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 2011  luglio 14 Giovedì calendario

SPECULATORE SARÀ LEI

La speculazione attacca l’Italia. Le vendite allo scoperto aumentano il debito pubblico. L’Italia a rischio bancarotta. Stretta fiscale, patrimoniale, tagli. Governo tecnico. La maggior parte dei cittadini non capisce quello che succede.
Un Paese ha bisogno di beni e servizi: strade, scuole, sanità etc. In teoria dovrebbero essere pagati con il gettito tributario. In pratica imposte e tasse non sono sufficienti. E quindi lo Stato si indebita: offre titoli che assicurano una certa rendita; datemi 1.000 euro, ogni anno vi pagherò un interesse del 5%. Dopo un certo periodo (da pochi mesi a molti anni) vi restituirò i 1.000 euro che mi avete dato oggi. Non è un buon sistema, si può fare una o due volte per superare momenti difficili; ma poi i soldi vanno restituiti e si deve vivere con le risorse che si hanno a disposizione (di nuovo il gettito tributario). Se invece si continua a contrarre debiti, inesorabilmente il debito pubblico (cioè l’insieme di quanto lo Stato si è fatto prestare e degli interessi) aumenta; e si arriva a un punto in cui gli interessi, da soli, sono maggiori di quello che si incassa con il gettito tributario. Altri prestiti per pagarli (non più per far fronte ai bisogni del paese), altri interessi ancora: una spirale perversa.
Più aumentano i debiti, maggiori sono le difficoltà per il Paese. Cosicché chi ha soldi da investire preferisce comprare titoli di altri Stati che danno migliori garanzie. E gli Stati più in difficoltà cercano di promuovere la vendita dei loro titoli offrendo un interesse più alto (in realtà vendendoli a un prezzo inferiore a quello nominale: se un titolo che vale 1000 e che dà un interesse del 5% è venduto a 500, l’interesse reale è del 10%). Gli investitori comprano: maggior rischio ma profitti più elevati. E, naturalmente, debiti maggiori per lo Stato.
QUESTO è il primo motivo per cui l’Italia è in difficoltà: ha un sacco di debiti. I grandi gruppi finanziari internazionali, in particolare i fondi di investimento, sfruttano questa situazione per fare soldi: vendono titoli italiani allo scoperto. In altri termini, vendono oggi titoli che non hanno; li consegneranno, diciamo, a 30 giorni. Chi li compra fa un affare perché paga un prezzo minore del valore di mercato (in quel momento): 1000 titoli a 9.000 euro contro 10.000. Ma anche i fondi fanno un affare: fra 30 giorni quei titoli varranno ancora meno di 9.000 euro. Prima di tutto perché l’Italia continuerà a vendere titoli a prezzi sempre più bassi. I fondi li compreranno forse a 8.000 o anche meno. Guadagno: 1.000 euro o più. Ma soprattutto è la stessa vendita dei titoli che ne fa diminuire il prezzo: i piccoli risparmiatori pensano che, se si vendono così tanti titoli (i grandi gruppi ne vendono per miliardi), è perché si teme che l’Italia non onori il suo debito; così vendono anche loro. Più titoli si vendono, più scende il loro valore. Così chi ha venduto allo scoperto è certo di comprare i titoli che deve consegnare alla scadenza a un prezzo sempre più basso.
Questo è il secondo motivo per cui l’Italia si trova in difficoltà: per vendere i suoi titoli deve praticare prezzi sempre più bassi, garantendo quindi interessi sempre più alti. Incassa di meno e deve pagare sempre di più.
Naturalmente un grande paese come l’Italia potrebbe decidere di darci un taglio. Paghiamo i debiti, tutti, e ricominciamo daccapo. Ha una grande potenzialità produttiva (il famoso Pil), deve solo diminuire le spese e garantire che tutti i cittadini paghino quello che debbono: insomma, niente evasione fiscale. Se non basta (e non basta), occorre la famosa patrimoniale: un’imposta su quello che si possiede (anche un’imposta socialmente giusta: chi più ha più paga). Per una volta (non di più, la patrimoniale distrugge la ricchezza), i cittadini paghino una piccola percentuale sul valore delle loro proprietà. Certo, è un sacrificio; ma l’alternativa è la bancarotta: disoccupazione, povertà, disuguaglianze sociali, forse guerra civile. Lotta (vera) all’evasione fiscale; spese ridotte all’osso (cominciando dalla politica), incentivi alla produzione (di nuovo con lotta all’evasione fiscale). In 2 o 3 anni ce la facciamo.
VERO . Ma, per farlo, occorre un governo che governi. E noi non ce l’abbiamo da un sacco di anni. Abbiamo B. che occupa lo Stato per non finire in galera e non pagare i suoi debiti; e un manipolo di servi che lo fiancheggiano e coltivano intanto i loro piccoli e grandi intrallazzi. Abbiamo un’opposizione che, in gran parte, attende di fare altrettanto. Dell’Italia non si occupa nessuno. Il che incrementa la sfiducia sulla solvibilità del nostro paese. Il valore dei titoli italiani diminuisce, i cosiddetti speculatori (in realtà gente che fa il suo mestiere: amministra i soldi dei risparmiatori) vendono allo scoperto, i titoli di nuova emissione sono venduti a un prezzo sempre più basso con interessi sempre più alti, il debito cresce...
Questo è il terzo motivo per cui l’Italia si trova in difficoltà: non riesce a liberarsi di un governo dove regnano corruzione e inefficienza e quindi non può adottare le misure (severe, severissime) per pagare i debiti e recuperare fiducia internazionale. Vero è che un cambio di maggioranza non darebbe migliori garanzie...