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 2016  ottobre 07 Venerdì calendario

QUANDO ERAVAMO SPIETATI E MAGNIFICI


«I Medici cambiarono Firenze e Firenze cambiò il mondo. Fu grazie alla loro ascesa, da grandi mercanti, appartenenti all’arte della lana, a banchieri del papa che riuscirono a rendere possibile l’impossibile: dopo il loro avvento chi nasceva povero poteva finalmente aspirare alla ricchezza. Con talento e fortuna avrebbe potuto assurgere a uomo benestante, scalando le rigide classi sociali. Prima di loro qualcosa del genere sarebbe stato semplicemente impensabile. Senza contare il modo, a dir poco radicale ed efficacissimo, con il quale promossero una nuova visione dell’umanesimo, abbracciando l’arte, finanziando l’opera di geni come Filippo Brunelleschi, Donatello, Raffaello, Leonardo da Vinci, Michelangelo e moltissimi altri, andando così a ridefinire i canoni della bellezza assoluta».
Con queste parole Frank Spotnitz, leggendario showrunner americano dell’imminente serie tv Medici, Masters of Florence – che debutterà lunedì 17 ottobre in prima serata su Rai 1 e che annovera Dustin Hoffman e Richard Madden fra i suoi interpreti principali – sintetizza in maniera lucida e attenta tutta la carica attuale, rivoluzionaria per allora e forse dovremmo dire anche per oggi, di un progetto come quello prodotto dall’italiana Lux Vide insieme a Big Light Productions per la regia di Sergio Mimica-Gezzan.
Spotnitz, che ha creato e scritto un tv show tanto ambizioso insieme a Nicholas Meyer, è giunto a una serie storica, quella che in gergo tecnico si definisce un period-drama, in modo insolito: alcuni dei suoi più famosi lavori di sceneggiatore, X-Files e Hunted, appartengono rispettivamente al thriller paranormale e all’action-noir o, al limite, al distopico bellico come lo strepitoso The Man in the High Castle, riduzione televisiva dell’omonimo capolavoro letterario firmato da Philip K. Dick (in italiano La svastica sul sole).
«Quando mi è stato proposto di creare una serie dedicata ai Medici, la più importante dinastia del Rinascimento, confesso che nutrivo qualche perplessità: l’ambientazione e il periodo erano di grande fascino, ma come avrei potuto creare insieme a Nicholas Meyer quella formidabile tensione narrativa che sarebbe poi divenuta la spina dorsale di una serie tv di otto puntate? Quando poi ho scoperto che Giovanni de’ Medici, il grande patriarca iniziatore dell’ascesa al potere della famiglia fiorentina, era morto in modo misterioso, forse addirittura avvelenato come suggeriscono alcuni, allora ho scoperto di avere quell’escamotage drammaturgico che avrebbe consentito la creazione di qualcosa di speciale. Per questa ragione, l’intera prima stagione è dedicata al quinquennio che va dal 1429 al 1434: racconta la morte di Giovanni de’ Medici e l’ascesa al potere dei suoi figli Cosimo e Lorenzo. Una storia fatta di cospirazioni e tradimenti, dell’esilio dei Medici da Firenze e del loro ritorno».
Ammireremo, allora, la Firenze di Filippo Brunelleschi, quando la cupola del duomo era ancora una doppia calotta di mattoni e operai e carpentieri se ne stavano appollaiati su tramezzi e ponteggi in legno a lavorare per settimane, dormendo in ceste di vimini quasi fossero nidi di cicogna, a oltre cento metri dal suolo; spieremo gli Albizzi e gli Strozzi cospirare contro Cosimo e Lorenzo de’ Medici nel disperato tentativo d’impossessarsi della città; senza dimenticare la peste, gli amori proibiti e gli oscuri intrighi che avrebbero condotto Firenze sull’orlo di una vera e propria guerra civile.
Una serie tv tanto più provvida e attesa perché capace di celebrare la cultura e l’arte, la bellezza e la potenza magnifica di una delle grandi eredità culturali italiane. E non è, questo, un fatto di poco momento, anzi. Per un Paese che fatica a uscire da una crisi che è culturale ancor prima che economica, questa è una scelta davvero intelligente e virtuosa poiché la coproduzione è, questa volta, italo-americana, e ha tutte le carte in regola per conquistarsi un mercato mondiale.
«Lavorare con Dustin Hoffman e Richard Madden è stato magnifico» continua Frank Spotnitz. «Per me è stato un onore essere su un set che per la prima volta era completamente italiano e corrispondeva per davvero ai luoghi raccontati: Firenze, Palazzo della Signoria, Santa Maria del Fiore e poi Montepulciano e la campagna toscana. Davvero un’esperienza incredibile, un privilegio».
Imponente la galleria d’interpreti: oltre ai già citati Hoffman e Madden, vedremo tra gli altri Stuart Martin, Alessandro Preziosi, Annabel Scholey, Fortunato Cerlino, Sarah Felberbaum, Miriam Leone. La serie è già stata confermata per una seconda stagione, che avrà al centro la figura di Lorenzo il Magnifico.
«Ci interessava immaginare Medici, Masters of Florence come una saga vera e propria, così da raccontare al meglio la storia di una dinastia, perciò nella prossima stagione sposteremo l’azione a
trent’anni dopo, per raccontare l’ascesa del Magnifico a signore di Firenze e arrivare poi a narrare le vicende e gli intrighi che condussero alla sanguinosa congiura dei Pazzi».
Per questa ragione, dunque, Medici, Masters of Florence si preannuncia particolarmente attesa: perché ricorda e racconta la grande rivoluzione culturale del Rinascimento, quando l’Italia era il centro del mondo, in grado di unire l’infinito splendore di Firenze, della Serenissima Venezia, della Roma papale, della Milano Viscontea e Sforzesca al grande amore per l’arte e la cultura, in una visione colma di fascino e potere, in grado di produrre, per secoli, autentici tesori per l’uomo e, così facendo, divenendo modello di bellezza e magnificenza per l’intera Europa. E, forse, suggerendo anche oggi qual è la via da imboccare con un certo coraggio per disegnare un nuovo futuro.

Matteo Strukul*
*scrittore