Paolo Baroni, La Stampa 5/9/2012, 5 settembre 2012
Per quale ragione un’azienda dovrebbe continuare a produrre in Italia sapendo che il primo fattore del suo ciclo produttivo, in questo caso il costo dell’energia elettrica, in qualsiasi altro Paese d’Europa, non parliamo della Cina o dell’Estremo Oriente, lo pagherebbe anche il 40% in meno? È questo il problema che ha innescato il caso dell’Alcoa, è per questo che il ministro dello Sviluppo Corrado Passera ieri ha definito la vicenda dell’impianto sardo un «caso impossibile»
Per quale ragione un’azienda dovrebbe continuare a produrre in Italia sapendo che il primo fattore del suo ciclo produttivo, in questo caso il costo dell’energia elettrica, in qualsiasi altro Paese d’Europa, non parliamo della Cina o dell’Estremo Oriente, lo pagherebbe anche il 40% in meno? È questo il problema che ha innescato il caso dell’Alcoa, è per questo che il ministro dello Sviluppo Corrado Passera ieri ha definito la vicenda dell’impianto sardo un «caso impossibile». Impossibile due volte, si potrebbe forse aggiungere, perché - posto che gli americani hanno deciso di chiudere e da lunedì hanno avviato lo spegnimento degli impianti - è pure difficile trovare un qualcuno che possa subentrare nell’impresa. Si è parlato degli svizzeri di Glencore, ma la multinazionale elvetica dopo il vertice di venerdì scorso si è presa una settimana di riflessione e per ora oltre ad una dichiarazione d’intenti non è andata, tanto che un nuovo vertice previsto per oggi al ministero è slittato al 10. Lecito domandarsi, se non ce la fanno gli americani (un colosso mondiale del settore alluminio con 61 mila dipendenti e 25 miliardi di dollari di fatturato) ce la faranno gli svizzeri? Bisogna solo sperare che siano più bravi. Fintanto che Bruxelles non si è messa di mezzo l’Enel poteva far pagare ad Alcoa una bolletta a prezzi calmierati e poi lo Stato aggiungeva di tasca sua una parte di spese arrivando a dimezzare il costo effettivo delle forniture (33 euro per megawatt/ora anziché 77). Dal 2005 non è più così e da allora tutta la vicenda ha iniziato ad avvitarsi e si è arrivati ad oggi con gli americani che sbaraccano e si spostano in Arabia Saudita. Per il futuro è già stato trovato un meccanismo per contenere il costo della bolletta ma intanto la frittata è fatta. Anche se sino a tutto il 2013 l’impianto resterà attivo e poi per i due anni seguenti e anche oltre i dipendenti dell’Alcoa potranno usufruire di tutti gli ammortizzatori possibili anche questa attività, come altre della Sardegna, potrebbe essere arrivata al capolinea. E così sarà la volta buona per capire in concreto cosa vuol dire scarsa competitività del Paese che, va ricordato, ancora oggi è al 40° posto nella classifica mondiale e alla voce costi dell’energia sprofonda addirittura al 53°.