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 2011  luglio 13 Mercoledì calendario

DALLA LEGA AI NEO-COMUNISTI, RIEMERGE IL PARTITO EUROSCETTICO

ROMA— Da qualche tempo s’era sopito, non premiato dalle urne e trascurato a favore di prospettive e battaglie più nostrane e locali. Ma il crollo dei mercati, la speculazione, lo spettro della Grecia e del default stanno facendo lentamente riemergere l’euroscetticismo. Ora lo rivendicano i Comunisti-Sinistra popolare, guidati da Marco Rizzo, che invocano l’uscita immediata dall’euro e dall’Unione europea. Ma qualche tentazione di dire no all’Europa e alla moneta unica riaffiora anche altrove. Riecheggiando lo scetticismo (mai tramutato in un no alla moneta) di Cesare Romiti, che nel 2000 disse: «L’euro va scritto con la minuscola, anche perché senza un potere politico alle spalle non esiste moneta» . Rizzo rivendica apertamente il suo euroscetticismo: «Siamo l’unica forza a sinistra che osa infrangere il tabù ideologico dell’Unione europea e il ricatto del debito pubblico: da vent’anni un ricatto appeso al collo dei lavoratori» . Fausto Bertinotti amava ripetere: «No all’Europa dei capitali, sì all’Europa dei popoli» . Rizzo dice di no due volte: «Invocare l’Europa dei popoli è come dire che il capitalismo è buono. Ma come fa a essere buono il capitalismo, che è basato sul profitto? Al limite può essere caritatevole» . Il segretario dei Comunisti Sinistra popolare (fondato nel 2009 dopo la sua espulsione dal Pdci) critica «la sinistra radicale e Vendola, che non attaccano l’Unione perché vogliono l’accordo con il Pd e le poltrone» , e chiede di «uscire dall’Europa» . Non che sia facile, ammette: «Ci hanno provato i francesi con il referendum, ma siccome l’Europa è una dittatura non è successo nulla. Ma qualcosa si può fare: anche a Leonardo nel ’ 600 dicevano che volare è impossibile» . Allora propone un’altra soluzione: «L’internazionalizzazione della lotta, con i compagni greci che riescono a mobilitare milioni di persone» . E poi: «L’Italia non paghi il debito verso le banche e le grandi imprese. Lo faccia pagare alle grandi imprese straniere» . Anche Valentino Parlato, padre nobile del «manifesto» , è fortemente critico: «Entrare nell’euro è stato controproducente, un disastro. Perché c’è una monetizzazione dell’economia reale. In altre parole, l’euro obbliga i vari Paesi a comportarsi secondo le regole della moneta e non secondo le regole della propria economia» . Normalmente, dice Parlato, «il sovrano batte la moneta: ora siamo all’assurdo di una moneta senza sovrano» . Meglio tornare alla lira: «Quando c’erano le svalutazioni competitive tutto tornava a posto. Ora siamo subalterni a politiche monetarie» . Anche la Lega è sempre stata più che euroscettica. Non tanto tempo fa, nel 2002, Umberto Bossi parlava di Europa «centralista e giacobina» , di «tecnocrazia di pedofili» , di «nuovo fascismo» . Con la vicenda delle «quote latte» la simpatia del Carroccio non è aumentata. Ma negli ultimi anni il tradizionale euroscetticismo si è sopito. E solo alcuni esponenti della Lega, a partire da Mario Borghezio, tuonano contro l’euro. Francesco Speroni spiega di non essere un economista, ma è rimasto al vecchio corso della Lega: «Ci hanno sempre detto che l’euro ci avrebbe protetto ma vediamo che non è così. La Grecia, a spanne meno importante economicamente della Lombardia, sta mandando per aria le economie degli altri Paesi. Insomma, l’euro invece di essere uno scudo è un boomerang» . Detto questo, ora uscirne non è facile: «È come quando ti sposi e fai figli: troncare la relazione non è semplice. Il danno è stato fatto, ora rimediare non sarà una passeggiata».