ItaliaOggi, 8 ottobre 2016
Otto vittorie, otto sconfitte e 42 pareggi. Ecco il bilancio dei conflitti made in Usa
Due recenti presidenti americani, George W. Bush e Barack Obama, non si amano e ideologicamente si trovano su due pianeti diversi, ma sono assolutamente d’accordo su un punto. Bush, parlando nel maggio del 2001, ha detto: «L’America oggi ha le migliori forze armate che il mondo abbia mai visto».
Obama gli ha fatto eco quest’anno nel suo discorso «State of the Union»: «Le nostre truppe sono la migliore forza combattente nella storia del mondo».
Secondo un briefing del Socom (Special operations command) il comando unificato delle forze speciali statunitensi con i Navy Seals, i Berretti verdi, la Delta force ed altre, nei 15 anni intercorsi tra i due commenti, gli Stati Uniti hanno preso parte a nove conflitti di una certa importanza. Il documento, che risale al settembre 2015, compila gli esiti in termini calcistici e determina che il risultato complessivo è di zero vittorie, due sconfitte e sette pareggi. Forse un po’ poco per l’establishment militare più potente della Terra.
L’analisi, «A Century of War and Gray Zone Challenges», è stata resa pubblica dal sito TomDispatch.com sulla base di una richiesta Foia (Freedom of information act), un dispositivo legale che permette di accedere a informazioni governative riservate, se chi le detiene non può motivane la confidenzialità. Gli esiti delle guerre possono essere opinabili, ma raramente è necessario tenerli segreti.
In tutto, vengono esaminati gli ultimi cent’anni di interventi militari americani. Tra i 64 conflitti presi in considerazione, gli analisti Socom identificano solo cinque di primaria importanza: di cui tre vinti (la prima e seconda Guerra Mondiale e il primo conflitto iracheno, Desert Storm), una sconfitta (Vietnam) e un pareggio (Corea). Nella zona grigia citata nel titolo del documento (i conflitti minori) il risultato è invece di nove vittorie, otto sconfitte e uno stupefacente totale di 42 pareggi.
Tutto questo non è per dire che gli Stati Uniti siano una tigre di carta. Tutt’altro. Nei fatti, i due giudizi presidenziali ripresi sopra probabilmente non sono lontani dall’obiettiva realtà. C’è da chiedersi, però, se a un certo punto fare la guerra non diventi una sorta di vizio, specialmente quando, a guardare i risultati e malgrado le evidenti eccezioni, spesso si ottiene abbastanza poco.
Il dipartimento della difesa Usa riassume così la mission dell’attività militare: I. Sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro i nemici, stranieri e domestici.
II. Assicurare, attraverso una tempestiva e efficace azione militare, la sicurezza degli Stati Uniti, i suoi possedimenti e le aree di vitale interesse.
III. Sorreggere e avanzare le politiche nazionali e gli interessi degli Stati Uniti.
Gli Usa sicuramente hanno molti nemici e molte cose da proteggere. Hanno il diritto di difendersi. Tuttavia, i tanti pareggi ottenuti nel tentativo di farlo tendono a suggerire che l’azione militare non sia forse lo strumento più adatto. C’è un modo di dire: per chi tiene un martello, ogni problema è un chiodo.
Gli Stati Uniti certamente possiedono il più importante e più potente martello militare del mondo. Non è che vedano un po’ troppi chiodi in giro?