Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 5/9/2012, 5 settembre 2012
FORBICE RECORD SUI TASSI ALLE PMI
Il cattivo funzionamento dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria nell’Eurozona, dovuto ai timori di scioglimento della moneta unica e all’allargamento dello spread tra titoli di Stato tedeschi e francesi da un lato e italiani e spagnoli dall’altro lato, è uno dei mali oscuri della crisi dell’area dell’euro. A causa del malfunzionamento delle cinghie di trasmissione delle decisioni prese dalla Bce, nell’ambito del suo mandato mirato alla stabilità dei prezzi, il taglio del tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale non riesce più a ridurre il costo del denaro in modo omogeneo per le imprese e le famiglie nell’Eurozona: i prestiti concessi dalle banche in Germania e Francia presentano dal 2011 tassi d’interesse in molti casi notevolmente più bassi di quelli erogati in Italia e Spagna. Una marcia in più per i Paesi "core", un handicap per i periferici: un divario che lo scorso mese ha toccato livelli record. Le ultime statistiche disponibili, pubblicate il 3 settembre dalla Bce sulla base di dati nazionali, evidenziano un divario sempre più accentuato tra i principali Stati dell’Eurozona, soprattutto per alcuni prestiti al settore privato. I finanziamenti erogati in Germania con durata tra 1 e 5 anni e importo sotto un milione di euro, quelli cioè rivolti alle piccole e medie imprese, hanno registrato lo scorso luglio un tasso medio del 4,04%, livello record (il più basso dal gennaio 2003, quando ha avuto inizio la rilevazione statistica). Il tasso riservato alle Pmi italiane è risultato invece del 6,24%, lievemente inferiore al 6,5% richiesto alle aziende spagnole. Il dato francese, 4,14%, si è discostato in luglio di soli 10 centesimi da quello tedesco. Per i prestiti superiori a un milione di euro, che si assume siano erogati alle grandi imprese non finanziarie, il differenziale tra Germania e Francia da un lato e Italia e Spagna dall’altro lato è più contenuto, ma comunque penalizzante: si passa dal 2,96% per i tedeschi e il 2,83% per i francesi, al 3,40% per le imprese italiane e il 3,99% per quelle spagnole. Sul fronte delle famiglie, non va meglio. Il saggio d’ingresso fissato per il primo anno sui prestiti a tasso variabile al consumo in Italia quest’anno oscilla tra l’8% e il 9% contro una forchetta compresa tra il 3% e il 4,4% in Germania. In alcune statistiche vi sono anche casi in cui i tassi italiani sono in linea con quelli tedeschi: ma il cuore del problema resta nelle Pmi. Queste disparità, quelle che la Bce definisce «asimmetrie», non si sono livellate con le due operazioni di finanziamento straordinarie Ltro a tre anni (al tasso vigente e senza limiti d’importo), sebbene abbiano iniettato enorme liquidità nelle banche italiane e spagnole. Stando ad altri elementi emersi ieri del discorso del numero uno dell’Eurotower, tenuto a porte chiuse lunedì nel Parlamento europeo, Draghi avrebbe detto: «Ora come ora non possiamo perseguire la stabilità dei prezzi in una area euro frammentata dove le modifiche ai tassi (centrali) influenzano solo una o due economie», mentre a causa dei pesanti differenziali sui tassi dei titoli di Stato sono «ininfluenti» su altri Paesi. È per questo motivo fondamentale, quindi, per ripristinare il buon funzionamento delle cinghie di trasmissione della politica monetaria dell’Eurozona - e quindi abbattere un anomalo costo del denaro per le imprese e le famiglie in Italia e Spagna - che la Bce si prepara a intervenire con acquisti sul mercato secondario dei titoli di Stato: il ridimensionamento dello spread sarà possibile però solo per i Paesi periferici che chiederanno aiuto all’Efsf-Esm.