Massimo Firpo, Corriere della Sera 13/7/2011, 13 luglio 2011
LA VITA DEI BORGIA SECONDO SKY, IL RINASCIMENTO RIDOTTO A INTRIGO
In una celebre lettera datata da Roma il 16 luglio 1501 Agostino Vespucci descriveva a Niccolò Machiavelli gli abusi, le prepotenze, le ruberie di papa Alessandro VI, i benefici ecclesiastici venduti come meloni al mercato, la giustizia in balìa del miglior offerente, il palazzo papale trasformato in «postribulo d’ogni spurcitie» . È la corrusca immagine della Roma borgiana, dipinta da molti cronisti del tempo (talora tutt’altro che disinteressati) e poi consolidata da una tradizione storiografica compiaciuta di addentrarsi nei segreti recessi della congiura e dell’incesto, tra pugnali nell’ombra, veleni di cospiratori e «bellissime fraudi» di potenti senza scrupoli, come ebbe a scrivere il segretario fiorentino, nel narrare la spregiudicata azione politica del duca Valentino, ivi compreso il modo da lui «tenuto nello ammazzare Vitellozzo Vitelli» . Un Rinascimento di maniera, buono forse per film e telefilm destinati a spettatori desiderosi di aggiungere (Dan Brown insegna) al solito cocktail di sesso, violenza, mistero anche una robusta spruzzata di cardinali lascivi o pontefici corrotti. Ma vale forse la pena di ricordare che negli anni di papa Borgia (1492-1503) e del suo successore e fiero avversario, il bellicoso Giulio II (1503-1513), per limitarsi a un solo ventennio, Ludovico Ariosto scrisse l’Orlando Furioso e Baldassar Castiglione Il Cortegiano, Giorgione dipinse La Tempesta e Leonardo La Vergine delle rocce, La Gioconda e L’ultima cena, mentre Giovanni Bellini offriva una ben diversa immagine del potere nel mirabile ritratto del doge Leonardo Loredan; oppure, per tornare ai palazzi vaticani, che proprio allora Michelangelo vi affrescò la volta della Sistina e Raffaello le Stanze, mentre Bramante progettava la nuova basilica di San Pietro. Ed era un Rinascimento ormai tanto maturo da far spirare il suo vento di rinnovamento culturale e artistico anche fra i «barbari» d’oltralpe, che fossero il Thomas More dell’Utopia, l’Erasmo da Rotterdam dell’Elogio della pazzia o il sommo Albrecht Dürer. Ma a volte lo schermo televisivo è troppo piccolo per affacciarsi su quelle grandezze di ingegno, di sapere, di creatività, e funziona meglio come buco della serratura per guardare in qualche «postribulo d’ogni spurcitie» . Così suggeriscono talvolta i telefilm sui Borgia trasmessi in questi giorni da Sky.