazione straordinaria e su un brand, RadioRai, che non ha eguali”, dichiara a Prima. “La bellezza della radio, rispetto alla tivù, è che è libera da condizionamenti, è più immediata e meno invasiva”.
Al Tg1 Montanari è stato a capo della redazione politica, e come giornalista parlamentare ha seguito Palazzo Chigi e il Quirinale, gestito e condotto dirette elettorali e grandi eventi. Ha girato mezzo mondo e conosce bene quello insidioso della politica. Non gli manca poi l’inventiva e non ha perso quella passione che gli ha fatto muovere i primi passi nella professione ad Area, l’agenzia radiofonica che forniva notiziari a un centinaio di radio private in tutta Italia. Come quando nel Natale del 1989 caricò su un Maggiolone Cabriolet dieci taniche di benzina, lasciò a Roma Fabrizia, la fidanzata poi diventata sua moglie, per avventurarsi insieme all’ex inviato del Tg2 Valerio Occhetto in Romania a seguire la fine di Ceausescu. A Bucarest – mentre echeggiavano i colpi di mitraglia – incontrò anche Maurizio Gasparri che, basco e sciarpa al collo, si trovava lì per il Secolo d’Italia e cercava di capire se sotto le macerie del comunismo si potessero ravvisare quei fermenti della destra che la Romania aveva conosciuto ai tempi del conducator Antonescu.
Erano anni di gran lavoro con pochi soldi, pochissimi mezzi ma tanto entusiasmo. Quando ormai lavorava già in Rai, al Gr unificato di Livio Zanetti, si mise a fare la diretta da un aereo sul volo Palermo-Roma sotto dirottamento su cui casualmente si trovava insieme a un disperato che minacciava di far esplodere una bomba artigianale. Era il 1994: tre anni dopo Marcello Sorgi lo chiamò al Tg1.
In 25 anni di carriera in Rai, Montanari ha ricoperto tutti gli incarichi. Instancabile, tra alti e bassi. Come nella stagione degli editti bulgari berlusconiani, nel 2001, quando entra nel cono d’ombra e decide di fondare una piccola casa editrice, Nutrimenti, insieme ad Andrea Palombi, un collega del Gruppo L’Espresso. Una storia che finisce nel 2004 dopo aver pubblicato un libro che sarà molto amato dall’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi: ‘L’Armadio della vergogna’, inchiesta sulle stragi naziste dimenticate.
La musica cambia nel 2007: Gianni Riotta, neo direttore del Tg1, gli affida la guida della redazione politica e l’incarico di seguire il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Con Mario Orfeo, nel 2013 diventa vice direttore.