Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri il presidente francese Hollande è venuto a Roma per incontrare Draghi, ne è uscito un altro comunicato tutto rose e fiori, i due sono d’accordo su tutto, l’euro è intoccabile, eccetera eccetera. Notiamo intanto che: domani si riunisce il Consiglio europeo per dare il via libera o (solo teoricamente) per bloccare le intenzioni di Draghi, un consiglio che sarà comunque di battaglia dato che il rappresentante della Bundesbank non vuole assolutamente che la Banca centrale europea (cioè Draghi) compri i titoli dei paesi sotto attacco; l’incontro di ieri tra il presidente francese e quello italiano si inserisce in una girandola di faccia a faccia tra i leader europei davvero notevole: Monti-Merkel il 29 agosto, Hollande-Rajoy il 30, Monti-Barroso e Merkel-Rajoy domani, Monti-Rajoy il 20 settembre. Questo iper-attivismo significa che, al di là dei comunicati, la battaglia contro chi vuol far saltare l’euro non è affatto vinta e i leader politici non sono per niente tranquilli. Infatti – ed è il terzo punto da sottolineare – i mercati ieri hanno reagito con molta incertezza alle presunte novità, e in particolare all’audizione di Mario Draghi, lunedì, davanti alla Commissione Affari Economici della Unione europea: a una prima rezione allegra è seguita una specie di depressione ieri, con cadute di qualche decimo di punto un po’ dappertutto, provocate anche da un nuovo voto di Moody’s secondo cui l’outlook (prospettiva) del debito Ue è passata da stabile a negativo (resta però la tripla A) e soprattutto vanno male i dati americani sull’industria manifatturiera, cosa che ha buttato giù Wall Street.
• Mi pare che questo incontro italo-francese ci metta nelle condizioni di scrivere un articolo fiacco.
Non è detto. Ci sono due punti notevoli. Il primo punto: i due presidenti hanno ribadito con una certa determinazione che la Tav si farà, e che la cosa verrà studiata nel dettaglio in un summit da tenersi a Lione. Il secondo punto: i due si sono richiamati di continuo al Consiglio europeo del 28-29 giugno. Questo non è da sottovalutare affatto.
• Perché?
Si ricorda? In quel Consiglio, riunito mentre agli Europei di calcio l’Italia eliminava la Germania, passò il principio dello scudo fiscale, e i giornali – specialmente i giornali tedeschi – scrissero che la Merkel, irritatissima, era stata sconfitta. Come s’è capito poi, la Merkel – non so se davvero irritatissima – si fece sconfiggere piuttosto volentieri, tant’è vero che nelle settimane successive si vide nascere una frattura tra la direzione politica tedesca (la Kanzlerin) e la direzione finanziaria (Bundesbank). Lei ricorderà, naturalmente, che cosa s’intende per “scudo fiscale”.
• Ehm, sarà meglio rinfrescarmi la memoria.
La Bce è autorizzata a intervenire, cioè a comprare titoli spagnoli o italiani, quando il differenziale tra Btp o Bonos con l’analogo tedesco supera una certa soglia. Questo principio è stato alla base dell’intervento di Draghi al Consiglio europeo di luglio e, a quanto si capisce, anche del suo discorso di lunedì alla Commissione europea. Draghi lo ha reso meno indigeribile a Weidmann (il presidente falco della Bundesbank) spiegando che la Banca centrale europea sarebbe intervenuta solo sui titoli a breve (resta il dubbio sul significato di “a breve”: meno di un anno o fino a tre anni?) e ribadendo il suo no alla tasformazione del fondo Esm in banca, atto che avrebbe consentito a questa istituzione di finanziarsi a Francoforte e con quei soldi soccorrere gli Stati. Il fondo Esm, d’altra parte, è ancora fermo in attesa della sentenza dei giudici di Karlsruhe, mercoledì della settimana prossima.
• Quindi se Monti e Hollande, dicendosi continuamente d’accordo, non hanno fatto che richiamare le conclusioni del 28-29 giugno, significa che stanno fortemente appoggiando Draghi.
Proprio così. E non è una posizione da poco, anche se Weidmann sembra davvero isolato. Ancora ieri Klaas Knot, presidente della Banca centrale olandese e membro del direttorio Bce, ha ribadito che, a parer suo, in situazioni di emergenza la Bce può acquistare. Il giornale di quella capitale – “Het Financieele Dagblad” – con un bel corredo di fonti ha fatto un titolo sul fatto che Weidmann è totalmente isolato. Ricordiamo che Amsterdam, a rigore, sta nella squadra dei duri.
• Quindi possiamo dire che è fatta?
Con prudenza. Hollande ieri ha elencato le tre tappe del cammino europeo: applicazione di quanto deliberato il 28-29 giugno; soluzione a ottobre del problema greco con l’idea che quel paese non debba assolutamente uscire dall’area euro (intanto ieri Atene ha venduto buoni per 1,137 miliardi a sei mesi con un tasso leggermente più basso dell’asta precedente, che è una buona notizia); infine la battaglia di dicembre sull’unione fiscale e bancaria. Lì, lo scontro sarà grosso tra quelli che vogliono mettere sotto il controllo della Bce solo le cosiddette “banche sistemiche” (ancora una volta i tedeschi) e gli altri che vogliono affidare a Francoforte la vigilanza su tutto. Le Landesbanken, pubbliche, hanno i conti piuttosto malmessi…
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 5 settembre 2012]