il manifesto 13/7/2011, 13 luglio 2011
È PROPRIO CRISI, CROLLA L’INDICE DEL COCOMERO
Rischio default anche per le angurie. A quanto pare stanno marcendo nei campi. I produttori italiani sono assediati da due nemici. Il primo è la crisi greca: gli agricoltori greci, strangolati dall’austerity e dalla crisi economica del paese, hanno cominciato a immettere sul mercato cocomeri a prezzo stracciato. «Ci arrivano notizie di angurie vendute anche a due centesimi al chilo», riferisce Pino Cornacchia, responsabile del Dipartimento sviluppo agroalimentare e territoriale della Cia - Confederazione italiana agricoltori.
L’altro nemico è il batterio escherichia coli. A quanto pare gli acquirenti italiani sono davvero sotto choc per i casi di morte per alimenti inquinati in Germania e non comprano neanche frutta fresca di stagione. «È il motivo più accreditato: a giugno l’Italia registra un calo complessivo delle vendite tra il 15 e il 20%, ma con punte del 70% al Sud, soprattutto in regioni come Puglia e Calabria», dice ancora Cornacchia. E a causa della crisi, ai porti arrivano angurie da Atene belle, fresche, succose e a prezzi irrisori: meno di 10 centesimi al chilo (ma vengono vendute a 60-70 centesimi).
Eppure coltivare il cocomero costà: 7mila euro a ettaro per avere circa 300 quintali. Se l’agricoltore guadagna solo 10 o 15 centesimi, non copre neanche metà della spesa.
Chiudere i mercati per difendersi dalla concorrenza? «No, per carità - mette le mani avanti Cornacchia - ma vorremmo che si cominciasse a discutere della possibilità di aiutare gli agricoltori di cocomeri attivando misure che esistono in momenti di crisi». Tra queste, la possibilità che lo Stato raccolga le angurie nei campi - evitando i costi all’agricoltore - le paghi un po’ e poi le distribuisca agli indigenti. Ma è chiaro che si tratta di misure di brevissimo respiro - e gli indigenti non possono imbottirsi di angurie. Dunque? «Rimboccarsi le maniche - dice Cornacchia - riorganizzando in modo razionale la filiera del prodotto, e poi investire sulla qualità, sul biologico, sul basso impatto ambientale».