Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  settembre 05 Mercoledì calendario

La Convention di Charlotte risponde con testimonianze dal vivo ai filmati trasmessi da quella di Tampa: storie di fallimenti e illegalità contro racconti di successi e beneficenza

La Convention di Charlotte risponde con testimonianze dal vivo ai filmati trasmessi da quella di Tampa: storie di fallimenti e illegalità contro racconti di successi e beneficenza. Fra democratici e repubblicani infuria la guerra di Bain, dal nome della società finanziaria di Boston che Mitt Romney contribuì a fondare nel 1984 e gli ha poi consentito di diventare miliardaria ma viene indicata da David Axelrod, guru di Barack Obama, come l’emblema del capitalismo selvaggio colpevole di aver indebolito l’economia nazionale. È un conflitto che gli opposti fronti combattono a colpi di testimonianze. Sul palco di Tampa i repubblicani hanno mostrato la scorsa settimana alcuni video nei quali si vedono ex dipendenti raccontare i «sacrifici compiuti» per far decollare Bain, le cui attività hanno consentito di «creare migliaia di posti di lavoro». E lo stesso Romney, nel discorso di chiusura della Convention di Tampa ne ha parlato, vantandosi di aver contribuito grazie a Bain a rilanciare aziende americane come «Staples» che ora moltiplicano i profitti e «hanno per cliente la campagna di Obama». La determinazione con cui Romney ha schierato i repubblicani a difesa di Bain è uno dei motivi per cui, secondo l’editorialista del Washington Post E. J. Dionne, «Tampa ha suggerito a Charlotte l’agenda per vincere le elezioni». David Plouffe, architetto della campagna «Obama for America», la pensa allo stesso modo e dunque si è affrettato a rilanciare la sfida. Sul palco della Convention democratica sono così attesi ex dipendenti ed ex manager di Bain per descrivere una versione della parabole finanziaria della società assai diversa da quanto visto e ascoltato a Tampa. Sebbene il Team Obama mantenga il più rigoroso silenzio sui nomi dei «testimoni» quelli che circolano sono di un certo peso: dal socio Steve Pagliuca a Matt Lavin, un partner dell’azienda molto impegnato nel partito democratico, fino a Jon Levine, divenuto finanziatore di Obama dopo aver partecipato a operazioni finanziarie di prima grandezza, come quella su Pagine Gialle di cui ha scritto «La Stampa» nei giorni scorsi. Se Romney da Tampa ha parlato di una «piccola azienda che contribuii a far nascere quando avevo 37 anni» gli oratori di Charlotte descriveranno invece un gigante degli investimenti arrivato a valere oltre 66 miliardi di dollari grazie a operazioni spericolate che hanno spolpato aziende e distrutto posti di lavoro. In agosto gli aggressivi spot tv del Team Obama contro Bain hanno consentito a Obama di frenare l’aumento di popolarità di Romney registrato in luglio, sollevando interrogativi sul perché i repubblicani tardavano a reagire, e adesso Pluoffe punta a sfruttare il palcoscenico della Convention per trasformare Bain nel motivo per cui «sarebbe controproducente per gli americani votare per Mitt Romney» come riassume il portavoce Ben LaBolt. La concentrazione degli attacchi democratici su Bain si spiega anche con la convinzione degli strateghi di Obama che Romney fino a questo momento si è difeso mostrando affanno e compiendo passi falsi, come per esempio è avvenuto per la rinnovata decisione di rendere pubbliche solo le dichiarazioni dei redditi degli ultimi due anni. Sondaggi alla mano, il capo della campagna Jim Messina è convinto che più la guerra di Bain si prolunga meglio è per Obama, in quanto indebolisce la credibilità di Romney sull’economia soprattutto negli Stati in bilico dove il ceto medio è più numeroso, dall’Ohio all’Iowa al Wisconsin. A confermare la battaglia sulla definizione pubblica di Bain c’è quanto avviene dentro e fuori la Convention democratica, con drappelli di manifestanti che innalzano cartelli in cui si imputa a Romney di «mentire agli americani» sul fatto di essersi arricchito «sfruttando il prossimo». Fonti della task force repubblicana qui a Charlotte assicurano che «risponderemo a ogni attacco». Aspettando di sentire cosa verrà detto dal palco.