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 2012  settembre 05 Mercoledì calendario

SE LE BANCHE ITALIANE LICENZIANO I RATING

Il rating? Spesso non serve, soprattutto se è eccessivamente penalizzante. Devono averla pensata così a Montebelluna, sede di Veneto Banca, l’istituto cresciuto a rotta di collo negli ultimi anni sotto la guida di Vincenzo Consoli. E al pensiero è seguita immediatamente la decisione. Due giorni dopo essere stati declassati da Fitch da BBB a BB+ cioè a livello "spazzatura", Veneto Banca ha di fatto licenziato l’agenzia di rating. Lo si è appreso da un comunicato dello scorso 31 agosto della stessa Fitch in cui l’agenzia ha ritirato il rating di BB+ «a seguito della decisione della banca di non partecipare più al processo di valutazione». Fine della partita con i giudici e le loro pagelle. Da Veneto Banca nessun commento, ma è intuibile che quel declassamento a spazzatura non sia piaciuto ai vertici dell’istituto. Del resto Veneto Banca non è la prima a sottrarsi al giudizio spesso assai impietoso dei signori del rating. Già alla fine del 2011 un altro istituto bancario italiano abbandonò Fitch. Era la quotata Banca Ifis che rinunciò al rating che pur era di BBB-, quindi ancora nell’area investment grade. La motivazione era semplice. Il rating serve quando si ricorre al mercato interbancario: dato che è troppo caro farlo e Banca Ifis non ne aveva (e non ha) necessità, avere o meno una pagella di merito di credito diventava irrilevante. In Veneto Banca che non è quotata avranno pensato più o meno le stesse cose. È una banca locale che si finanzia per lo più con il mercato dei depositi e quindi il rating è quasi un orpello. Venire bocciati a junk poi vuol dire veder salire ulteriormente il costo di eventuali finanziamenti sul mercato interbancario. Non solo Fitch ha portato alcune piccole medie banche italiane a livello spazzatura. S&P a metà agosto ha bocciato a junk ben 4 istituti (Popolare di Vicenza; Popolare dell’Emilia; Popolare Milano e Banca Carige). La motivazione delle agenzie è legata al ciclo recessivo che va deteriorando la qualità degli attivi delle banche. Sono le sofferenze in forte aumento a indurre tagli nelle pagelle del merito di credito. Ma le banche non ci stanno. «Faremo ricorso contro la decisione di S&P», ha affermato all’indomani del taglio di rating il direttore generale della Popolare di Vicenza Samuele Sorato. «Vogliamo capire con quali modalità agisce l’agenzia. Faccio notare che il taglio è arrivato via telefono. Nessun incontro, nessuna possibilità da parte nostra di spiegare cosa stiamo facendo per tamponare l’aumento dei prestiti in sofferenza. Che c’è. Ma ci si dimentica che nel nostro caso abbiamo aumentato gli impieghi dal 2008 a oggi di tre volte rispetto alla media del settore. Il paradosso è proprio questo: veniamo penalizzati perché abbiamo dato credito all’economia del territorio. E in genere le banche commerciali vengono sfavorite rispetto alle grandi banche d’affari che fanno profitti con la finanza speculativa».