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 2011  luglio 13 Mercoledì calendario

CAIRO, ALTRO CHE UN BERLUSCHINO

È l’uomo che raccoglie la pubblicità di La7, ovvero la tv più cool del momento, quella che ha corteggiato Michele Santoro, che avrà Fabio Fazio per qualche puntata in maggio, che ospiterà Roberto Saviano da gennaio, che con Enrico Mentana ha uno dei tg più seguiti e con Maurizio Crozza uno dei comici più irriverenti.
Una rete, politicamente, attribuibile all’area di centro-sinistra. Urbano Cairo è anche l’uomo che qualche mese fa, con la sua Cairo Communication, ha flirtato per rilevare l’Unità, quotidiano di area Pd in crisi di identità e da rilanciare.
Insomma, l’imprenditore e attuale presidente del Torino Fc sembra aver intrapreso un percorso inverso rispetto a tanti suoi colleghi: in molti, infatti, hanno militato nella sinistra, anche estrema, per poi attaccare l’eskimo al chiodo e diventare collaboratori di Silvio Berlusconi.
Cairo, invece, ha iniziato proprio come assistente del Cavaliere, ha lavorato in Publitalia e Mondadori pubblicità, per poi mettersi in proprio e ritrovarsi a fare business con l’editoria definita progressista.
I tre anni di assistente di Berlusconi gli hanno insegnato molto. Non tanto perché il presidente gli facesse coscientemente da maestro, ma perché Cairo sapeva ascoltare, assimilare, osservando il capo, i suoi incontri con i clienti, le sue strategie commerciali, la capacità di valorizzare gli uomini. Berlusconi, intuendone l’ambizione e i talenti, mandò Cairo a farsi le ossa in Publitalia, e, dopo poco tempo, lo chiamò in Mondadori pubblicità come amministratore delegato. Marcello Dell’Utri, ai vertici di Publitalia, non ne voleva sapere, ma Berlusconi, quella volta, si impose. I risultati furono piuttosto buoni, il fatturato cresceva, ma Dell’Utri era sempre lì, a remare contro. E venne il giorno, nel 1995, in cui Franco Tatò, amministratore delegato di Fininvest, chiamò Cairo nel suo ufficio e, secondo quanto ricostruito da ItaliaOggi, gli disse: «Bravo Urbano, apprezziamo il tuo lavoro. E abbiamo pensato a te per sviluppare il business di Pagine Utili». Cairo, a quanto sembra, deglutì, contò fino a dieci e rispose: «Grazie mille Franco, sono molto onorato che tu abbia pensato a me per Pagine Utili. Ma, visto il mio buon lavoro in Mondadori Pubblicità, mi aspettavo qualcosa di diverso. Potrei accettare l’offerta in Pagine Utili, ma solo se mi venisse girato anche il 50% della società». Tatò strabuzzò gli occhi, congedò Cairo, che poi venne chiamato direttamente da Berlusconi. Il Cavaliere ascoltò il punto di vista di Urbano, e quindi lo salutò amichevolmente. Ma nei giorni successivi il manager comprese che erano iniziati i suoi ultimi giorni in Mondadori. Di lì a poco arrivò un ordine di servizio che gli toglieva ogni delega operativa sulla concessionaria, e nel dicembre del 1995, venne messo alla porta, con tanto di lettera di licenziamento. Al suo posto fu nominato Giuseppe Pilera, un fedelissimo di Dell’Utri.
Questo retroscena non è molto conosciuto in letteratura, tanto che Cairo è spesso stato presentato come «berluschino», come imprenditore della comunicazione che, anche con l’avventura nel Torino Fc, tentava di ripercorrere i successi del suo maestro. Maestro, tuttavia, con cui i rapporti sono certo rimasti cordiali, ma molto diradati dopo quel burrascoso dicembre 1995.
Tornando alla più stretta attualità, il lavoro di Cairo come concessionaria di La7, almeno per il momento, va apprezzato soprattutto per la capacità di far corrispondere agli incrementi di audience gli incrementi di fatturato. Una proporzionalità non semplice da ottenere, e che fu alla base dei fallimenti di Italia Uno sotto Rusconi e di Rete 4 con la prima Mondadori. Quei canali, infatti, avevano crescite significative degli ascolti, ma il fatturato pubblicitario non saliva in contemporanea. Creando, così, i presupposti per il fallimento e la cessione delle due reti a Fininvest.
Cairo, invece, è riuscito a far salire la raccolta di La7 anche in tempi bui, quando le audience restavano al palo. E ora che, dopo l’arrivo di Mentana, le share sembrano decollare, l’avanzata prosegue. Nei primi sei mesi del 2011, per esempio, gli ascolti di La7 sono cresciuti del 29%, ma il fatturato pubblicitario, a cura di Cairo Communication, è andato oltre, e marcia a +32%, con un +37% nel solo mese di giugno. Il tutto, peraltro, in un mercato della pubblicità televisiva che, complessivamente, perde i colpi in Italia, con un -1,8% nei primi quattro mesi dell’anno (dati Nielsen), dove Publitalia è in frenata del 2,5% nel primo semestre, e in cui pure Sky pubblicità ha le sue belle gatte da pelare.
Cairo Communication, insomma, corre. Urbano Cairo un po’ meno: i due menischi operati in gioventù, quando era ala destra della Pro Sesto, glielo sconsigliano caldamente.