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 2011  luglio 13 Mercoledì calendario

Ci costano anche i vecchi sommergibili russi - Proteggere la qualità delle ce­ramiche artistiche come quelle di Sesto Fiorentino e come quelle di Capodimonte e stilare un discipli­nare di produzione

Ci costano anche i vecchi sommergibili russi - Proteggere la qualità delle ce­ramiche artistiche come quelle di Sesto Fiorentino e come quelle di Capodimonte e stilare un discipli­nare di produzione. Nel lontano 1990 il governo guidato da Giulio Andreotti sponsorizzò questa lo­devole iniziativa di legge. Che a tutt’oggi è in vigore e che nello sta­to di previsione del ministero del­lo Sviluppo economico vale 200.600 euro. Quattrocento milioni circa di vecchie lire non sono pochi. Maga­ri si lamenteranno i componenti del Consiglio nazionale cerami­co, istituzione di tutela di una del­le più belle creazioni made in Italy, a cui vengono corrisposti 600 euro di gettoni e forse si lamen­ter­anno anche i ceramisti che si di­battono sempre tra mille difficol­tà. Anche perché a ben vedere il punto di contatto Ocse, una strut­tura che illustra alle aziende le li­ne­e guida dell’organizzazione pa­rigina destinate alle imprese mul­tinazionali, costa 600mila euro. E a voler scrutare il budget ancora più a fondo si scopre che per e la «cooperazione interorganica» tra ministero dello Sviluppo e mini­stero del Lavoro sono stanziati 157mila euro. In realtà, il vero core business del ministero è la gestione dei fon­di per sostenere le industrie e an­che il Mezzogiorno. Due compe­tenze che molto spesso si interse­cano. Da una parte ci sono i fondi per la finanza di impresa (90 milio­ni) e per gli interventi agevolativi (255 milioni). A questi si aggiungo­no quelli per i distretti produttivi (25 milioni) e anche 2 milioni per le infrastrutture delle fiere. Dall’al­tra parte i «famigerati» (perché og­getto di contestazioni e critiche da parte dei governatori meridiona­li) Fondi Fas da 4,6 miliardi e il Fondo per la competitività e lo svi­luppo che assomma i vecchi in­centivi della 488 per 360 milioni. Con il prossimo via libera della Commissione Ue torneranno sot­to l’egida del ministero anch­e i cre­diti di imposta per le nuove assun­zioni nel Mezzogiorno, che saran­no prevalentemente finanziati da risorse comunitarie. Sempre che a Bruxelles non venga in mente di dire che sono «aiuti di Stato». In questo caso non si tratta di sprechi o cattiva gestione perché i circa 5,5 miliardi dei vari fondi so­no utilizzati per progetti di infra­strutturazione varia (anche ener­getica) e per la promozione della cultura e del turismo. E, accoppia­ti alle risorse comunitarie, genera­no una vera e propria potenza di fuoco. Casomai, si tratta di «pizzi­care » le varie Regioni quando li usano per sponsorizzare sagre o avviare progetti inutili. L’autono­mia dei governatori è stata limita­t­a solo di recente con un decreto le­gislativo: lo Stato potrà sostituirsi alle autonomie se queste non sa­ranno in grado di impiegarli a do­vere e vigilerà più da vicino che sia­no impegnate su grandi progetti infrastrutturali. Ci sono voluti oltre 15 anni ma alla fine a Roma hanno capito che l’andazzo non poteva continuare. Certo, resteranno da spiegare al­cuni capitoli come i 2 milioni per l’ammodernamento della pubbli­ca amministrazione al Sud, i 350mila euro per avvicinare Mez­zogiorno e Balcani e i 2 milioni per la ricostruzione valtellinese in se­guito all’alluvione del 1987. Un’al­tra storia tragica la cui fine è stata messa tra parentesi poiché frazio­ni come Sant’Antonio Morigno­ne, stanziamenti o no, non esisto­no più. Il ministero dello Sviluppo non è solo industria, commercio e co­municazioni. Si occupa anche di gestire i fondi destinati per i pro­grammi di difesa. Ben 510 milioni per le unità navali Fremm e 1,5 mi­liardi di agevolazioni per l’indu­stria aeronautica. Questi ultimi non saranno spesi tutti giacché le imprese del settore usufruiscono degli aiuti solo nella fase esecuti­va dei progetti. E al settore internazionale fan­no riferimento anche due voci di spesa piuttosto consistenti: 62 mi­lioni per lo smantellamento dei sommergibili nucleari russi e 57 milioni per i sistemi di controllo elettronico da affidare alla Libia. Ovviamente, si tratta dell’esecu­zione di trattati dell’Italia con i due Paesi. E certamente la prima a beneficiarne è l’Italia stessa per­ché i due partner (anche se la Li­bia è in stand- by causa guerra) so­no fondamentali per l’approvvi­gionamento energetico. In secon­do luogo perché sono imprese ita­liane a occuparsene (Fincantieri ha pure ottenuto una commessa russa per costruire una nave porta­scorie). Il problema è un altro: so­no 120 milioni che lo Stato dà a im­prese a partecipazione pubblica per assolvere a obblighi con l’este­ro. A proposito del capitolo ener­gia. C’è una chicca:i 350mila euro per l’efficientamento del parco ge­neratori di elettricità prodotta nei rifugi di montagna. Che sono mol­to­di più dei 759 euro per l’espleta­mento dei compiti ministeriali nel settore nucleare. Segno che purtroppo non ci si credeva fino in fondo, referendum a parte. Mol­ta fiducia è invece riposta nelle tv locali che sono destinatarie di 54 milioni di contributi. Ben più dei 20 milioni stanziati per lo svilup­po delle reti di comunicazione. A parte vanno considerati i 9,9 milioni a Radio Radicale per la tra­s­missione delle sedute parlamen­tari. L’emittente pannelliana le se­gue tutte, ma proprio tutte e in vir­t­ù di questo sussidio non può man­dare in onda spot perché svolge un servizio pubblico. Benissimo, ma considerato che esiste anche la Rai, forse sarebbe meglio detrar­re questo imp­orto dagli 1,6 miliar­di di canone che il Tesoro assegna a Viale Mazzini. L’insana passione italica per la burocrazia è confermata anche al ministero dello Sviluppo. Non c’è solo il comitato per la ceramica, esiste anche uno stanziamento di 490mila euro per le attività promo­zionali del Consiglio nazionale consumatori e utenti, l’organi­smo che funge da interfaccia tra ministero e associazioni dei con­sumatori e che collabora nell’ela­borazione di politiche di tutela dei cittadini sul mercato. Altri 938mila euro vanno alla lotta alla contraffazione. La tutela della pro­prietà intellettuale è necessaria a tutti i livelli. Ci si impegnano le for­ze dell’ordine quotidianamente, il Parlamento con le sue proposte di legge a getto continuo e anche il comitato. Risultato: i venditori abusivi di falsi sono ancora sulle strade.