Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Diamo un’idea di quello che è successo ieri in Borsa con questo piccolo resoconto orario. Ore 9.04 – Piazza Affari ha aperto da 4 minuti, ed è già sotto dell’1,9%. Ore 9.06 – In due minuti siamo a -2, 45%. Ore 9.17 – Altri 11 minuti e siamo a -4%. Stanno però precipitando tutte le borse europee. Ore 9.23 – Il differenziale (spread) tra i nostri Btp a 10 anni e i Bund tedeschi è a 330. È salito di 30 punti in 23 minuti. Il nostro Tesoro paga adesso il 5,90% di interessi. Gli spagnoli stanno sempre peggio di noi: il loro spread è a 360. Ore 9.47 – Unicredit, che stava a -7, è sospesa. Intesa, Mediolanunm, Generali, Fonsai perdono più di cinque punti abbondanti. Mediolanum, Generali, Fonsai, Bpm e Lottomatica sono sospesi. L’indice Mib è a -4,7%. La Borsa è aperta da meno di un’ora. Ore 10.25 – Lo spread è a 347. Il Tesoro paga il 6,02% di interesse. Ore 10.29 – In quattro minuti si rovescia tutto. L’indice ora sta solo a -1,1. Ore 11.32 – Milano è a +0,16. Unicredit è a +3,35. Intesa a +2,16. Si confermano le teorie che definiscono la Borsa una versione della roulette. Ore 14.18 – L’indice continua a stare leggermente sopra lo zero, lo spread è intanto sceso sotto i 300 punti. Ore 17.37 – Chiusura a +1,18. L’euro è in ripresa, Lo spread è a 294 punti.
Che è successo tra le 10 e mezza e le 11?
Prima di tutto ha cominciato a comprare la Bce. Poi
Tremonti, che si trovava a Bruxelles, ha annunciato il suo ritorno a Roma «per
chiudere il bilancio». Il Tesoro ha anche venduto i suoi 6,7 miliardi di bot,
che andavano all’asta oggi. Ha dovuto riconoscere un interesse più alto del
solito (3,67%), ma i soldi li ha incamerati.
Questo è bastato per rinsanguare i corsi?
È un fatto che i mercati aspettavano una qualche
parola di sicurezza. E, nel corso della giornata, ne sono arrivate parecchie.
In primo luog un’apertura dell’opposizione, che ha promesso di non fare
ostruzionismo. Il Senato e la Camera lavoreranno quindi a tamburo battente:
giovedì la manovra uscirà approvata da palazzo Madama e addirittura domenica da
Montecitorio. Pd, Idv e Fli chiedono delle modifiche, ma garantiscono i saldi.
Gli emendamenti ammessi potrebbero essere questi: niente aumento dei bollo sui
conti titoli, ticket sanitari e nuovo patto di stabilità interna per i comuni
virtuosi. L’andata in pensione a 65 anni delle donne che lavorano nel privato
potrebbe essere anticipata al 2015 (la Lega è contraria). Per garantire i 14,7
miliardi di riduzione del deficit che dovrebbero essere prodotti dalla riforma
fiscale, si introdurrà una clausola di salvaguardia: se la riforma fiscale non
si farà, si taglieranno comunque 15 miliardi di agevolazioni fiscali.
Non è preoccupante che il presidente del
Consiglio non dica una parola da sabato?
Ieri è uscito un comunicato/appello da palazzo
Chigi: «Dobbiamo essere uniti e coesi nell’interesse comune. La crisi ci coglie
nel mezzo del forte processo di correzione dei conti pubblici che abbiamo da
tempo intrapreso e rafforzato pochi giorni fa. La nostra capacità di mantenere
i conti sotto controllo dopo lo scoppio della crisi finanziaria nel 2009 è
stata superiore a quella di altri paesi. Gli interventi in discussione in
Parlamento accelerano la riduzione del debito. Già quest’anno porteremo il
saldo primario in significativo attivo. La crisi ci spinge a accelerare il
processo di correzione in tempi rapidissimi, a rafforzarne i contenuti, a
definire compiutamente i provvedimenti ulteriori volti a conseguire il pareggio
di bilancio nel 2014. Occorre eliminare ogni dubbio sulla efficacia e sulla
credibilità della correzione, ma occorre anche operare per rimuovere gli
ostacoli che frenano la crescita della nostra economia». Berlusconi non si è
visto (non è andato neanche a Milanello a salutare il Milan), quello che le ho
riferito è un testo distribuito alle agenzie e preparato dal suo staff. Ieri i
giornali avevano aspramente rimproverato del suo silenzio il capo del governo,
sottolineando che la telefonata della Merkel era da intendersi come uno
schiaffo della Germania all’Italia (Palazzo Chigi infatti l’aveva tenuta
nascosta, ne siamo venuti a conoscenza da Berlino).
In questo momento è tornato alla ribalta
Tremonti.
Sì, ieri è stato lui a discutere della manovra con
l’opposizione, a cercare i punti di mediazione per far passare il testo il più
presto possibile. Bersani ha detto: «Dopo l’approvazione, il governo vada a
casa».
Potrebbe accadere?
Solo se vorrà la Lega. Ieri Bossi è tornato a parlar
bene del ministro dell’Economia. Lo spavento di lunedì e della prima ora di
ieri è stato davvero grosso
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 13 luglio 2011]
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