
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
A leggere i testamenti di certi uomini si imparano un sacco di cose.
• Per esempio il testamento di Bernardo Caprotti, il padrone di Esselunga.
Come ha indovinato che mi riferivo proprio a lui?
• Vedo i titoli dei giornali. Ha lasciato il minimo indispensabile alla prima moglie e ai figli avuti con lei, e il grosso alla seconda moglie e alla figlia avuta con questa seconda moglie. Non troppo giusto alla fine.
Lei non ha letto il testamento, ma solo qualche titolaccio di giornale, di quelli che non smettono di gridare. Nelle tredici pagine di testamento, redatte con l’assistenza del notaio Carlo Marchetti e alla presenza delle due testimoni, Ludovica Mazzola e Camilla Poggiani, Caprotti, proprio per fugare maldicenze come la sua, fa una lunga, puntigliosa lista delle donazioni fatte in vita alla prima moglie e ai suoi due figli di primo letto. Lista abbastanza impressionante. Al figlio di primo letto Giuseppe: l’appartamento sul golf di Monticello a Cassina Rizzardi (Como); l’appartamento di Verbier (nel Valais svizzero); la villa di famiglia in Albiate (Milano) con alcuni mobili e arredi di gran pregio, con le sue pertinenze, il suo parco ed i terreni agricoli per circa venti ettari; più la biblioteca di quattromila volumi e l’archivio di famiglia e alcuni quadri di pregio tra cui un De Chirico. Alla figlia di primo letto Violetta: la casa di via Bigli a Milano, la casa sulla Quinta strada a New York, il castello di Bursinel sul lago di Lemano e altri quadri tra cui un olio di Zandomeneghi. A questi regali si aggiunge adesso anche la legittima, vale a dire - sommando i due figli - il 30% di Esselunga e il 45% dell’immobiliare Villata, che ha affittato alla medesima Esselunga 83 negozi.
• Però la seconda moglie e la figlia di secondo letto sono state favorite.
Hanno ricevuto, oltre a proprietà mobiliari e immobiliari, il 70% della Esselunga, sono cioè saldamente al comando dell’impresa, anche in caso di assemblea straordinaria e aumento di capitale o decisione di vendere. Nessuna minoranza di blocco per impedirgli di fare quello che credono giusto. Ma, a quanto pare, di dar via i supermercati non si parlerà almeno per un paio d’anni e la buonanima ha vietato espressamente di vendere alla Coop, quella che gli ha fatto la guerra per tutta la vita e gli ha impedito di svilupparsi ancora di più.
• Che cosa si capisce, dell’uomo Caprotti, da tutto questo?
Dobbiamo mandare a mente alcune considerazioni, fatte da lui al momento di testare (nel 2014) e frutto di una vita di lavoro in Italia. Ecco qua: «Vorrei chiudere questo scritto, non lo nascondo, molto sofferto, chiarendo ulteriormente il mio proposito. Ho sofferto l’improvvisa, tragica scomparsa di mio padre (avevo 26 anni ed avevo lavorato con lui solo 6 mesi). Poi, più tardi, il dissidio coi miei due fratelli la cui liquidazione (richiesta) mi è costata quasi vent’anni di ristrettezze; nell’immane fatica, più tardi, la crisi drammatica e la fine della Caprotti (la manifattura tessile di famiglia, chiusa nel 2009 dopo 179 anni di attività) [...] Dopo tante incomprensioni e tante, troppe amarezze ho preso una decisione di fondo per il bene di tutti, in primis le diecine di migliaia di persone i cui destini dipendono da noi, ma anche per una relativa pace familiare. Famiglia non ci sarà, ma almeno non ci saranno le lotte, o saranno inutili, le aziende non saranno dilaniate. [...] (Quanto a Esselunga) sto dotando l’azienda di un management di alta qualità. È diventata “attrattiva”. Con Tornatore (regista delle pubblicità Esselunga - ndr) lo è divenuta ancora di più. Però è a rischio. È troppo pesante condurla, pesantissimo “possederla”, questo Paese cattolico non tollera il successo. Occorre trovarle, quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale. Ahold sarebbe ideale. Mercadona no. Attenzione: privata, italiana, soggetta ad attacchi, può diventare Coop. Questo non deve succedere». Ahold e Mercadona sono colossi della distribuzione, il primo olandese, la seconda spagnola. Caprotti ne aveva saggiato la qualità durante la trattativa per la vendita di Esselunga, vendita mai conclusa e ora bloccata.
• Ha lasciato un mucchio di soldi alla segretaria Germana Chiodi e a tanti collaboratori. Esselunga andrà in pezzi per le faide tra fratellastri?
Il figlio Giuseppe, uscendo dallo studio del notaio Marchetti, ha detto: «Faremo di tutto per salvaguardare Esselunga». Sappiamo che gli avvocati della prima moglie e dei figli di primo letto stanno studiando il testamento, per trovarvi eventuali punti deboli. Sembra difficile, conoscendo Caprotti: ha passato una vita a fare le cose alla perfezione.
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