Daniela Mastromattei, Libero 13/7/2011, 13 luglio 2011
BUROCRAZIA BESTIALE
«Chi non ha mai posseduto un cane non sa che cosa significa essere amato», scriveva Arthur Schopenhauer. Lo sanno bene, invece, quelli che con l’amico a quattro zampe condividono tutto. Anche lo sport. Solo in Italia sono cinquemila gli appassionati di Agility dog. Altrettanti sono coloro che con l’amico peloso si dedicano al volontariato. E molti di più da quei musetti affettuosi non se ne separerebbero nemmeno per andare in vacanza.
Così deve essere stato per il padrone del gatto trovato dentro il suo trasportino abbandonato nel bagno dell’aeroporto di Linate, a Milano. Probabilmente pensava di poterlo imbarcare con lui, ma quando gli è stato detto, più o meno brutalmente, che non era possibile non si è sentito di rinunciare al viaggio. Un viaggio atteso, forse, per tutto l’inverno, già pagato in anticipo, che fare? Non ha avuto neanche il tempo di rifletterci un momento. L’aereo stava per partire. Invece di abbandonare volo, albergo, palme sulla spiaggia, bagni e nuotate in acque cristalline ha preferito egoisticamente abbandonare l’animale nella toilette dell’aeroporto.
Nonostante il viavai di passeggeri nessuno ha fatto caso al micio nel trasportino. Se ne è accorta l’inserviente la sera, intorno alle 22. E allora sì che si è mobilitato l’intero scalo aeroportuale. I responsabili hanno chiamato la polizia locale di Segrate. Sono arrivati i ghisa e hanno preso in custodia l’animale, che è stato rifocillato e coccolato. Il gatto è stato affidato a un centro animali di Pantigliate e ora potrà essere adottato. E addio padroncino, forse. Tutto questo poteva essere evitato se all’aeroporto invece di dire «il gatto non può salire a bordo», avessero chiamato il veterinario (dovrebbe essere presente in ogni aeroporto) per capire se esistevano reali motivazioni per impedire al compagno a quattro zampe di seguire il proprio padrone.
Vero è che per viaggiare (fuori dall’Italia) con il proprio gatto, tenuto naturalmente chiuso nel trasportino, bisogna mostrare il suo libretto sanitario in regola con tutte le vaccinazioni (e su questo nulla da ridire), l’animale con microchip e in possesso del suo passaporto europeo. Bene, si va dal veterinario e il gioco è fatto. No, perché il veterinario visita il gatto, gli fa i vaccini e gli mette il microchip. Mentre il passaporto lo rilascia la Asl veterinaria, dove bisogna presentarsi con il gatto, con il suo libretto sanitario in regola, con quello che resta nella custodia del microchip (talloncini e scontrini vari) più il passaporto e il certificato di residenza del padrone. Impossibile parlare al telefono con la Asl veterinaria, almeno quelle di Milano, non rispondono mai.
La procedura per partire con il cane è analoga. Una cosa è certa: il Parlamento europeo e quello italiano si sono messi d’impegno per complicare la vita a chi possiede animali. Invece di spendere energie e denaro per le campagne contro l’abbandono, cominciamo a snellire le procedure per viaggiare con il proprio compagno a quattro zampe: abilitiamo i veterinari a rilasciare il libretto sanitario valido anche per uscire dall’Italia. Perché alcune compagnie aeree rifiutano gli animali a bordo, perché altre obbligano i passeggeri a lasciare gli animali nella stiva con il rischio di ritrovarli morti? Perché sono ancora troppo pochi gli alberghi, le pensioni e le spiagge attrezzati per accoglierli? Semplifichiamola vita a chi vuole portare con sé gli animali, in modo da far diminuire il numero degli abbandoni, che lo scorso anno tra giugno e settembre sono stati di 24 mila per i cani e di 17 mila per i gatti. Non è piacevole ritrovarsi faccia a faccia con un cagnolino abbandonato che da dietro le sbarre ti guarda dritto negli occhi per dirti: portami via con te, vorrei tanto diventare il tuo compagno.
Daniela Mastromattei