Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri la Borsa di Milano ha chiuso a +1,79, dunque tutto bene. Bene anche il differenziale tra Btp e Bund, poco meno di 280 punti, ben distante dai 350 di martedì mattina (ma appena pochi giorni fa eravamo sotto 200…). La manovra dovrebbe essere approvata oggi dal Senato e domani o al massimo sabato dalla Camera, dunque bene anche qui. Anche se l’opposizione, che a quanto pare si accontenterà di 7-8 emendamenti, voterà contro, non ci sono state ieri né risse né parolacce ed è forse possibile affermare che nei palazzi della politica circola una nuova aria. Sulla manovra verrà posta la fiducia, Pd, Idv e Udc insistono sul concetto che subito dopo l’approvazione il governo deve dimettersi.
Cominciamo dalla manovra. Che novità?
Secondo notizie che circolavano ieri – tutte da
verificare – i mercati vorrebbero che una parte dei tagli previsti per il
biennio 2013-2014 sia anticipata. In particolare: quest’anno, invece di tirar
fuori due miliardi, sarebbe bene che ne tirassimo fuori dodici. Come? Se ne sta
discutendo nel chiuso di una stanza del Senato e la cosa al momento non è
affatto chiara. Il punto più importante sarebbe quest la manovra delega al
governo la legge di riforma del fisco, dalla quale dovrebbero saltar fuori 14,7
miliardi. Se il governo non farà la legge, però, scatteranno tagli lineari
delle agevolazioni fiscali per una cifra analoga. In pratica, è come se
aumentassero le tasse, e specialmente quelle sulle pensioni. La Cgil infatti ha
protestato. La Cgil protesta anche per la norma, già presente nel decreto, in
cui si stabilisce che i lavoratori licenziati per far causa all’azienda
dovranno tirar fuori 225 euro (e il decreto prevede altri ticket per il
servizio-giustizia). Poi: dovrebbero tornare i ticket,
25 euro sui codici bianchi del pronto soccorso e 10 euro sulla diagnostica. Chi
percepisce una pensione superiore ai 90 mila euro dovrà versare, fino al 2014,
un contributo di solidarietà pari al 5% della pensione e del 10% se il suo
assegno è superiore ai 150 mila euro. Tremonti ha poi spiegato ai suoi colleghi della
maggioranza che l’Europa pretende un piano di privatizzazioni.
La manovra
dovrebbe quindi contenere anche il via libera alla vendita di pacchetti di Eni,
Enel e Finmeccanica e anche nuove procedure, in modo da procedere più rapidamente.
Potrebbero poi essere anticipati i tagli ai costi della politica. E qui
arrivano i primi guai.
Perché?
La manovra prevede l’incompatibilità tra la carica d
parlamentare e quella di sindaco o di presidente della provincia. Alla Camera
la cosa riguarda 9 presidenti di provincia e 6 sindaci, che si dicono decisi a
votare contro.
La protesta degli avvocati per la cancellazione
degli ordini professionali è rientrata in serata, dopo un accordo.
Ieri il ministro ha parlato.
Sì, all’assemblea dell’Abi. Per smentire le voci sulle sue
dimissioni ha detto: «Mi suggeriscono di citare Tito Livi “Hic manebimus
optime”».
Un discorso
appassionato, in cui riguardo alle turbolenze del mercato ha sostenuto che «il problema non è del paese, ma della
struttura complessiva dell’architettura europea. Tutto quello che ha causato la
crisi c’è ancora. Non sono state applicate le nuove regole, sono stati tre anni
persi». Ha parlato anche Draghi.
Che cosa ha detto?
O il governo taglia ancora o ci saranno altre tasse.
Alcuni passaggi risultano fortemente politici: «L’Italia deve trovare un
intento comune, al di là degli interessi particolari e di fazione». Parole che
suonano male alle orecchie di Berlusconi, dato che sembrano prefigurare un
qualche governo di larghe intese. Altra frase critica per il govern «Alle
tensioni degli ultimi giorni che hanno interessato i titoli di Stato e i corsi
azionari italiani ha contribuito l’incertezza sulle prospettive della finanza
pubblica». Ha elogiato tuttavia la manovra, ma avvertito che «la solvibilità
degli stati non è più un fatto acquisito ma va guadagnata sul campo con una
crescita alta e sostenibile, possibile solo con i conti in ordine. Il prestito
di credibilità elargito dai paesi più forti dell’area euro è venuto a scadenza:
dovremo crescere senza farci conto».
Che possibilità ci sono che la richiesta
dell’opposizione sul dopo-manovra sia soddisfatta? Cioè che effettivamente il
governo si dimetta?
Nessuna, se si aspetta che sia Berlusconi a lasciare
spontaneamente Palazzo Chigi. In questo momento si fanno gigantesche
speculazioni sui prossimi cambiamenti nel governo. Alfano segretario del Pdl
sarebbe sostituito alla Giustizia da Frattini, Tremonti andrebbe agli Esteri (ma ha smentito),
Mario Monti sarebbe chiamato al dicastero dell’Economia… Tutto questo nelle
prossime ore o nei prossimi mesi. C’è un solo, vero pericolo al momento per
Berlusconi (che ha stranamente lasciato del tutto la ribalta a Tremonti): che
lunedì prossimo, a manovra approvata, i mercati ricomincino a buttar giù i
nostri titoli
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 14 luglio 2011]
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