Roberta Zunini, il Fatto Quotidiano 5/9/2012, 5 settembre 2012
QUANT’È BELLO IL MIO LIBRO
L’età dell’innocenza, quanto meno letteraria, è finita da un pezzo. Anche per colpa di internet. In cui, essendo assai difficile risalire alla reale identità di chi scrive, finiscono miliardi di patacche, comprese false recensioni letterarie. Anzi peggio, truffaldine o diffamatorie. L’ultimo caso riguarda il giallista inglese R.J. Ellory che, spacciandosi per il signor Jelly Bean o Nicodemus, confezionava entusiastiche lodi al suo ultimo libro, “A quiet belief in angels”, per la più famosa libreria del web, Amazon. “Raccomando calorosamente questo libro”, di più, “Vi toccherà il cuore, è un capolavoro moderno”, sono solo alcune delle considerazioni che Ellory – autore noir del 2011 in Gran Bretagna – aveva infilato nella rete per spingere i lettori ad acquistare le sue sudate carte. Sudate non per la fatica ma per la paura di non vendere. Il mondo dell’editoria è in crisi, non solo in Italia, e dunque molti autori hanno iniziato a cercare escamotage per accalappiare nuovi fan. Niente di più facile che iniziare dalle recensioni. E nulla di più semplice che proseguire con critiche feroci ai libri degli altri. Il Daily Mail di Londra ha scoperto che il giallista distruggeva al contempo i libri dei colleghi: “È il suo secondo libro che leggo e, a dire la verità, dubito che ne leggerò un terzo”, scriveva, sempre usando un nickname, dell’ultima fatica del giallista scozzese Stuart MacBride. Smascherato, l’autore ballista più che giallista, si genuflette contrito: “Ho sbagliato, chiedo scusa alla comunità degli scrittori e ai lettori”.
IL VIZIETTO è trasmigrato in altri settori del web. Soprattutto in ambito turistico. Tripadvisor, il motore di ricerca internazionale per hotel e ristoranti, in cui si possono leggere anche le recensioni degli avventori, si è rivelato una “sòla”, come direbbero i romani. Le “stellette” messe accanto alla descrizione di ristori e alberghi , nella maggioranza dei casi sono state apposte dagli stessi ristoratori e dai proprietari. E anche in questo caso fioccano le recensioni diffamanti. Tanto che, finalmente, è scattato l’allarme. E ora sono scese in campo le associazioni di categoria. “Almeno un terzo delle recensioni che circolano sui siti di viaggi come Tripadvisor sono false” ha spiegato Aldo Cursano, vicepresidente vicario nazionale di Fipe-Confcommercio, presentando i primi risultati del monitoraggio partito dalla Toscana. “Sedicenti clienti screditano locali di rinomata fama e popolarità”. Secondo Cursano, “siamo arrivati purtroppo a dover constatare che non si tratta di casi isolati, ma di un vero e proprio mercato delle recensioni, a volte di vera e propria estorsione ai danni dell’esercente”. Si sono manifestati fenomeni come recensioni comprate in blocchi per risalire le classifiche di gradimento. Il business sembra andare sempre più oltre: “Ci sono agenzie che assoldano addirittura studenti per scrivere false recensioni”. Nel settore delle arti invece non ci sono task force anti sofisticazioni, anche perché con le recensioni false ci campano pure i critici letterari. L’americano Todd Rutherford ha ammesso di scrivere recensioni su ordinazione per scrittori di ogni genere, arrivando a guadagnare 28mila dollari al mese.