Il Messaggero, 7 ottobre 2016
Alla scuola media con il coltello. A Napoli un quattordicenne è stato accoltellato
A scuola con il coltello e la rabbia in corpo. Corre veloce il tempo, in certi quartieri di Napoli, e si fa presto a sentirsi grandi quando un disagio profondo dà fuoco ai sentimenti più lividi. Due minorenni si affrontano a scuola per un complimento di troppo a una ragazzina e – alla fine – dalle parole si passa ai fatti. A fine lezione spunta un coltello e per poco la vittima, colpita con tre fendenti al petto, non ci rimette la vita.
LE LEZIONI
È accaduto all’esterno della scuola media Confalonieri di via San Biagio dei Librai, in pieno centro storico, poco dopo le 13,30. Lo scontro rusticano si consuma allo scoccare della campanella. Fine delle lezioni e inizio del primo round. Ad affrontarsi sono due ragazzini di soli 15 e 14 anni: il primo ha l’aria minuta, l’altro – sebbene di pochi mesi più giovane – robusto e dai modi chiaramente più decisi.
I due – M.E. e G.A. – si conoscono bene, frequentano entrambi (ma in classi differenti) la terza media. Tra loro probabilmente non è mai corso buon sangue, ma stavolta a rinfocolare qualche vecchia ruggine ci si mette forse una ragazzina contesa. Stando alla ricostruzione fatta dalla polizia il litigio esplode già nei corridoi. Ci vuol poco a trasformare la scintilla in un fuoco. Una parola di troppo, un affronto che fa salire il sangue alla testa del 14enne che esplode nella sua minaccia: «Non finisce qua. Ci vediamo fuori...».
I due lanciano a terra gli zainetti e cominciano ad affrontarsi. Colpi a mani nude, fino a quando non spunta la lama di un coltello: ad impugnarlo è il 14enne, che furiosamente inizia a menare fendenti contro il rivale. Almeno tre i colpi che vanno a segno, tutti all’altezza del torace. Il 15enne si accascia al suolo. Qualcuno interviene a soccorrere M., che perde molto sangue.
È stato colpito due volte al polmone e a pochissima distanza dal cuore, oltre che allo stomaco, le sue condizioni sono gravi. Gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale diretto da Michele Spina con i colleghi del commissariato Decumani guidato da Francesca Fava impiegano pochissimo a identificarlo: si tratta di un minore che vive nella zona di via Tribunali, che in tanti ora definiscono un bullo e che, per gli investigatori, viene da una famiglia difficile.
La sua fuga è durata poco più di tre ore. Accompagnato dai familiari si presenta spontaneamente negli uffici del commissariato Decumani. Qui viene identificato e ascoltato. Poco dopo verrà interrogato anche dal magistrato inquirente della Procura presso il Tribunale dei minori. «Mi dispiace, ho fatto una cavolata – dichiara al pm e ai poliziotti – Il coltello? Lo portavo sempre appresso perché avevo paura di essere aggredito».
I LITIGI
Il 14enne è stato ascoltato per un’ora e mezzo negli uffici del commissariato Decumani. Qui G. ha spiegato il contesto in cui sarebbe maturata la lite sfociata poi nell’accoltellamento del suo compagno di scuola. Il ragazzino ha così delineato uno scenario torbido, opaco. Da settimane, e forse anche mesi, tra lui e la vittima non correva buon sangue. Litigi che con il passar del tempo si erano sedimentati lasciando – strato dopo strato – spazio a un desiderio di vendetta che andava ben oltre una semplice rivalità in amore.
«A un certo punto – ha dichiarato a verbale l’accoltellatore – per cercare di farci fare pace si erano messi di mezzo altri ragazzi, e per un po’ le cose tra me e lui (la vittima, ndr) la situazione sembrava essere tornata nella normalità. Poi, però...».